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ott 10th, 2015

 

Kamikaze fanno strage al corteo dei pacifisti. C’è chi alimenta la strategia della tensione

di Shorsh Surme

 

Vi sarebbero due kamikaze dietro l’attacco terroristico che ha colpito oggi ad Ankara una manifestazione per la pace organizzata dai sindacati di sinistra Disk e Kesk, dal partito moderato curdo, dalle opposizioni e dagli ordini degli ingegneri e dei medici: il bilancio è al momento di 86 morti e 186 feriti.

L’esplosione (ma si parla anche di due) è avvenuta mentre il corteo, che chiedeva la fine delle ostilità con il Pkk, transitava nei pressi della stazione ferroviaria.

Il premier Ahmet Davutoglu ha convocato una riunione d’urgenza con i vertici della sicurezza.

Il fatto è avvenuto a 20 giorni dalle elezioni politiche, dopo che Davutoglu ha dovuto rimettere il mandato nelle mani del presidente Recep Tayyp Erdogan per l’impossibilità di formare un governo a causa dell’entrata in parlamento dei curdi del Hdp, che lo scorso 7 giugno avevano suoerato la soglia del 10% necessaria oer entrare in Parlamento.

E’ evidente che vi sia chi ha interesse a continuare la guerra: un fatto simile era successo a fine maggio a Diyarbakir in occasione di un comizio elettorale del presidente del Partito Democratico dei Popoli (Hdp) Selahattin Demirtas, ed anche allora vi furono i morti e feriti.

Da notare che il Pkk, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan affrontato manu militari dal presidente Erdogan, aveva dichiarato il cessate-il-fuoco unilaterale proprio in vista delle elezioni anticipate del primo novembre. Nel suo annuncio l’ufficio politico del Pkk spiegava di aver invitato i suoi membri a non compiere più attacchi per garantire la sicurezza del voto. Questa iniziativa del Pkk doveva essere presa in considerazione del governo di Ankara, invece Erdogan ad ogni suo comizio ha gettato benzina sul fuoco affermando che “Noi raggiungeremo la pace continuando la guerra”, alimentando così un clima di tensione.

Riferendosi all’attacco di oggi il presidente turco ha affermato che “Condanniamo con forza questo attacco che prende di mira l’unità. Siamo contro ogni forma di terrorismo”, ma è scontato che la guerra da lui avviata contro il Pkk (invece che contro l’Isis) non alimenta ne’ la pace, ne’ l’unità.

Tant’è che i ministri dell’Interno Selami Altinok, della giustizia Kenan Ipek e della Salute Mehmet Muezzinoglu sono stati bloccati dalle contestazioni dei cittadini mente tentavano di recarsi sul luogo delle esplosioni.

Come neppure giova all’immagine di sicurezza che l’Akp vorrebbe dare, la decisione di censurare le immagini relative alla strage di Ankara, in quanto “potrebbero creare un sentimento di panico” nella popolazione.

 


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