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12 Ottobre 2015

 

Attentato ad Ankara: la Turchia nella crisi del Medio Oriente

 

A meno di quattro mesi dagli attentati di Diyarbakir e Suruç, la Turchia è stata colpita da una nuova ondata di violenza – la più grave della sua storia – che ha sconvolto il paese alla vigilia di un voto cruciale per la sua stabilità politica ed economica. L’attentato di sabato scorso ad Ankara ha messo in evidenza la difficile situazione della Turchia che si trova oggi a fronteggiare una molteplicità di sfide interne e regionali spesso fortemente, e pericolosamente, correlate tra loro.

 

Chi è responsabile dell’attentato?

In mancanza di rivendicazioni ufficiali, sono diverse le speculazioni sulle responsabilità dell’attentato terroristico che il 10 ottobre ha provocato circa 100 vittime e centinaia di feriti. Come riportato dalla stampa turca, il governo di Ankara punta il dito contro lo Stato Islamico, ma sospetti ricadono anche sul Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), protagonista negli ultimi mesi di duri e sanguinosi scontri con le forze di sicurezza turche nelle regioni meridionali del paese. Allo stesso tempo non sono mancate pesanti critiche nei confronti dell’esecutivo da parte dei partiti di opposizione per le falle nel sistema di sicurezza del paese che da diversi mesi è teatro di attentati e disordini. Sebbene si escludano responsabilit&agrave dirette dell’esecutivo, la politica estera condotta dall’Akp in Medio Oriente negli ultimi anni e la forte polarizzazione e demonizzazione dell’avversario alimentate dal presidente Erdo?an sul piano interno vengono considerate da Ahmet Hakan (Hurriyet) come la causa della profonda instabilità che attraversa la Turchia in questa delicata fase pre–elettorale.

 

Coinvolgimento militare turco in Siria: qual è l’obiettivo?

Dopo innumerevoli critiche e pressioni da parte dell’alleato americano per il basso profilo assunto nella coalizione internazionale a guida statunitense contro lo Stato Islamico in Siria e Iraq, la Turchia è intervenuta militarmente contro le postazioni dell’Isis nel luglio scorso. Sebbene l’obiettivo dichiarato fosse colpire l’Isis, la politica turca in Siria ha seguito un “doppio binario”: colpire lo Stato Islamico ma, allo stesso tempo, evitare che i curdi siriani, le cui formazioni sono considerate vicine al Pkk, potessero trarre vantaggi territoriali e politici dall’offensiva contro le forze dell’Isis, grazie anche al sostegno economico e militare della coalizione internazionale. La formazione di uno stato o anche solo di un’autonomia curda al proprio confine meridionale è uno scenario che Ankara intende in tutti modi evitare. Il coinvolgimento militare della Turchia in Siria, secondo diversi analisti tra cui Ahmet Kasim Han (Kadir Has University), ha permesso ad Ankara di colpire più le postazioni del Pkk in Siria e Iraq che quelle dello Stato Islamico.

 

Erdo?an più forte alla prova delle elezioni?

Se la Turchia alla vigilia delle elezioni sembra avere bisogno di un uomo forte che traghetti il paese fuori dall’instabilità interna e dal caos mediorientale che ha contribuito ad alimentare, ci si interroga se Erdo?an sia il leader giusto per farlo. Come sostiene Valeria Talbot, il risultato elettorale di giugno mette in evidenza una crescente disaffezione nei confronti del Partito giustizia e sviluppo e del suo leader che sembra avere perso, agli occhi di una buona fetta della popolazione turca, quel carisma e quella forza politica che ne avevano fatto il principale artefice della storia di successo della Turchia. Alla luce di ciò, non è affatto scontato che l’Akp riesca il 1° novembre a raggiungere la maggioranza assoluta dei seggi nell’Assemblea nazionale che aveva mancato lo scorso 7 giugno. Sono in molti in Turchia a sostenere che la prossima tornata elettorale potrebbe essere una fotografia delle precedente e che, in mancanza di un governo stabile, si aprirebbe una pericolosa fase di incertezza per il paese. Non è un mistero l’intenzione di Erdo?an di modificare la Costituzione e trasformare la Repubblica turca da parlamentare in presidenziale (o semi–presidenziale), ma sembra che neanche questa volta i numeri gli daranno ragione, anche alla luce del clima di forte tensione interna acuita dall’attentato di Ankara.

 

Rapporto: “The Uncertain Path of the New Turkey”

Sebbene non sia ancora chiaro se l’attentato di sabato possa rappresentare un assist o un boomerang per l’Akp alle prossime elezioni parlamentari, è indubbio che il partito sta affrontando un periodo di trasformazione dopo aver caratterizzato in maniera profonda l’evoluzione del paese negli ultimi quindici anni. Per analizzare le trasformazioni della Turchia in termini di politica interna, estera e economica, dalla salita al potere di Erdo?an fino ai giorni nostri, l’ISPI ha prodotto il Rapporto “The Uncertain Path of the New Turkey” con i contributi di esperti italiani e internazionali.

 

 

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