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13.10.2015

 

La Turchia da Atatürk all'era moderna: quale Paese prima di Erdogan

di Elisa Gennaro

 

Dopo oltre 60 anni di politica liberale kemalista (il periodo che ha seguito la caduta dell’Impero Ottomano con la fondazione della Repubblica), la Turchia della politica islamista è stata vista dal mondo occidentale come un modello alternativo di nazione a maggioranza musulmana.

Com’è accaduto con l’ascesa islamista in politica (anni ’90), anche nel passato laico il Paese è stato una realtà sospesa tra due mondi ma non appartenente a nessuno.

Con la fine dell’oligarchia religiosa il grande cambiamento della Repubblica ha coinciso con momenti storici di una rinascita genuinamente laica e tuttavia imposta in maniera autoritaria e militare. Una serie di colpi di Stato hanno segnato infatti la politica turca.

Gli orientamenti ultranazionalisti che hanno dominato nel Paese dopo la Prima Guerra Mondiale hanno portato alla ricezione del sistema multipartitico. Il Partito del Popolo Repubblicano, fondato da Kemal Atatürk, si ispirava al modello occidentale.

Oggi gli eredi di quel Partito Repubblicano potrebbero imporsi nuovamente sulla scena politica turca.

Il laicismo di Atatürk si è manifestato con la volontà di relazionarsi per la prima volta con l’opposizione e a tollerare realtà associative della società civile.

Sono stati anni dello sviluppo economico e sociale e dell’industrializzazione per abbattere le importazioni e rendere il Paese autosufficiente.

La fine dell’era Atatürk, nel 1938, ha conferito alla Turchia l’aspetto politico che la caratterizzerà fino ai giorni nostri e quel sistema multipartitico assisterà a ripetute scissioni interne. D’altra parte questo è stato anche il prezzo da pagare per l’adozione di forme di governo occidentali.

A partire dagli anni ’40 si reintrodurrà l’Islam in politica e nella regolazione della vita sociale e nei 20 anni successivi si susseguiranno molti colpi di Stato i cui maggiori effetti saranno la scrittura della Costituzione e soprattutto l’ascesa del primo Partito Islamico Nazionale.

A favorirne l’entrata in politica saranno anche considerazioni di ordine economico-finanziario; lo stallo politico, l’assistenzialismo dall’estero, l’instabilità interna e dunque la formulazione di una politica (islamista) rivolta ai poveri.

Le nuove espressioni dell’Islam politico difendono le cause di operai e indigenti del Paese. L’Islam era la via della salvezza.

Insieme a questo, nella Turchia dell’era moderna si faranno strada molte associazioni di base, di studenti e sindacati, e si acuiranno dibattito e scontri tra i gruppi radicali della destra e della sinistra.

Sarà il colpo di Stato del 1980 a segnare uno spartiacque nella storia politica della Turchia perché verranno sciolti tutti i partiti e si introdurrà una nuova Costituzione.

Si affermerà a breve il Partito di estrazione religiosa, Refah, che originerà l’espressione politica islamista dell’attuale presidente, il Partito di Giustizia e Progresso.

La dissoluzione dei partiti favorirà una coalizione con la nuova realtà che siede in Parlamento e che lavorerà alla reintroduzione dell’Islam tra le competenze ministeriali.

L’avvento dell’Islam politico degli anni ’90 in Turchia sarà marchiato da una tendenza nazionalista.

I partiti laici, comunque attivi, rimarranno privi di leadership e questo favorirà la vittoria schiacciante del partito islamista.

La linea di continuità dell’avvento islamista s’interromperà un ultima volta con il colpo di Stato per il laicismo (1997) che non avrà fortuna.

Il ritorno dell’Islam in politica con Refah e l’allargamento della sua base di consenso tra il popolo turco sono un dato di fatto che agevoleranno l’ascesa negli anni ’90 del Partito dell’attuale Presidente Erdo?an, di fatto ala moderata di Refah.

 


Elisa Gennaro; Laureata in Lingue e Civiltà Orientali, Master in Diritto delle Migrazioni e altra formazione di Lingua Araba conseguita presso Atenei del Medio Oriente. Ha vissuto a lungo sul campo tra Palestina, Giordania, Egitto, Emirati Arabi Uniti e ‘Oman.Giornalista Pubblicista, ha curato la rassegna stampa dal mondo arabo per varie testate italiane ed estere. E’ specializzata nel conflitto israelo-palestinese.

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