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Rapporto 2014-2015


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25 febbraio 2015

 

Il rapporto di Amnesty sui diritti umani in cifre

Amnesty international ha pubblicato il suo rapporto annuale sullo stato dei diritti umani nel mondo. Ecco le cifre principali contenute nel documento.

  1. 160: i paesi nei quali Amnesty international ha svolto ricerca o ricevuto informazioni da fonti credibili su violazioni dei diritti umani nel corso del 2014.
  2. 18: i paesi nei quali sono stati commessi crimini di guerra o altre violazioni delle leggi di guerra.
  3. Almeno 35: i paesi nei quali gruppi armati hanno commesso abusi, oltre il 20 per cento dei paesi esaminati.
  4. Oltre 3.400: il numero dei rifugiati e dei migranti annegati nel mar Mediterraneo mentre cercavano di raggiungere l’Europa.
  5. 4 milioni: il numero dei rifugiati fuggiti dal conflitto della Siria, il 95 per cento dei quali ospitati nei paesi confinanti.
  6. 119: i paesi nei quali i governi hanno arbitrariamente limitato la libertà d’espressione, tre su quattro dei paesi esaminati da Amnesty.
  7. 62: i paesi i cui governi hanno messo in carcere prigionieri di coscienza, cioè le persone che avevano solamente esercitato i loro diritti e le loro libertà. Si tratta di più di un terzo dei paesi esaminati.
  8. 93: i paesi nei quali si sono svolti processi iniqui, il 58 per cento dei paesi esaminati.
  9. 131: i paesi nei quali ci sono stati maltrattamenti e torture, l’82 per cento dei paesi esaminati.
  10. 28: i paesi che vietano completamente l’aborto, anche in caso di stupro e quando è a rischio la salute o la vita della donna (fonte: Centro per i diritti riproduttivi).

78: i paesi in cui sono in vigore leggi usate per criminalizzare le relazioni sessuali consensuali tra adulti del medesimo sesso (fonte: International lesbian, gay, bisexual, trans and intersex association).

 

Sergei Nikitin, direttore di Amnesty International in Russia e Anna Neistat, ricercatrice, presentano il rapporto annuale dell’organizzazione a Mosca, il 24 febbraio 2015. Ivan Sekretarev, Ap/Ansa

Amnesty international ha pubblicato il suo rapporto annuale sullo stato dei diritti umani nel mondo. “Quello passato è stato un anno devastante per chi difende i diritti umani e per chi soffre nelle zone di guerra”, ha dichiarato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty international.

 

Il 2014 un anno devastante per i diritti umani

Il rapporto si riferisce al 2014 ed è stato scritto dopo un’indagine svolta in 160 paesi. Ecco i punti principali del documento.

I gruppi armati. Nel 2014 i gruppi armati hanno violato i diritti umani in almeno 35 paesi, più di un quinto di quelli su cui Amnesty international ha svolto ricerche. “Con l’estensione dell’influenza di gruppi come Boko haram, Stato islamico e Al Shabaab oltre i confini nazionali, sempre più civili saranno sottoposti ad abusi, persecuzioni e discriminazioni”, ha commentato l’organizzazione.

Il diritto di veto. Amnesty international chiede ai cinque stati membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu di rinunciare al loro diritto di veto nei casi di genocidio o di altre atrocità di massa. Il Consiglio di sicurezza non è intervenuto di fronte alle varie crisi in Siria, Iraq, Gaza, Israele e Ucraina, neanche quando gli stati o i gruppi armati hanno commesso crimini orrendi contro la popolazione civile.

Il commercio di armi. Amnesty international chiede a tutti gli stati – compresi Stati Uniti, Cina, Canada, India, Israele e Russia – di ratificare o sottoscrivere il trattato sul commercio di armi entrato in vigore lo scorso anno. Nel 2014 c’è stato un grande commercio di armi, soprattutto in Iraq, Israele, Sud Sudan e Siria. Le armi sono state usate sia dagli eserciti regolari sia dai gruppi armati per compiere gravi abusi, come nel caso dello Stato islamico, e hanno provocato la morte di decine di migliaia di civili.

La scusa della sicurezza. Amnesty international chiede ai governi di assicurare che la loro risposta alle minacce contro la sicurezza non metta a rischio i diritti umani fondamentali o alimenti ulteriore violenza. Nel 2014 molti governi (Afghanistan, Kenya, Nigeria, Pakistan, Russia, Turchia) hanno cercato di giustificare le violazioni dei diritti umani con la necessità di difendere “la sicurezza” internazionale.

Rifugiati. La natura dei conflitti ha creato una delle peggiori crisi dei rifugiati della storia, con milioni e milioni di persone in fuga dalla guerra e dalla persecuzione (quattro milioni solo dalla Siria, il 95 per cento accolto dai paesi confinanti).

La situazione in Italia. I problemi riguardano l’assenza del reato di tortura nella legislazione nazionale, la discriminazione nei confronti delle comunità rom, la situazione nelle carceri e nei centri di detenzione per migranti irregolari e il mancato accertamento – nonostante i progressi compiuti su qualche caso ­– delle responsabilità per le morti delle persone tenute in custodia dalle forze dell’ordine, a seguito d’indagini lacunose e carenze nei procedimenti giudiziari.

La fine di Mare nostrum. Amnesty international ha criticato il governo italiano per la chiusura dell’operazione di pattugliamento dello stretto di Sicilia Mare nostrum, che secondo l’organizzazione ha permesso il salvataggio di 150mila rifugiati e migranti. “Avevamo chiesto al governo, e lo stesso primo ministro si era impegnato pubblicamente in questo senso, di non sospendere Mare nostrum fino a quando non fosse stata posta in essere un’operazione analogamente efficace. Le nostre richieste non sono state ascoltate, con le conseguenze ampiamente previste di nuove, tragiche morti in mare, nonostante il pieno dispiegamento dei mezzi e l’impegno della guardia costiera italiana, lasciata sola dalla comunità internazionale”, ha dichiarato l’organizzazione.

 

Amnesty accusa l’Onu di aver fallito nella protezione dei civili

Nel rapporto annuale di Amnesty international sulla situazione dei diritti umani in 160 paesi del mondo, l’organizzazione accusa le Nazioni Unite di aver fallito nella protezione dei civili che fuggono da violenze e conflitti. E chiede ai cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu di rinunciare al potere di veto in situazioni di “atrocità di massa”.

Amnesty international scrive che i paesi ricchi sono colpevoli di un atteggiamento “ripugnante” nei confronti di milioni di rifugiati, a cui è stata negata l’assistenza: dei quattro milioni di persone in fuga dal conflitto in Siria, il 95 per cento è stato accolto da paesi vicini.

Il 2014 è stato un anno catastrofico per le vittime di violenze, e i leader mondiali “devono agire immediatamente per cambiare la natura dei conflitti armati” facendo rispettare il diritto internazionale umanitario.

In un comunicato stampa, Salil Shetty, segretario generale dell’organizzazione, ha dichiarato che il Consiglio delle Nazioni Unite ha “miseramente fallito” nella protezione dei civili. I paesi hanno usato il veto “per promuovere i loro interessi politici e geopolitici” invece di proteggere i cittadini. Amnesty propone la rinuncia al diritto di veto da parte del Consiglio di sicurezza, una soluzione che potrebbe lasciare più libertà di azione all’Onu in situazioni come quelle del conflitto in Siria: l’Onu potrebbe esercitare il diritto di portare in giudizio il presidente siriano Bashar Al Assad davanti alla corte penale internazionale per i crimini commessi contro i civili nel suo paese. Bbc

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