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dicembre 2014

La Corte Penale Internazionale dell'Aja ha fallito

La Corte Penale Internazionale dell'Aja ha fallito nel suo obiettivo principale: perseguire quei criminali responsabili di crimini quali il genocidio, crimini di guerra e crimini contro l'umanità che non sono stati messi alla sbarra dai rispettivi Paesi. A parte un manipolo di signori della guerra africani, membri dell'opposizione africani e funzionari africani – tutti quelli attualmente indagati dalla Corte provengono dal continente africano – nessun altro è sotto indagine da parte di questa controversa aggiunta al sistema giudiziario globale che ha cominciato ad operare nel 2002.

Se non l'Amministrazione Bush, chi altri?

Il Relatore Speciale delle Nazioni Uniti per il Contro-terrorismo ed i diritti umani, Ben Emmerson, in un recente comunicato sostiene che le informazioni contenute nel rapporto pubblicato dalla Commissioni Intelligence del Senato USA indicano che “c'era una chiara politica orchestrata ad un alto livello all'interno dell'Amministrazione Bush che permetteva il compiersi di crimini sistematici e di gravi violazioni della legislazione per i diritti umani internazionali”. Inoltre, Emmerson afferma che è ora che si faccia qualcosa visto che “le norme internazionali proibiscono che possa essere garantita l'immunità ai funzionari pubblici coinvolti in atti di tortura”. Gli Stati Uniti dovrebbero quindi portare davanti alla giustizia quelli responsabili per questi crimini.

Sappiamo tutti che ciò non avverrà mai negli USA. L'allora Presidente George W. Bush ed il suo vice, Dick Cheney, hanno entrambi detto che sapevano che cosa si faceva ai cittadini stranieri nelle prigioni segrete della CIA, con il programma delle Extraordinary Renditions e nell'appalto degli “interrogatori aumentati”, appaltato dal governo americano a “nazioni amiche” con discutibili precendenti nel campo dei diritti umani. In effetti, entrambi hanno approvato questa politica nel nome della “sicurezza interna” e continuano a sostenerla.

Se non gli Stati Uniti, chi dovrebbe perseguirli allora? La CPI, naturalmente, visto che l'Amministrazione Bush ha dato il via a due guerre, invaso due Stati sovrani, deposto i loro governi e perpetrato la tortura contro dei presunti terroristi nel nome della lotta al terrorismo. Si potrebbe obiettare che gli Stati Uniti non sono uno dei Paesi firmatari del Trattato di Roma – il Presidente Bill Clinton lo aveva firmato, ma il Congresso non lo ha mai ratificato – ma non lo è nemmeno il Sudan, il cui Presidente Omar al Bashir è ricercato dalla CPI per crimini contro l'umanità. Non è un caso che il Presidente Bush fosse uno dei più convinti oppositori della Corte.

Debole con i forti

Recentemente la CPI ha registrato un altro sostanziale fallimento quando il Procuratore della Corte, Fatou Bensouda dal Gambia, è stato costretto a far cadere le sue accuse contro l'attuale presidente kenyota Uhuru Kenyatta. Il caso di maggior profilo del tribunale è finito nel nulla per la mancanza di prove sufficienti a reggere un dibattimento davanti ai giudici. Il Procuratore Bensouda ha dato la colpa al Kenya per aver bloccato i suoi tentativi di scoprire la verità, per non avergli consegnato delle prove vitali e per i suoi tentativi di intimidire o interferire con i testimoni.

La verità è che questo caso non sarebbe dovuto mai iniziare. Le accuse contro Kenyatta riguardano le violenze scoppiate nel dopo elezioni del 2007; tumulti che hanno causato la morte di oltre mille keniani e oltre 600 mila sfollati. Il figlio del primo presidente del Kenya Jomo non era nemmeno un candidato a quelle presidenziali, ma sosteneva il cavallo vincente, Mwai Kibaki, opposto a Raila Odinga. E furono gli sconfitti a scatenare l'inferno. Inoltre, Kenyatta a sfruttato a proprio favore l'incriminazione della CPI per vincere le elezioni presidenziali del 2013.

Di fatto, Uhuru Kenyatta è stato il primo Capo di Stato in carica ad apparire di fronte alla CPI e, a dispetto di tutte le difficoltà che questo possa aver creato, è difficile negare come le indagini portate avanti dai procuratori della Corte siano state a dir poco insufficienti. Inoltre, le nazioni sono incoraggiate a cooperare con la corte, alla quale però manca il potere di costringerli a farlo nel caso in cui non collaborino. Con tutto il rispetto, siamo sicuri che un procuratore dal Gambia abbia sufficiente peso per gestire quei casi d'alto profilo che coinvolgono governanti in carica, o anche semplici funzionari?

Un pregiudizio politico?

Tutti i casi aperti alla CPI sono in Africa. L'ex Presidente della Costa d'Avorio Laurent Gbagbo, l'ex vice presidente della RDC Laurent Bemba, i capi milizia congolesi Germain Katanga e Mathieu Ngudjolo Chui, il fondatore della Lord Resistance Army ugandese Joseph Kony, il già menzionato Presidente del Sudan Omar al Bashir sono stati tutti incriminati, sono ricercati o sotto processo da parte della Corte. E sono tutti africani. Thomas Lubanga, un capo milizia congolese, è stato la prima persona ad essere condannata dalla Corte nel Marzo 2012. E indovinate un po' da dove viene?

Il mondo è attraversato da conflitti, milizie ribelli, terroristi estremisti che spaziano dall'America Latina all'Asia. Ma, per esempio, la CPI non ha mai mosso accuse contro i leader dello Stato Islamico, i terroristi affiliati ad Al Qaeda o i Talebani. Ci sarebbero un mucchio di prove contro di loro, ma qual è la posizione della CPI nei confronti del terrorismo? Una bomba messa in un mercato di Kabul per uccidere quanti più civili possibili non è forse un crimine contro l'umanità?

I governi sono l'altra faccia delle medaglia. Siccome la CPI non ha poteri di polizia, quanto efficace potrà mai diventare? La lista di Paesi che non riconoscono la sua autorità include, assieme agli Stati Uniti, Cina, India Pakistan, Indonesia, Turchia, Egitto, Russia, Iran e Israele. L'Unione Africana ha chiesto, tanto per dirne una, agli stati membri di non arrestare al Bashir e finora nessuno di loro lo ha fatto. L'impunità continuerà a regnare se i governanti sono incriminati o nel caso in cui neghino la loro collaborazione con la Corte; così facendo i ricercati non saranno mai catturati. Ma se i casi contro i personaggi più importanti sono abbandonati, cosa resta per la CPI? E non dovremmo, piuttosto, incominciare ad incoraggiare dei sistemi giuridici locali, magari ancora deboli a portare alla sbarra i propri criminali di guerra invece di vederli processati all'estero, lontano dagli occhi della pubblica opinione e da un sistema giuridico con pregiudizi continentali?

La CPI è stata una soluzione mal concepita per affrontare la questione dei crimini contro l'umanità ed ha fallito nel rendere giustizia alle vittime, sia che fossero civili innocenti che dei presunti terroristi. Nessuno sarà mai responsabile per la loro scomparsa o per gli abusi che hanno patito.

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