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Domenica 19 Aprile,2015

 

Il mondo ha bisogno che la guerra finisca

di Giovanni Sarubbi

 

Lo scorso 12 Aprile, Papa Francesco ha celebrato in San Pietro, una messa in ricordo dello sterminio degli Armeni avvenuto 100 anni fa tra il 24 aprile del 1915 ed il luglio del 1916. Il fatto storico è accertato. In 15 mesi vennero uccisi, anche se sulla cifra non ci sono certezze, un milione e duecentomila armeni su un totale di circa un milione e ottocentomila persone appartenenti a quella etnia..

La messa è stata celebrata insieme a vari patriarchi armeni, sia cattolici che non, e alla presenza del presidente dell'Armenia.

Una semplice funzione religiosa, per quanto solenne, si è trasformata in quella che i giornalisti hanno subito ribattezzato come “la Ratisbona di Papa Francesco”, con riferimento al discorso tenuto in Germania a Ratisbona da Benedetto XVI nel 2006 che scatenò le ira di tutti i musulmani del mondo.(vedi link).

Motivo dello scandalo l'uso della parola “genocidio” per definire lo sterminio degli Armeni che gli stessi Armeni, tra l'altro, chiamano Metz Yeghern (il Grande Male) e non genocidio. Papa Francesco lo ha definito anzi il primo genocidio del 20° secolo.

Il termine “genocidio” è inviso alle autorità turche in riferimento ai fatti storici relativi all'Armenia del 1915. Ma il rifiuto dell'uso di tale termine non riguarda solo l'autorità politica dello stato turco ai suoi massimi livelli. Si tratta di un fatto così radicato nella coscienza dei turchi che essi, anche a livello di semplici cittadini, interrompono qualsiasi rapporto con chi usa tale termine per definire lo sterminio degli armeni del 1915. Probabilmente chi usa tale termine viene vissuto come un profanatore di uno dei valori fondanti della società turca.

Questo fatto è certamente noto alla diplomazia vaticana, da sempre attentissima a non contrapporsi con alcuno stato con i quali intrattiene relazioni diplomatiche ma anche con quegli stati, pochissimi, con cui non ne ha. E' il caso della Cina, con la quale sono in corso trattative. Ed è proprio per non disturbare tali trattative che Papa Francesco, alcuni mesi fa, ha rifiutato l'incontro richiesto dal Dalai Lama, che è si la più alta autorità spirituale del Buddhismo tibetano ma è anche Capo del Governo tibetano in esilio dichiarato fuorilegge dal governo cinese fin dal 1949.

Perché, dunque, usare la parola “genocidio” quando gli stessi Armeni definiscono lo sterminio che hanno subito con un altro nome?

Non si è trattato evidentemente di una celebrazione esclusivamente religiosa o di una riflessione cristiana sui tanti genocidi o stermini di cui è piena la storia dell'umanità e di cui sono responsabili anche le chiese cristiane nel loro complesso e di cui occorre tenere viva la memoria affinchè essi non si ripetano mai più. La reazione della Turchia, che ha richiamato l'ambasciatore presso il Vaticano convocando per la protesta formale il nunzio apostolico in Turchia, era, secondo il cardinale Kasper, “una reazione, per altro prevista, per non dire scontata, di un Paese che fatica ad accettare la propria storia"1.

Il vescovo di Instambul, ha poi fatto sapere di non essere a conoscenza della iniziativa del Papa e della sua volontà di violare quello che i Turchi considerano un tabù, rilevando lo sconcerto della comunità cattolica Turca, che è una piccola minoranza, ed i rischi a cui essa poteva essere sottoposta. "Noi siamo abituati a non pronunciare qui la parola 'genocidio' riferita agli armeni - spiega il vicario apostolico di Istanbul - per alcuni questa è la verità storica, per altri no, è una lunga diatriba storica ed è anche una questione di 'vocabolario': basti pensare che nel 1915 non esisteva proprio la parola 'genocidio' e gli stessi armeni definivano quel massacro come 'catastrofe umana'. E' un questione storica e politica al tempo stesso". 2

Perché dunque aprire un “fronte turco”? Perché inimicarsi una paese che svolge un ruolo molto importante in Medio Oriente?

Analizzare quello che ha detto Papa Francesco il 12 aprile scorso credo sia l'unico modo per tentare di dare una spiegazione a questa vicenda. Due sono le frasi chiave del Messaggio di Papa Francesco agli Armeni. La prima è proprio l'incipit del documento: «Cari fratelli e sorelle armeni, un secolo è trascorso da quell’orribile massacro che fu un vero martirio del vostro popolo, nel quale molti innocenti morirono da confessori e martiri per il nome di Cristo»; la seconda è quella dove si afferma: «La testimonianza di tanti fratelli e sorelle che, inermi, hanno sacrificato la vita per la loro fede, accomuna le diverse confessioni: è l’ecumenismo del sangue, che condusse san Giovanni Paolo II a celebrare insieme, durante il Giubileo del 2000, tutti i martiri del XX secolo»3.

Papa Francesco ha in sostanza usato la vicenda armena di un secolo fa per rafforzare l'idea di quell'”ecumenismo del sangue” di cui negli ultimi mesi parla spesso e che sarebbe ancora oggi una realtà del nostro tempo a causa dei tanti cristiani uccisi in quella che lui stesso ha definito “la terza guerra mondiale a pezzi”. Si è utilizzato un fatto storico per dare una spiegazione a ciò che sta avvenendo oggi.

Ma le cose non stanno proprio così.

Premesso che in ogni tempo, soprattutto in guerra, possono esserci persone uccise a causa della propria fede e che questo può essere successo anche in Armenia, dobbiamo dire che il Metz Yeghern (il Grande Male) degli armeni non ha avuto motivazioni religiose.

Come riconoscono tutti gli storici, gli Armeni furono sterminati in larga misura non per motivi religiosi ma per motivi razziali. Lo ha peraltro affermato lo stesso Catholicos armeno apostolico Aram I, che ha partecipato alla celebrazione in Vaticano4.

Nel 1915 , al momento del massacro, la Turchia era governata da un movimento denominato dei “giovani Turchi”, che era un movimento ateo che aveva rovesciato il potere religioso del sultano e abolito la legge islamica. Essi erano imbevuti di una mitologia razzista denominata turanismo, simile a quella nazista della razza ariana, con una razza, quella dei discendenti di Turan progenitrici della nazione turca, che avrebbe dovuto soppiantare tutte le altre. Se i “giovani turchi” non fossero stati spazzati via dal potere subito dopo lo sterminio degli armeni, lo sterminio avrebbe coinvolto anche gli stessi arabi, “anch'essi votati alla distruzione in quanto ulteriore ostacolo sulla strada del turanismo”5.

Non di “martiri cristiani” dunque bisogna parlare ma di vittime del mostro della guerra, che consiste per l'appunto di immense stragi, di omicidi su larga scala, di violenze contro le donne e i bambini a prescindere dalla loro fede religiosa. Del resto, rileva Yves Ternon nell'intervista citata, tutti i genocidi che si conoscono sono avvenuti durante le guerre. È successo così con lo sterminio degli ebrei, è successo così con il recente sterminio del Rwanda. La guerra scatena la follia genocidiaria di quanti sono stati imbevuti, con anni e anni di martellamento continuo attraverso i mezzi di comunicazione di massa, di idee razziste e violente come quelle che oggi ad esempio esprime Salvini (segretario della Lega Nord) nei confronti dei Rom, degli immigrati o dei musulmani. Idee contro cui le chiese non intervengono mai con durezza, come accade oggi nei confronti di quanti istigano all'odio razziale e religioso nei confronti dei musulmani che stanno vivendo la stessa condizione che vissero gli ebrei tedeschi quando i nazisti presero il potere.

È la guerra il mostro contro cui opporsi. È la guerra che le religioni debbono ad ogni costo fermare, smettendola di dare credito a quei governanti che usano il fattore religioso per coprire i propri interessi economici e/o politici, le proprie mire geopolitiche e di dominio dell'umanità, la propria ingordigia di terre e materie prime.

Ma, intensificare quella che è oramai diventata una vera e propria trappola della contabilità dei morti della propria fede religiosa per imputare la loro morte ad altre religioni, e chiedere nel contempo che l'Europa, in ossequio alle sue radici cristiane, non chiuda gli occhi davanti a questi cristiani uccisi definiti martiri, significa far capire all'opinione pubblica e a chi la guerra la vuole fare, che si sta per dare il proprio assenso all'imminente intervento militare in Siria ed Iraq che gli USA e i suoi alleati stanno per iniziare, con lo scopo di distruggere, questa la motivazione ufficiale, il mostro ISIS per altro da essi stessi creato.

Di più, cadere nella trappola della contabilità dei morti della propria fede. significa di fatto accettare la logica dello scontro fra religioni, che favorisce oggettivamente la guerra, non disarma le nazioni e contribuisce al proliferare degli armamenti e agli affari delle imprese belliche. Continuando a sostenere, come fanno da molti mesi oramai quasi tutti gli esponenti di primo piano del Vaticano, questa contabilità dei morti, che non a caso è sostenuto a livello giornalistico dai giornali della destra più estrema, si diventa sostenitori attivi della guerra, lo si voglia oppure no, se non si dicono parole e non si fanno gesti chiari sulla guerra.

Fermiamo la guerra. Tutti i morti vanno rispettati a qualunque religione essi appartengano. Questo il grido che dovrebbe risuonare in qualsiasi luogo di culto di qualsiasi religione, chiesa cristiane, sinagoga, moschea, tempio buddista o quant'altro esiste.

Ma la messa sullo sterminio degli Armeni è stato anche una occasione mancata di fare finalmente il punto ed un'autocritica vera sui tanti stermini di cui sono responsabili i cristiani in prima persona. Nelle parole di Papa Francesco agli Armeni non ci sono invece parole di autocritica rispetto per esempio allo sterminio degli ebrei perpetrato durante la seconda guerra mondiale. È certo che l'antisemitismo sia un figlio diretto del cristianesimo. I nazisti sostenevano la legittimità del loro antisemitismo facendo riferimento alle misure persecutorie contro gli ebrei praticate da tutte le chiese cristiane, dai tempi di Ambrogio di Milano fino all'età moderna e che trovava spazio persino nella messa del venerdì santo con la preghiera per “i perfidi giudei” abolita solo dal Concilio Vaticano II. La maggioranza di quelli che Daniel Jonah Goldhagen chiama “I volontari carnefici di Hitler”6 erano sicuramente “cristiani”. C'erano cappellani militari “cristiani” al seguito dell'esercito germanico che ha compiuto stermini in giro per l'Europa.

Ma l'occasione mancata, e ce ne dispiace sinceramente, ha riguardato anche il mancato appello alla cessazione di tutti i combattimenti in corso unito all'appello a tutte le religioni a tirarsi fuori da ogni guerra. L'unico modo per fermare le uccisioni è fermare la guerra mondiale attualmente in corso. Ci si è limitato invece a celebrare i “propri martiri”, esaltandoli al di sopra di tutti gli altri morti per la guerra infame che sta distruggendo le nostre vite da quel drammatico 11 settembre del 2001. Perchè? Forse dichiarare martiri della fede i morti a causa della guerra rende più sopportabile la loro morte? Io credo che parlare invece semplicemente di morti a causa della guerra renda meglio l'orrore per tale pratica mostruosa che va cancellata dalla storia dell'umanità.

Caro Papa Francesco, ti rinnoviamo l'appello ad una iniziativa mondiale di tutte le religioni contro il mostro della guerra. L'hai già sperimentata con successo il 7 settembre del 2013 riuscendo a fermare l'intervento contro la Siria. Non farti immischiare in beghe geopolitiche come è quella contro la Turchia. Il mondo ha bisogno che la guerra finisca.

 

Caro Papa Francesco,

ti scrivo per chiederti di lanciare una mobilitazione mondiale contro la «terza guerra mondiale» che è in corso oramai dall'11 settembre del 2001 e che non accenna minimamente a terminare. Sempre nuove guerre si prospettano all'orizzonte ed il commercio delle armi ha raggiunto oramai la stratosferica cifra di 1800 miliardi di dollari.

Ti chiedo di fare appello a tutti i leader religiosi del mondo ad unirsi a te in questa mobilitazione mondiale.

Bisogna chiedere a tutti i governi di fermare le armi, di fermare gli eserciti che è l'unico mezzo per salvare vite umane e difendere il pianeta Terra dalle distruzioni che le guerre provocano.

Che risuoni forte in tutti i luoghi di culto il grido BASTA GUERRE. Organizziamo in ogni città, in ogni quartiere presidi per chiedere PACE, per il DISARMO, per la RICONCILIAZIONE. «La guerra è follia» hai detto a Redipuglia. Io sono d'accordo con te e sono a tua disposizione per impegnarmi in tutte le iniziative che vorrai assumere a favore della pace.

Si ritorni alla coesistenza pacifica e allo spirito originario dell'ONU, organizzazione nata dopo la tragedia della seconda guerra mondiale proprio per, come si legge nel suo Statuto, «salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all'umanità»

Sono convinto che un tuo appello e l'impegno costante della maggiore organizzazione religiosa del mondo possa riuscire a fermare la guerra ed aprire una prospettiva di pace per l'umanità. Lo dobbiamo ai tanti milioni di morti di tutte le guerre, di tutte le nazioni, di tutte le religioni e culture.

Ti ringrazio per quanto farai e ti saluto augurandoti ogni bene e assicurando il mio sostegno concreto e spirituale alla tua azione.

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Spedire a:

Sua Santità Francesco

Casa Santa Marta

00120 Città del Vaticano

 

NOTE

1)Vedi intervista al quotidiano Repubblica del 15 aprile

http://www.repubblica.it/esteri/2015/04/15/news/kasper_clima_teso_

per_i_cristiani_ma_non_regge_il_paragone_con_il_dopo_ratisbona_-112019128/

2)Vedi articolo del 13/04/2015 dell'ADNKRONOS

http://www.adnkronos.com/fatti/esteri/2015/04/13/vescovo-istanbul-

sorpresa-imbarazzo-per-parole-del-papa_ayK1Uf527NmSVu2KGeACQK.html

3)Il Messaggio di Papa Francesco agli Armeni è reperibile al seguente link:

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/pont-messages/2015/

documents/papa-francesco_20150412_messaggio-armeni.html

4)Vedi intervista al quotidiano La Stampa del 14/04/2015 al seguente link:

http://www.lastampa.it/2015/04/14/esteri/vatican-insider/it/

aram-i-gli-armeni-non-vennero-sterminati-perch-erano-cristiani

aHHDg3L9RoMu1jmGiiIgiM/pagina.html

5)Sullo sterminio degli armeni vedi l' intervista a Yves Ternon pubblicato

sulla rivista Una città n.68 del maggio 1998 , reperibile in rete

all'indirizzo http://www.unacitta.it/newsite/intervista.asp?id=279

o scaricabile in formato pdf qui . Yves Ternon è autore di numerosi

saggi sul genocidio degli armeni ed è autore del libro

“lo stato criminale, I genocidi del XX secolo”.

6)Libro dal titolo omonimo Oscar Mondadori 1998