Originale: TeleSUR English

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1° dicembre 2015

 

Un appello alla solidarietà con la Palestina e con il mondo degli oppressi

di Noura Khouri

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

Oggi la Giornata di Solidarietà con il popolo palestinese arriva in un momento di aggressioni  sempre più frequenti da parte delle forze di occupazione , e di violenza, in Palestina e in tutta la regione. Mentre le condizioni sul terreno continuano a deteriorarsi globalmente, la situazione  è una delle peggiori che hanno affrontato i palestinesi dal 1948.

In Palestina, l’espansione degli insediamenti sionisti continua a usurpare senza sosta  altra terra in Cisgiordania, mentre la violenza dei coloni e dei soldati ha raggiunto livelli inarrestabili in tutta la Palestina storica. Nel frattempo Gaza ha sperimentato tre assalti devastanti da parte di Israele fin dal 2008 – che, secondo un recente rapporto dell’ONU renderanno inabitabile la Striscia per 5 anni.

I Palestinesi hanno osservato, impotenti, mentre ogni cosiddetto processo di pace fin da Oslo, è servito soltanto a fornire a Israele copertura diplomatica, a uccidere e a rubare  apertamente altra terra e a consolidare il potere. Nel frattempo, il “quartetto” internazionale incaricato di negoziare una soluzione è consumato dalla violenza che è responsabile di avere creato, rendendo quindi  disperata qualsiasi possibilità di creare una soluzione più pacifica nel prossimo futuro.

Dato che la compiacente dirigenza palestinese, a cui è stato assegnato il ruolo di sopprimere la resistenza, serve ad accelerare la colonizzazione della nostra patria – la situazione diventa più disperata che mai. In quella che molti hanno chiamato la Terza Intifada, palestinesi individualmente attaccano la gente con coltelli da cucina e qualsiasi altro mezzo disponibile ad opporsi alla triste situazione.

Le azioni di resistenza da parte dei giovani palestinesi sono una spontanea espressione di rabbia – tuttavia mancano di sufficiente organizzazione e di direzione strategica, mettendo in dubbio il fatto che le dimostrazioni possano essere prolungate. Malgrado la mancanza di leadership politica o di una chiara organizzazione, il popolo palestinese continua la propria lotta per la libertà contro uno degli eserciti più grandi e più potenti del mondo. Indipendentemente da come si chiami, il maggior successo del recente aumento di ribellioni, è la sua abilità di riattivare i giovani per affrontare

direttamente il sionismo.

 

Il movimento giovanile palestinese chiede solidarietà

Per combattere questo progetto sionista di cancellazione, il Movimento giovanile palestinese (PYM), l’unico movimento transnazionale, indipendente, di gente comune, formato da palestinesi in esilio, e all’interno della Palestina storica, hanno diffuso la seguente dichiarazione:

“ In questa giornata internazionale di solidarietà,  29 novembre 2015, il PYM invita i palestinesi di tutto il mondo e il movimento di solidarietà, a unirsi a noi per appoggiare la resistenza palestinese che oggi culmina in una mobilitazione internazionale e fino a quando la Palestina non sarà libera. Le nostre aspirazioni alla giustizia e alla liberazione ci motivano ad assumere un ruolo attivo in quanto giovane generazione,  nella nostra lotta nazionale per la liberazione della nostra patria e del nostro popolo.

Nelle scorse settimane, la Moschea Al-Aqsa è stata obiettivo di assalti particolarmente brutali, mentre uccisioni arbitrarie sono commesse quotidianamente dalle forze armate sioniste e dai coloni e arresti di massa vengono eseguiti in Palestina. In reazione a questa violenza sionista, dobbiamo riconoscere che la resistenza  è un elemento obbligatorio per sopravvivere davanti a un progetto di pulizia etnica in corso.

 

La solidarietà luccica oltre un orizzonte altrimenti  cupo   

Come principio, la solidarietà con le persone oppresse del mondo fornisce una luce che indichi il modo di navigare in un mondo sempre più ostile, complesso e violento. Ogni giorno sui media finanziati dalle grosse aziende – dalla Palestina all’Iraq, alla Siria, a Ferguson e oltre, siamo bombardati da immagini di violenza di massa e di quelli che vomitano odio contri i poveri e le persone di colore.

I coloni, la polizia e i soldati vengono rappresentati come vittime, mentre si dà loro libertà di azione e mentre vengono anche istigati dai funzionari di governo a uccidere con impunità, mentre i sapientoni dei media non forniscono alcun contesto o motivo della violenza. Nel 2005 l’invito di BDS fu firmato firmato da più di 170 organizzazioni della società civile e ha guadagnato un successo globale senza precedenti, e la sua dirigenza ha riempito l’importante vuoto lasciato dai partiti politici tradizionali.

Analogamente, essere solidali con i palestinesi significa superare la cattiva informazione  e riconoscere che # Le vite dei neri sono importanti e che i popoli indigeni in tutto il mondo vengono uccisi con la stessa impunità. Per noi essere solidali significa che anche noi dobbiamo fare questi collegamenti e comprendere che tutta la violenza di stato è collegata – mentre lavoriamo per occuparci delle cause che sono alla radice.

BDS è fondamentale per  il nostro movimento, anche se BDS da solo non basta. Una genuina strategia per la liberazione palestinese deve essere basata su unire tutti i lavoratori palestinesi – in  Cisgiordania e a Gaza, entro i confini di Israele e nella diaspora. La classe dei lavoratori palestinesi può poi fare alleanze regionali e internazionali con tutti coloro che cercano la   attività democratica necessaria alla liberazione.

 

Piano di azione  per la pace: da dove cominciare?

Le dichiarazioni di solidarietà con la Palestina sono un primo passo importante. Tuttavia, trasformare la natura oppressiva dell’occupazione, dobbiamo  dirigerci  da questa simbolica dimostrazione di appoggio – verso a un’azione pratica liberatoria. Possiamo cominciare guardando esempi storici e attuali che forniscono entrambi un’eccellente sorgente di ispirazione.

Quando emigrarono dopo la Prima Guerra Mondiale, i palestinesi crearono le prime istituzioni palestinesi al di fuori della Palestina, in America Latina. Già nel 1920 e poi nel 1947 ci fu una forte pressione in parecchie nazioni, contro la spartizione della Palestina per opera delle Nazioni Unite. Oggi la solidarietà dell’America Latina si esprime in una varietà di forme di delegazioni e di cooperazione, e di organizzazioni latino-americane che chiedono che i loro governi interrompano tutte le relazioni con Israele.

Mentre la solidarietà tra le persone oppresse cresceva storicamente – cresceva anche la collaborazione di Israele con i dittatori riguardo alle tecniche di sorveglianza, di

detenzione, tortura e squadroni della morte in America Latina,  come Somoza in Nicaragua e Pinochet in Cile. Oggi Israele condivide la competenza con la polizia statunitense sotto forma di “varie sfaccettature del controterrorismo e di una prima risposta per proteggere meglio gli Americani.” E mentre cresce la “cooperazione” vediamo, in entrambi i casi, che un numero sempre crescente di vittime viene incolpato dei loro omicidi, anche quando ci sono prove chiare che non avevano fatto alcuna minaccia.

 

Esportare la repressione globale

Israele sta perfezionando la sorveglianza e uno dei maggiori profittatori dell’occupazione, attraverso la sorveglianza del popolo palestinese. Usando le conoscenze e la competenza guadagnate collaborando all’occupazione dei palestinesi, la compagnia dei sistemi di difesa israeliani,  Elbit, ha guadagnato milioni esportando la sorveglianza in tutto il mondo – sempre di più in America Latina. Mentre il ruolo di Israele nell’armare i dittatori e i regimi oppressivi in America Latina nel secolo scorso è ben documentato, la Elbit, in prima linea di un nuovo movimento crescente che opera in almeno 5 paesi latino-americani e anche lungo il confine tra Stati Uniti e Messico.

 

Elbit – Attraversare i confini, costruire muri di fortezze

La tecnologia che la Elbit (una delle maggiori aziende militari israeliane e produttrice di droni e di armi e di altra tecnologia, n.d.t.) sta usando per trarre vantaggi  dal “Muro della morte” lungo il confine tra Stati Uniti e Messico era stata impiegata per la prima volta in Palestina lungo il Muro dell’Aparthehid di Israele che nel 2004 la Corte Internazionale di Giustizia aveva decretato essere illegale e che doveva essere abbattuto e che Israele doveva pagare i risarcimenti.  Malgrado questa decisione, la Elbit continua a partecipare alla riparazione  del muro  diventando perciò complice di una grave violazione della legge internazionale, il che è un crimine di guerra.

 

G4S  – Condurre la repressione in Palestina e in tutto il globo

Nell’agosto 2015, più di 1.100 attivisti, artisti, studiosi e organizzazioni di colore hanno firmato una storica Dichiarazione di Solidarietà Nera con la Palestina. In quanto facenti parte della campagna BDS si stanno dedicando a prendere di mira la compagnia britannica di sicurezza, G4S che sostiene le famigerate carceri  di Israele. Dalla loro dichiarazione:

“La G4S è più grossa società di sicurezza privata. La G4S danneggia migliaia di prigionieri politici palestinesi detenuti illegalmente in Israele e i giovani neri e scuri tenuti nei suoi carceri minorili negli Stati Uniti. Quella società trae vantaggio dalla carcerazione e deportazione dagli Stati Uniti e dalla Palestina nel Regno Unito, in Sudafrica e Australia. Rifiutiamo idee di ‘sicurezza’ che rendono non sicuro qualsiasi nostro gruppo e insistiamo nel dire che nessuno è libero fino a quando non lo siamo tutti.”

La lotta attuale è l’insurrezione di una nuova generazione di palestinesi, uniti con quelli in ogni luogo, intorno a principi di dignità, giustizia e alla liberazione. E’ un conflitto tra la comunità palestinese nativa e una comunità di coloni di mentalità colonialista che invade, che è stata sin dall’inizio appoggiata dalle potenze imperiali occidentali che sono anche riuscite  a creare stati e leader nella regione complici dei loro interessi.

Creiamo una visione alternativa, inclusiva, che sia solidale con i popoli indigeni e con i diritti di sovranità in tutto il mondo, che contesti le pratiche coloniali dei coloni e le violazioni dei diritti civili e l’occupazione militare e la militarizzazione, compresa la criminalizzazione dei confini degli Stati Uniti, la carcerazione di massa e tutte le forme di oppressione. Restare zitti davanti all’ingiustizia e alla violenza alla quale

è soggetta ogni e qualsiasi  persona, vuol dire parteggiare per  l’oppressore.

 


Noura Khouri è palestinese. La sua famiglia è originaria di Birzeit e di Gerusalemme, Palestina. E’cresciuta nella Zona della Baia della California, negli USA, dove la sua famiglia arrivò, dopo essere scappata dalla guerra del 1967. Noura è stata    organizzatrice di comunità, attivista, scrittrice e blogger. Ha studiato Relazioni Internazionali a San Francisco e ha lavorato in Palestina nel 2003, dal 2005 al 2007, e in Egitto dal 2011 al 2013.

 


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte:   https://zcomm.org/znetarticle/a-call-for-solidarity-with-palestine-and-the-worlds-oppressed/

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