Nella foto una costruzione di Umm al-Hiran, 2009 (Fonte: Haaretz – Daniel Tchetchik)

 

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11 maggio 2015

 

Beduini, illegalità e città separate

 

L’Alta Corte di giustizia israeliana ha respinto l’appello presentato dai residenti del villaggio beduino di Umm al-Hiran, sotto sgombero per far posto alla città ebraica di Hiran. Presto il reinsediamento della popolazione

 

Roma, 11 maggio 2015, Nena News –

 

Una nuova sentenza si abbatte come un macigno sui beduini del Negev, portando alla luce ancora una volta le discriminazioni che Israele pratica all’interno del suo stato “democratico”: l’alta corte di giustizia israeliana ha respinto la richiesta di appello presentata dalla comunità di Umm al-Hiran, un insediamento beduino attualmente destinata allo sgombero per far posto alla nuova città ebraica di Hiran.

Sorto nell’area di Nahal Yatir nel 1956 dopo che un ordine del governatore militare aveva costretto la comunità a spostarsi dal suo precedente insediamento, Umm al-Hiran verrà spazzato via a breve data “l’illegalità delle costruzioni in una terra appartenente allo Stato”. I suoi abitanti avevano presentato una petizione all’alta corte di giustizia per fermare lo sgombero, sostenendo di essere vittime di discriminazione e di aver subito la violazione dei loro diritti di proprietà.

Ma il giudice Elyakim Rubinstein è stato chiaro: nonostante lo sgombero e la demolizione “delle 50 e più strutture presenti influenzerà la vita di centinaia di persone”, reputa lo sfratto “ragionevole e proporzionale” alla luce del fatto che “i terreni sono di proprietà dello Stato e gli edifici sono stati costruiti senza permessi”.

Una proprietà regolata da leggi che hanno prodotto disparità di trattamento tra gli insediamenti ebraici e arabi: come fa notare il quotidiano Haaretz, mentre i cittadini ebrei ottenevano subito i diritti di proprietà sulla terra sulla quale si insediavano, quegli stessi diritti dei beduini non sono mai stati formalizzati. Questo ha prodotto una situazione di “illegalità” per le comunità beduine che si trovavano nel deserto del Negev da centinaia di anni, e così i recenti piani del governo israeliano per rimuovere migliaia di beduini dai loro villaggi e reinsediarli in vecchie o nuove township hanno la strada ben spianata.

All’obiezione mossa dai richiedenti sul fatto che lo sgombero di un insediamento arabo per far posto a uno ebraico fosse un chiaro esempio di discriminazione, il giudice Rubinstein ha risposto sostenendo che “nulla impedisce ai beduini di trasferirsi nella nuova città di Hiran”: secondo una sentenza della stessa alta corte di giustizia, infatti, in Israele è vietata la creazione di città per soli ebrei. Ma la realtà dei fatti, come spiega Haaretz, è che “chi pensa che una comunità ebraica religiosa – la cui ideologia si fonda sul fatto che la terra appartiene di diritto agli ebrei – possa anche includere i residenti beduini, sta sognando”.

Uno dei giudici dell’Alta Corte, in un parere dissenziente, ha sostenuto che la comunità potesse essere collocata all’interno della nuova città e ha avanzato l’ipotesi di riconsiderare lo sgombero e ricalcolare gli indennizzi. Ma Rubinstein ha invece ritenuto che questo potrebbe “causare un ritardo nella costruzione di Hiran” e che le opzioni di compensazione già offerte per i beduini erano sufficienti. Oltre al danno, la beffa: in una raccomandazione non vincolante per lo Stato, Rubinstein invita le autorità a “prendere in considerazione di dare ai residenti sfrattati tariffe speciali per la compravendita a Hiran”. Nena News

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