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28 set 2015

 

Le mani di Israele su Al Aqsa: ancora scontri a Gerusalemme

 

Altra mattinata tesa in Città Vecchia: un violento raid delle forze di polizia ha dato il via agli scontri con i manifestanti palestinesi. Il fantasma della divisione della Spianata aleggia.

 

Gerusalemme, 28 settembre 2015, Nena News –

 

Finito lo Yom Kippur, inizia la festa ebraica del Sukkot che ricorda il pellegrinaggio ebraico nel deserto del Sinai dopo la fuga dall’Egitto. E con le festività si intensificano le restrizioni imposte dalle autorità israeliane a Gerusalemme e, di conseguenza, gli scontri nella Spianata delle Moschee tra polizia e manifestanti palestinesi. Perché, quando si celebrano feste ebraiche, Tel Aviv ne approfitta per permettere l’ingresso nel compound della Moschea di Al-Aqsa a gruppi estremisti ebraici che rivendicano il luogo come sito per la costruzione del Terzo Tempio.

Dopo gli scontri di ieri, stamattina è un altro giorno di tensioni nella Città Vecchia: la polizia israeliana ha compiuto un raid nella Spianata, lanciato granate stordenti e proiettili di gomma. Almeno 15 cecchini sono stati dispiegati nei tetti della moschea a sud, la moschea di al-Qibli. Immediati sono esplosi gli scontri, quando le forze israeliane (secondo testimoni, circa 150 tra poliziotti, poliziotti di frontiera e unità speciali) hanno chiuso le porte della moschea con le catene, costringendo i fedeli musulmani nell’area ad uscire. Secondo testimoni, i poliziotti hanno anche usato dei trapani per rimuovere le finestre della moschea e picchiato alcuni manifestanti con i bastoni e i calci dei fucili, provocando feriti. L’attacco ha provocato un incendio nella moschea al-Qibli, spento dai pompieri del dipartimento islamico Waqf. Da parte israeliana, il raid è stato giustificato con la rimozione di barricate poste dai palestinesi all’ingresso di Al Aqsa.

Ieri la situazione era stata molto simile: un raid a cui sono seguiti scontri tra palestinesi e forze israeliane. I manifestanti hanno lanciato alla polizia pietre e fuochi d’artificio. Se ieri l’ingresso alla Spianata era stato vietato ai fedeli ebrei, così come ai musulmani sotto i 50 anni che hanno pregato al di fuori del compound, nella notte un gruppo di giovani palestinesi è rimasto all’interno della moschea e ha posto una serie di barricate per impedire, stamattina, l’entrata dei gruppi estremisti ebraici già ampiamente annunciata da organizzazioni di destra israeliane. Ed infatti, stamattina, dopo l’espulsione dei manifestanti nella Spianata sono entrati estremisti israeliani accompagnati dalla polizia.

La situazione è potenzialmente esplosiva: da settimane ormai si susseguono i tentativi da parte israeliana di modificare lo status quo che regna intorno alla Spianata, nonostante le accuse lanciate dal premier Netanyahu che rivolta la frittata, affermando che sono i palestinesi a volerlo modificare. Ma sono anni che Israele punta ad accappararsi il terzo luogo sacro dell’Islam, attraverso chiusure, restrizioni, preghiere di gruppi estremisti vietate dagli accordi, scavi sotterranei alla ricerca di prove archeologiche che dimostrino la narrativa israeliana. Il timore di molti, rafforzatosi nelle ultime settimane, è che l’obiettivo finale sia la divisione della Spianata in due, tra musulmani ed ebrei, nello stile della Moschea dei Patriarchi ad Hebron.

Dietro, come spiegano da tempo numerosi analisti e giornalisti israeliani, sta il tentativo di riscrivere la storia di Gerusalemme, cancellandone l’identità araba cristiana e islamica per sostituirla con una narrativa a senso unico, quella ebraica. Nena News

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