Quds Press.

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7/7/2015

 

In due mesi, 184 violazioni israeliane di luoghi sacri

Traduzione di Federica Pistono

 

Secondo dati pubblicati dal ministero degli Affari religiosi a Ramallah, le autorità di occupazione israeliana si sono rese responsabili, negli ultimi due mesi, di più di 184 attacchi e violazioni di luoghi sacri palestinesi in Cisgiordania e a Gerusalemme.

In un rapporto pubblicato in data 5 luglio, il Ministero ha dichiarato che la moschea di al-Aqsa è stata esposta, nei mesi di maggio e giugno, a più di 80 attacchi, mentre la moschea di Ibrahim a Hebron è stata esposta ad almeno 98 violazioni, consistenti soprattutto nel divieto di diffondere l’adhan, l’invito alla preghiera, e nella chiusura della Porta Yusufiya che conduce al luogo sacro.

Da parte sua, il ministro palestinese degli Affari religiosi, Yussef Adeis, ha dichiarato: “Le politiche israeliane nei confronti della moschea di al-Aqsa e dei suoi dintorni devono essere fermate in modo serio, fermo e veloce, sia per quanto riguarda le dichiarazioni a livello politico, sia per quanto riguarda il procedere delle operazioni che hanno come obiettivo il luogo sacro”.

Adeis ha affermato che l’occupazione e il suo braccio esecutivo, in questi ultimi anni, hanno usato il pretesto del restauro e dello sviluppo dell’area come copertura dei progetti di giudaizzazione volti a cambiare la struttura dei monumenti islamici e arabi a Gerusalemme. L’occupazione si è posta come proprietaria dell’intera area archeologica”. Ha quindi sottolineato come la situazione sia monitorata, dal momento che è stato annunciato un progetto di restauro delle facciate nell’area della Porta di Abd al-Hamid II, una delle porte della Città Vecchia di Gerusalemme, mentre sembra che tali progetti abbiano subito un’accelerazione negli ultimi tempi, allo scopo di rimuovere gli ostacoli alla ebraicizzazione.

Ha osservato inoltre che “i fatti indicano come l’occupazione e i coloni abbiano fretta di liberare la moschea di al-Aqsa dalla sua gente, alla luce delle aggressioni e degli arresti degli uomini e delle donne ad essa legati, eseguiti soprattutto dall’unità di polizia femminile”.

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