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venerdì 20 febbraio2015

 

 

L’europa collabori col tribunale internazionale per la Palestina

 

All’Alto Rappresentante della Politica Estera Europea Federica Mogherini;

Al Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker;

All’Alto Rappresentante per i Diritti Umani UE Stavros Lambridinis

and 1 other

Ai Ministri degli Esteri UE

 

L’EUROPA COLLABORI CON LA CORTE PENALE INTERNAZIONALE SULLA PALESTINA

 

Come cittadini d’Europa e del mondo vi invitiamo a dare il massimo sostegno all’azione della Corte Penale Internazionale (CPI) affinché essa, facendo seguito alla adesione da parte dello Stato della Palestina, possa svolgere senza ostacoli le proprie indagini e possa ottenere tutte le prove necessarie al fine di perseguire i crimini commessi a Gaza ed in Cisgiordania.

 

Chiediamo inoltre agli Stati membri delle Nazioni Unite, in particolare a quelli che hanno sottoscritto il Trattato di Roma, di impegnarsi affinché non vengano effettuate pressioni e non vengano adottate rappresaglie o azioni di rivalsa contro la Palestina per aver deciso l’accessione al Trattato che diventerà effettiva dal 1 Aprile 2015. Ogni forma di pressione in tal senso significherebbe ritardare o impedire il giusto corso della giustizia, e contribuirebbe a perpetuare l’impunità di cui Israele ha goduto finora.

 

Le sofferenze del popolo Palestinese durano da decenni e sono inaccettabili- un lungo periodo di almeno 67 anni, marcato da apartheid, omicidi volontari, deportazioni e trasferimenti forzati della popolazione, distruzione ed appropriazione di beni, trattamenti discriminatori e brutali. Visti gli ostacoli che Israele e i suoi alleati hanno continuamente frapposto al raggiungimento di una pace giusta è giunto finalmente il tempo di affrontare gli abusi subiti dal popolo palestinese: cioè ricorrendo ad un sistema di giustizia internazionale, realmente indipendente, che esamini e giudichi le gravi violazioni del diritto internazionale ed umanitario commesse contro la popolazione civile palestinese.

 

Richiamiamo le parole di Fatou Bensounda, Procuratore capo del CPI (The Guardian, 29 agosto 2014) “In virtù della natura del mandato del tribunale, ogni situazione nella quale il Procuratore agirà, avrà un implicazione politica. Il mio mandato come Procuratore capo, ciononostante, è chiaro: investigare e perseguire crimini basati sui fatti e sull’applicazione precisa della legge in piena indipendenza e imparzialità [..] Sia coi fatti che con le parole ho fatto capire in modo inequivocabile che l’ ufficio del Procuratore eseguirà il suo mandato senza timore e senza favori, laddove la giurisdizione sarà stabilita, e con decisione perseguirà - indipendentemente da status e da appartenenze – chi ha commesso crimini di massa che turbano la coscienza dell’umanità. L’approccio del mio ufficio al caso palestinese non sarà diverso se la giurisdizione della corte sarà chiamata ad intervenire sullo stesso."

 

Facciamo appello a tutti gli Stati e a tutte le parti interessate affinchè ascoltino le sagge parole del Procuratore Capo Fatou Bensouda; in particolare chiediamo agli Stati parte della Corte di cooperare pienamente, come previsto dagli obblighi assunti in sede di ratifca dello Statuto di Roma (Capitolo IX dello Statuto), con la CPI nelle sue inchieste e azioni giudiziarie.

E’ essenziale che la giustizia internazionale possa operare liberamente: per prevenire nuovi attacchi su Gaza e porre fine alle punizioni collettive sulla popolazione palestinese, già tormentata da insostenibili condizioni di vita, per riaffermare il ruolo della legge e raggiungere una pace duratura.

 

 

 

di Anna Farkas

 

Perché firmare? Per dire no alla continuazione dei crimini di Israele.

L’impunità di Israele sembra non finire mai. Sono trascorsi, infatti, più di 67 anni da quando, prima ancora che l’Onu adottasse nel 1947 la Risoluzione 181 sulla spartizione della Palestina storica e vi fosse, nel 1948, la dichiarazione unilaterale di istituzione dello Stato di Israele, iniziarono in Palestina, ad opera di formazioni paramilitari, poi confluite nell’esercito israeliano, aggressioni armate, espropriazioni, distruzioni, eccidi che portarono alla deportazione e al trasferimento forzato della popolazione. In pochi mesi furono cancellate 9 città, distrutti 532 villaggi, uccisi migliaia di palestinesi, mentre 900.000 furono scacciati dalle loro case e dalla loro terra. Da allora non c’è stata più pace in Palestina, nonostante le numerose risoluzioni ONU di condanna.

 

Nei decenni seguenti Israele ha proseguito nelle sue politiche di discriminazione razziale, di apartheid, di espulsione degli abitanti storici e naturali, di espansione territoriale fino ad incamerare circa l’80% della Palestina contro il 55% assegnato dall’ONU. Ciò si è accompagnato ad altri crimini, tra cui la demolizione delle case palestinesi, la repressione violenta, il ricorso sistematico a trattamenti inumani e degradanti, agli omicidi mirati, alla tortura e all’imprigionamento senza processo e senza accusa, anche di minori, fino alle terribili aggressioni punitive su Gaza.

Nell’ultima, dell’estate 2014, i morti sono stati più di 2.200, quasi tutti civili e per metà donne e bambini, i feriti oltre 11.000. Sono state distrutte proprietà e abitazioni senza alcuna giustificazione militare, sono stati attaccati intenzionalmente civili ed edifici civili (scuole, rifugi ONU, ospedali, ambulanze, centrali elettriche, infrastrutture, luoghi di culto), sono state usate persone come scudi umani.

 

Con la decisione nel 2012 da parte dall’Assemblea Generale ONU di elevare la Palestina a “Stato osservatore, non membro”, il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha potuto presentare, il 31 dicembre 2014, il documento di adesione al Trattato di Roma e alla Corte Penale Internazionale (CPI). L’adesione è stata accettata dal Segretario Generale ONU il quale ha stabilito che la Palestina diventerà ufficialmente uno stato parte della CPI a partire dal 1 aprile 2015. La Corte potrà allora esercitare la propria giurisdizione sui crimini di guerra, contro l’umanità e di genocidio commessi in territorio palestinese a prescindere dalla nazionalità dei presunti perpetratori, siano essi israeliani, palestinesi o altri.

Il percorso che si è aperto con la decisione di aderire alla CPI, tuttavia, è irto di ostacoli e pericoli per i palestinesi, che dovranno fronteggiare la rabbia di Israele che, disperatamente, vuole mantenere il proprio regime coloniale e di apartheid. Ed infatti Israele ha già messo in atto diverse manovre e minacce, che vanno ben oltre il trattenimento di milioni di dollari provenienti dalle tasse raccolte per conto della Autorità Nazionale Palestinese.

 

Perciò tale percorso va sostenuto e incoraggiato, soprattutto da parte degli Stati aderenti alla CPI, ai quali chiediamo di cooperare pienamente, con la stessa. E’ l’applicazione del diritto l’unico strumento che può veramente mettere in discussione l’impunità di Israele e portare giustizia in Palestina.

 

Rete Romana di Solidarietà con il Popolo Palestinese

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Primi firmatari:

Firme individuali

Cesare Antetomaso, Avvocato

Frank Barat, Coordinatore Tribunale Russell sulla Palestina; Presidente, Palestine Legal Action Network

Mons. Hilarion Capucci, Arcivescovo Emerito di Gerusalemme in esilio

Wassim Dahmash, Professore e Ricercatore di lingua e letteratura araba, Università di Cagliari

Mireille Fanon-Mendes-France, Esperta ONU

Giovanni Franzoni, già abate della basilica di S. Paolo, pubblicista

Domenico Gallo, Consigliere della Corte di Cassazione

Fausto Giannelli, Avvocato, Coordinatore Giuristi Democratici Modena

Giancarlo Guarino, Ordinario Diritto Internazionale, Università di Napoli Federico II

Francesca Koch, Presidente della Casa Internazionale delle Donne

Teresa Lapis, Avvocato e docente di diritti umani, Università di Venezia

Rania Madi, Consulente ONU Ginevra, Badil Resource Center

Mairead Maguire, Premio Nobel per la pace

Fabio Marcelli, Ricercatore, Istituto Studi Giuridici Internazionali del CNR.

Luisa Morgantini, già Vicepresidente del Parlamento Europeo

Dario Rossi, avvocato, coordinatore giuristi democratici di Genova.

Yousef Salman, Delegato Mezzaluna Rossa Palestinese in Italia

Gianni Tognoni, Ricercatore & Segretario generale del Tribunale Permanente dei Popoli

Nicola Vetrano, Avvocato, Napoli

Vincenzo Vita, già Senatore del Parlamento Italiano & giornalista

Reti, associazioni, organizzazioni

Rete Romana di Solidarietà con il Popolo Palestinese

Rete ECO – Ebrei contro l’occupazione (ONLUS)

 

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