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11/11/2015

 

Ong, guardiani imparziali dei diritti umani o quinte colonne politiche?

 

Sotto il nostro articolo “Trascrizione dell'interrogatorio del regime israeliano a un bambino palestinese di 13 anni” riceviamo oggi questi commenti di un nostro assiduo commentatore e attento lettore, nome non all'anagrafe ARCP, per le nostre affermazioni ironiche su Amnesty International e HRW presenti nel sottotitolo. Qui i suoi commenti:

 

“non ve lo volevo dire, ma AI e HRW denunciano israele da anni.

siete sempre più ridicoli, ma forse sono io che vi seguo da poco”.

 

 

 “Purtroppo siete solo dei propagandisti.

Vi ho dato chiari riferimenti a gravi fatti avvenuti in Venezuela per mano del chavismo e non avete scritto una riga a riguardo.

calunniate gente e vi beate di carcere e persecuzione politica di chi non la pensa come voi.

vi bevete il 100% della propaganda governativa, come marionette.

Riguardo israele, HRW copre questi temi da sempre:

https://www.hrw.org/news/2015/07/19/israel-security-forces-abuse-palestinian-children non c'è bisogno di girare un bel niente.”

 

Il riferimento al Venezuela è per una nostra lettera firmata con Contropiano, Nuestra America e LatinoAmerica tutti i sud del mondo di Gianni Minà, indirizzata al portavoce italiano di Amnesty Italia Riccardo Noury per la dichiarazione (secondo noi) incredibile della rappresentante Amnesty dell'America Latina sull'arresto di Leopoldo Lopez e sulla decisione della sede italiana della ONG di non dare seguito ad una richiesta di incontro formale da parte del Comitato delle Vittime delle Guarimbas. Qui il riferimento.

 

Il commento ci è utile non solo perché accogliamo sempre bene le critiche, anche se l'augurio è sempre quello di trovare interlocutori più educati di ARCP, ma perché ci permette di affrontare per la prima volta, come riflessione e non come analisi conclusiva, il ruolo delle Organizzazioni non Governative (ONG), che tutelano per statuto democrazia e diritti umani sullo scenario internazionale.

 

«La natura della guerra del XXI secolo è cambiata (…) Noi combattiamo contro armi psicologiche, sociali, economiche e politiche. Nei Governi, se i soggetti non obbediscono, i leader non hanno potere. Queste sono le armi che attualmente si usano per abbattere i Governi senza ricorrere alle armi convenzionali». Non si può non partire, secondo noi, dalla riflessione del noto politologo e scrittore americano Gene Sharp che in Dalla dittatura alla democrazia ha illustrato in modo magistrale tutte le tecniche utilizzate oggi per portare a compimento i vari “golpe blandi”, “golpe morbidi” o rivoluzioni colorate. La libertà semantica è una delle poche che ancora abbiamo e quindi scegliete voi il termine che preferite. 

 

Scrive sempre Sharp come le guerre che si combattono “corpo a corpo” non sono efficaci e implicano enormi costi economici e di spostamento. L'esempio di Iraq e Afganistan è emblematico.  Per Gli Stati Uniti un'alternativa comunque esiste e si chiama sovversione dell'ordine costituzionale e democratico dei paesi giudicati “scomodi” attraverso 198 metodi diversi elencati da Sharp, sintetizzabili più o meno in questi cinque passaggi:

 

1. La prima tappa consiste nel promuovere azioni non violente per generare e promuovere un clima di malessere nella società. Tra queste azioni si possono annoverare le accuse di corruzione, potenziamento degli intrighi o divulgazione di rumors.

 

2. La seconda tappa consiste nello sviluppare campagne per la «difesa della libertà di stampa e dei diritti umani», accompagnate da accuse di totalitarismo contro il Governo in carica.

 

3. La terza tappa si fonda nella lotta attiva per le rivendicazioni politiche e sociali e nella manipolazione delle masse affinché intraprendano manifestazioni e proteste violente, minacciando le istituzioni.

 

4. La quarta tappa si basa sull’esecuzione di operazioni di guerra psicologica e di destabilizzazione del Governo, creando un clima di “ingovernabilità”.

 

5. La quinta e ultima tappa ha come scopo costringere alla rinuncia il Presidente di turno, mediante sommosse stradali per il controllo delle istituzioni, mantenendo nel frattempo alta la pressione nella strada. Parallelamente si prepara il terreno per un intervento militare, mentre si sviluppa una guerra civile prolungata con isolamento internazionale del paese.

 

I cavalli di troia, le quinte colonne, come sono state definite correttamente,  per imporre questi passaggi in paesi con governi giudicati scomodi e quindi da abbattere sono alcune Ong, che per statuto dichiarano di tutelare e promuovere diritti umani all'estero. All'estero, chiaramente. Perché all'interno non si accorgono che solo a luglio 118 cittadini americani sono risultate vittime della polizia americana, che uccide una persona ogni 6,5 ore. Non si accorgono che negli Stati Uniti quasi 47 milioni di nord-americani vivono in condizione di povertà (la libertà dal bisogno è il primo diritto umano?); non si accorgono che 46 milioni di nord-americani si rivolgono alla banca alimentare ogni anno; non si accorgono che oltre un milione e mezzo di bambini nel paese ha dormito in un rifugio per senzatetto nel 2014; non si accorgono che nel paese è detenuta il 25% della popolazione carceraria del mondo, perlopiù afroamericani e ispanici. Qui altri dati sulla crisi umanitaria in corso negli Stati Uniti.

 

Non si accorgono di nulla all'interno e, figuriamoci del “terrorismo” per usare un'espressione di Noam Chomsky, all'esterno, della campagna droni in Pakistan e Yemen, o dello sterminio di civili in Iraq, per fare solo due esempi. Per un misterioso incantesimo, tuttavia, e perché i finanziatori di questi guardiani della democrazia e dei diritti umani coincidono spesso con quelli delle corporazioni della stampa, i loro rapporti liberi, indipendenti, trasparenti e tutti gli aggettivi che finiscono in -enti che si auto-attribuiscono, forniscono a Wasghington sempre il pretesto per invadere il paese successivo. 

 

Molte di queste Ong servono un obiettivo chiaro: la seconda e terza tappa indicata da Sharp. Ucraina, Libia e Siria sono solo i tre esempi più recenti. Non a caso alcuni paesi, la Russia in particolare, hanno iniziato a considerare persone non gradite questi guardiani dei diritti umani. 

 

“Calunniate gente”, ci accusa ARPC. Se pensare che tutto questo sia “calunniare” queste Ong giudicatelo voi. Noi ci poniamo alcune domande: chi controlla questi guardiani? E chi decide quale sia il diritto umano che merita un rapporto o meno della Ong? I diritti sociali e, primo tra tutti, il diritto alla vita, non è un diritto umano che dovrebbe essere posto al centro dell'operato di queste Ong? E perché in alcuni paesi ci si ferma alla denuncia di un atto, come una fotografia della situazione, e in altri c'è la richiesta formale al governo di cambiare atteggiamento, premessa alla chiamata della famigerata “responsabilità di proteggere” della comunità internazionale? 

 

Nel caso specifico di Israele e il riferimento al rapporto di HRW indicato, noi consideriamo proprio questo. Rispetto ad i crimini contro l'umanità verso una popolazione, HRW denuncia, fa la fotografia, ma non riesce poi ad incidere. La responsabilità è, chiaramente, della stampa, che non filtra ad esempio questo rapporto martellando e condizionando l'opinione pubblica. Ma anche della Ong di riferimento che, a differenza di altre occasioni, non si spinge fino a certificare il fallimento delle strutture governative in questione, premessa alla “responsabilità di proteggere”.

 

Fino al giorno in cui queste organizzazioni non diranno che negli Stati Uniti è in corso una grave crisi umanitaria e il regime si è macchiato e continua a macchiare di crimini contro l'umanità, con una politica estera di un regime ormai fuori controllo, pericoloso e che deve essere fermato immediatamente per la tutela dei diritti umani mondiali. Non dicono, o scrivono in un rapporto, che debba azionarsi la “responsabilità di proteggere” della comunità internzionale contro il regime di Washington e di Tel Aviv; fino a quel giorno, nostra personale opinione, non hanno credibilità come guardiani dei diritti umani del mondo.

 

“Vi bevete il 100% della propaganda governativa, come marionette”, ci accusa. Di quale propaganda governativa parli non sappiamo, crediamo non quella di Obama o ripetuta a copione da Renzi e altri vassalli, quella per intenderci che leggete e ascoltate nella totalità dei media di propaganda di massa. Quel che sappiamo è che continueremo a porre quelle domande sull'operato del guardiano dei diritti umani. 

 

P.s. In Venezuela la disoccupazione passata dal 10,6% del 1999 all'attuale 5%. Per la lotta alla povertà i dati affermano che la povertà estrema è stata dimezzata: 10,8% nel 1998, 5,4% attualmente. Mentre la malnutrizione è stata letteralmente abbattuta visto che nel 1998 faceva segnare un 21%, adesso divenuto 2%. Un importante obiettivo raggiunto dal Venezuela, confermato dal premio ricevuto dalla FAO, che ha voluto rendere omaggio al risultato raggiunto dai governi di Chávez e Maduro. Tanto che la Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite ha voluto dedicare il suo programma internazionale per l'eliminazione della fame a Chávez. Non sono conquiste storiche dal lato dei diritti umani? 

Il Venezuela di oggi è il paese che a livello regionale fa segnare il più basso livello di disuguaglianza, misurato dal coefficiente di Gini, che è sceso dallo 0,5 allo 0,382. 

La spesa sociale è più che raddoppiata: nel 1998 veniva investito l'11,3% del Prodotto Interno Lordo, mentre attualmente la cifra supera il 23%. Oltre 20 milioni di persone hanno beneficiato delle cosiddette 'Missioni Sociali'. Attualmente 2,1 milioni di persone ricevono una pensione di vecchiaia, mentre in epoca di regime neoliberista solo in 387mila ricevevano una pensione. Non sono conquiste storiche dal lato dei diritti umani?

Comparate ora questi dati con la crisi umanitaria in corso negli Stati Uniti e i problemi sociali crescenti nei paesi europei.

 

 

P.s 2 “calunniate gente e vi beate di carcere e persecuzione politica di chi non la pensa come voi”.

 

Rispondiamo con una lettera scritta dal Comitato delle vittime delle Guarimbas, le vittime dirette dell'azione di chi oggi è in carcere per una sentenza di un tribunale sovrano di un paese indipendente, sotto attacco dalle solite forze golpiste (e solite Ong amiche).

 

“È forse “difendere le idee” ricevere una grossa somma di danaro sotto forma di donazione, nel 1999, quando López era consulente della società statale “Petróleos de Venezuela”, proprio quando la madre, Antonieta Mendoza, era Direttrice degli Affari Pubblici dell’impresa? La lotta contro la corruzione non è una delle sue bandiere di lotta? 

È forse “difendere le idee” l’aver partecipato attivamente nel 2002, alla persecuzione e detenzione illegale dell’allora ministro degli Interni, Ramón Rodríguez Chacín, durante il Colpo di Stato contro Hugo Chávez? 

Si “difendono le idee” appoggiando e permettendo che un gruppo di militari attivi della Forza Armata Nazionale prendesse Piazza Altamira a Caracas per trasformarla in “territorio liberato” e piattaforma mediatica da cui lanciare gli appelli alla disobbedienza istituzionale e a un Colpo di Stato?

Si “difendono le idee” convocando e appoggiando azioni violente, con il piano denominato “L’uscita”, che hanno causato 43 morti e 878 feriti, oltre a perdite incalcolabili per la distruzione di infrastrutture destinate alla garanzia dei diritti umani su tutto il territorio nazionale?”   

E poi concludono: “Tutti i fatti che abbiamo appena citato sono solo un esempio delle tante violazioni della legge e dello Stato di Diritto nel nostro Paese, commesse da questo cittadino che Lei con le sue dichiarazioni difende. Questi fatti descritti mostrano che non vi è una difesa di semplici ideali come Lei ha detto, ma un tentativo reiterato e sistematico di rovesciare un modello di Stato democratico, con gravi conseguenze per centinaia di persone”.

 

Chi vuole tutelare i diritti umani con credibilità e legittimità, deve stare dalla parte delle vittime delle violenze delle Guarimbas, non del loro carnefice. 

 

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