Electronic Intifada

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18 nov 2015

 

La distruzione di al Aqsa non è una teoria cosspirativa

di Ilan Pappe

docente di storia e direttore dell’ European Centre for Palestine Studies all’università di Exeter Uk

traduzione di Amedeo Rossi

 

E’ fondamentale chiedersi, sia per chi è credente che per chi è laico, al-Aqsa è in pericolo?, scrive il docente israeliano Ilan Pappe

 

“E’ inutile,” sostiene il colonizzatore nel classico trattato di Albert Memmi ‘Il colonizzatore ed il colonizzato’, “cercare e prevedere le azioni del colonizzato (‘sono imprevedibili!’ Con loro, non si sa mai!)” Al colonizzatore sembra che ” una strana e fastidiosa impulsività guidi le azioni del colonizzato.” L’unica spiegazione ufficiale che Israele e i suoi sostenitori possono dare sul perché i palestinesi si sono recentemente ribellati è che sono stati influenzati dalla propaganda islamica. In base a quanto sostengono gli israeliani, questa propaganda ha facilmente incitato gli “impulsivi e imprevedibili” palestinesi nelle scorse settimane.

In generale, i commentatori occidentali sono stati più propensi ad inserire la resistenza nel più complessivo contesto dell’oppressione subita dai palestinesi. Ma questo approccio degli occidentali, sviluppato soprattutto da accademici e giornalisti progressisti, ha qualcosa in comune con quello israeliano: considera senza fondamento e irrilevante l’argomento che Israele sta progettando la demolizione della moschea di al-Aqsa a Gerusalemme o la costruzione del “Terzo Tempio” sul complesso dell’ Haram al-Sharif [la Spianata delle Moschee]. Quest’accusa appare sui media occidentale come un mero pretesto che ha solo casualmente scatenato la rivolta palestinese.

Non si può negare che dopo circa 50 anni di una colonizzazione brutale non ci sia bisogno di guardare molto lontano per capire la gravità della disperazione e del livello di collera provato dai palestinesi.

Tuttavia questo comprensibile impulso ad agire contro l’oppressione non ci deve portare a ignorare i progetti di Israele riguardo all’Haram al-Sharif. Né possiamo accettare che le preoccupazioni di arabi e palestinesi nei confronti di Israele siano frutto dell’immaginazione orientale e non siano radicate nella realtà. In effetti, potrebbero essere fondate.

It is, therefore, crucial to ask, whether you are religious or secular: is al-Aqsa in danger? If it is, then its precarious future is not just an offense to Islam but also a further indication of how far Israel’s settler-colonial project could go.

E’ quindi fondamentale chiedersi, sia i credenti che i laici: al-Aqsa è in pericolo? Se lo è, allora il suo futuro precario non è solo un’offesa nei confronti dell’Islam, ma anche un’ulteriore indicazione di fin dove possa arrivare il progetto di colonialismo d’insediamento di Israele.

 

Crimine archeologico

La demolizione di luoghi arabi ed islamici a Gerusalemme non è estranea alle politiche ed ai comportamenti israeliani. Nel 1967 Israele ha raso al suolo il “Quartiere Marocchino” nella Città vecchia di Gerusalemme. Era una gemma architettonica della civiltà islamica che risaliva al XII° secolo e che aveva ospitato alcuni degli ordini religiosi islamici più importanti.

Quando il Sionismo è comparso in Palestina, i suoi leader non solo hanno cercato di acquistare terre per gli insediamenti, ma anche di comprare quella che consideravano come la Gerusalemme ebraica.

Il barone Edmond Rothschild ha tentato di comprare il quartiere alla fine del XIX° secolo, come ha fatto la dirigenza sionista sotto il Mandato britannico – senza alcun risultato. Quando il tentativo di comprarlo non ha funzionato, [il quartiere] è stato preso con la forza durante la guerra del 1967 e demolito.

La demolizione ha incluso la distruzione della moschea di “Sheikh Eid”, costruita da un figlio del Saladino, che aveva liberato Gerusalemme dai crociati. Quando, qualche anno dopo, è venuto a sapere della distruzione, Benjamin Kedar, storico e vicepresidente dell’Accademia nazionale israeliana delle scienze, ha dichiarato al giornale israeliano Haaretz che “si è trattato di un crimine archeologico.”

La distruzione di moschee non era una pratica nuova, o limitata a Gerusalemme. Le forze sioniste hanno lasciato pochissime moschee intatte nella distruzione di villaggi e città palestinesi durante la Nakba – l’operazione di pulizia etnica del 1948. Le autorità israeliane allora hanno trasformato molte delle rimanenti moschee in club, ristoranti e stalle.

 

Geografia della distruzione

Quindi né i monumenti storici di Gerusalemme né le moschee in tutta la Palestina sono state immuni dalle politiche distruttive dei colonizzatori. Questa devastazione dell’eredità islamica del Paese è profondamente scolpita nella memoria collettiva palestinese. I palestinesi hanno anche assistito frequentemente alla distruzione di edifici da parte di Israele con bulldozer blindati D-9, forniti dalla ditta statunitense Caterpillar.

Tuttavia non è solo questo vivido ricordo della geografia delle distruzioni israeliane che inculca timori tra molti circa il futuro di al-Aqsa. E’ un’analisi realistica dell’ideologia di alcune delle potenti forze politiche attuali in Israele che sono rappresentate nel governo in carica di Benjamin Netanyahu.

Il più importante di questi è il crescente movimento nazionalista religioso. E’ sempre stato una forza marginale, ma attualmente è parte del sistema di potere.

Come ha rilevato recentemente Or Kashti di Haaretz, una parte del curriculum del sistema scolastico (Israele ha tre sistemi scolastici: uno ebreo secolarizzato, uno nazionalista religioso e un terzo “arabo”) di questo movimento è un programma che sostiene la costruzione del “Terzo Tempio”.

Si dice agli alunni che la costruzione del tempio è un’aspirazione di tutta l’umanità. Kashti ha parlato con esperti che hanno letto il programma e, benché sottolinei che questo non ha un diretto rapporto con la distruzione di al-Aqsa, agli alunni viene inculcata l’idea che siano alla vigilia della redenzione ebraica (Geula) del monte [del Tempio, cioè la Spianata delle Moschee. Ndtr.].

Questo programma è appoggiato da Naftali Bennet, il ministro dell’Educazione. Insieme al suo collega Uri Ariel, Bennet è membro del partito “La Casa Ebraica”, che si è impegnato a rimpiazzare al-Aqsa con un tempio ebraico. In seguito alle elezioni dell’inizio dell’anno, Ariel è stato nominato ministro dell’Agricoltura. Nel suo ruolo precedente di ministro dell’Edilizia ha invocato esplicitamente la costruzione del nuovo tempio sopra al-Aqsa. Non è un politico marginale, e neppure il suo partito. Il governo israeliano appoggia con finanziamenti e con altri mezzi parecchie organizzazioni che invocano apertamente un simile progetto. La più importante di queste è il “Temple Institute [l’Istituto del Tempio]” di Gerusalemme, fondato dal rabbino Yisrael Ariel. I suoi finanziamenti sono stati indagati dal giornalista di Haaretz Uri Blau.

Il principale obiettivo dell’istituto, secondo il suo sito web, è di “vedere Israele ricostruire il Sacro Tempio sul Monte Moriah (il complesso della moschea di al-Aqsa), in base ai comandamenti della Bibbia.” Non c’è niente di risibile o inimmaginabile nel prendere in considerazione la possibilità che uno zelota sionista un giorno realizzi un simile progetto.

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