Maannews - Dec. 18, 2015 16:07 - Un palestinese è stato ucciso e arrestato dopo aver tentato di schiantare il suo veicolo contro il checkpoint militare delle forze israeliane dispiegate a Qalandiya vicino a Ramallah. Un portavoce della polizia israeliana, Luba al-Samri, ha detto che un uomo in un veicolo con targa palestinese si è avvicinato al checkpoint di corsa verso le forze di polizia e i soldati israeliani nel tentativo di investirli. "Una guardia ha poi aperto il fuoco contro la macchina, mentre questa colpiva una colonna di cemento", ha dichiarato al-Samri in un comunicato. Le forze israeliane hanno aperto il fuoco di nuovo quando l'uomo a bordo del veicolo, un palestinese sulla trentina, è uscito dalla macchina correndo verso le forze di sicurezza. L'uomo è stato colpito alle gambe prima di essere arrestato e portato in un ospedale per il primo soccorso. Il portavoce ha aggiunto che non sono stati riportati feriti israeliani.Al-Samri ha aggiunto che il sospetto era dal villaggio di Turmusayya a nord di Ramallah.


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17 dic 2015

 

Palestinese ucciso a Nablus, nuove restrizioni a Hebron

 

I palestinesi devono fornire, a voce, il nuovo numero di identificazione attribuitogli dagli israeliani quando entrano ed escono dai check point che cingono Shuhada Street. Tutti hanno un numero, anche i bambini. Per B’Tselem si tratta di un’altra punizione collettiva.

 

Roma, 17 dicembre 2015, Nena News –

 

Un palestinese è stato ucciso stamattina dai soldati israeliani vicino al check point di Huwarra, a nord di Nablus, nei Territori occupati palestinesi.

La dinamica dell’accaduto è la stessa che si ripete ormai da settimane: il giovane avrebbe tentato di accoltellare uno dei militari che hanno aperto il fuoco uccidendolo. Una ricostruzione dei fatti, fornita dai media israeliani, che è spesso contestata dalle Ong. Le organizzazioni per i diritti umani internazionali e locali hanno denunciato la politica israeliana del “spara e uccidi” posta in essere dalle forze israeliane nei confronti dei palestinesi. Con il giovane ucciso oggi a Nablus, sale a 123 il bilancio dei palestinesi morti dall’inizio di ottobre. Sono 11.300 quelli feriti nei mesi di ottobre e di novembre, secondo dati Onu. Sono 19 gli israeliani uccisi in aggressioni da parte dei palestinesi.

L’ondata di proteste che sta investendo i Territori Occupati, così come le città palestinesi nello Stato di Israele, non cessa. In strada i giovani palestinesi manifestano la rabbia dovuta al protrarsi di un’occupazione brutale, alle violazioni israeliane sulla Spianata delle Moschee e all’espansione coloniale che impedisce nei fatti il controllo da parte palestinese di Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est (i territori in cui, secondo la comunità internazionale e il governo di Ramallah, dovrà costituirsi il futuro Stato di Palestina).

Intanto, la città di Hebron è sempre più stretta nella morsa delle forze israeliane, presenti con circa 17 check point. È stata dichiarata zona militare a fine ottobre e, secondo quanto riferito da Al Jazeera, l’esercito ha introdotto un nuovo sistema numerico di identificazione per i circa trentamila palestinesi residenti in città, o meglio in quel 20 per cento di città che è sotto il totale controllo di Israele. In quest’area c’è anche Shuhada Street, che un tempo era una strada animata e che ora è una via semideserta, occupata dai coloni (circa 500 in insediamenti illegali) e presidiata da decine di militari. Quei pochi palestinesi che vivono a, o vicino a, Shuhada Street dovranno sottoporsi a ulteriori controlli di sicurezza.

Oltre a dover mostrare i propri documenti di identificazione, i palestinesi devono anche fornire, a voce, il nuovo numero di identificazione attribuitogli dagli israeliani quando entrano ed escono dai check point che cingono Shuhada Street. Tutti hanno un numero, anche i bambini. Tuttavia, stando alle testimonianze raccolte da Al Jazeera, i soldati non hanno distribuito documenti con il nuovo numero di identificazione, ma verificano la corrispondenza del numero su una lista in loro possesso.

Si tratta di “misure precauzionali” per tutelare tutti i residenti, ha detto un portavoce delle Forze armate dello Stato ebraico, ma per l’organizzazione israeliana B’Tselem, è un’latra forma di punizione collettiva. Chi non è nella lista non passa, e non avendo in mano un documento con il proprio numero, è facile trovarsi la strada barrata a causa di dimenticanze ed errori nella compilazione delle liste. Nonostante questa morsa sempre più stretta sulla citta di Hebron, alcuni nel governo israeliano ritengono ancora insufficienti le misure di sicurezza adottate, come leader di Casa Ebraica Naftali Bennett. Nena News

 

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