Ansa - 30 settembre 2015 - "Fino a che Israele rifiuta di impegnarsi sugli accordi firmati con noi rendendoci un'autorità senza poteri reali e fino a che Israele si rifiuta di fermare le attività di colonizzazione e di liberare i prigionieri palestinesi, non abbiamo altra scelta … Non possiamo essere i soli ad attuare gli impegni e Israele violarli continuamente … Non possiamo quindi continuare a ritenerci legati a questi accordi. Israele deve assumersi tutte le sue responsabilità di potenza occupante perché questo status quo non può continuare …. Chiedo al governo di Israele di fermarsi, prima che sia troppo tardi, dal colpire i luoghi sacri dell'Islam e della cristianità a Gerusalemme …. O si perseguono la pace e la soluzione dei due Stati, o si incoraggia l'estremismo".


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30 settembre 2015

 

Abu Mazen all’Onu: - “Non siamo più legati ad accordi di Oslo con Israele”

 

Nel suo discorso al Palazzo di Vetro, il presidente dell'autorità palestinese chiede protezione internazionale da Israele. Vuole che Tel Aviv ponga fine "all'occupazione più lunga della storia" e che smetta di "colpire i luoghi sacri dell’Islam e della cristianità a Gerusalemme". E avverte: "Senza la creazione dei due Stati, si incoraggia l'estremismo"

 

Parla davanti all’assemblea Onu nel giorno del primo alzabandiera ufficiale della Palestina, che nel 2012 ottenne lo status di Stato osservatore non membro. Spiega che “Israele ci lascia senza scelta” poiché “viola costantemente gli accordi” e “si rifiuta di rispettarli”: quindi, non si sente più vincolato al trattato di Oslo. Ad annunciarlo è il presidente dell’autorità palestinese Abu Mazen che nel suo intervento al Palazzo di Vetro chiede protezione internazionale da Israele e vuole che Tel Aviv ponga fine “all’occupazione più lunga della storia”, perché “o si perseguono la pace e la soluzione dei due Stati, o si incoraggia l’estremismo“.

Abu Mazen, oltre ad avanzare ancora una volta la richiesta per la formazione di uno stato indipendente, chiede al governo di Netanyahu “di fermarsi, prima che sia troppo tardi, di colpire i luoghi sacri dell’Islam e della cristianità a Gerusalemme“. Il riferimento va in particolare alla moschea di Al-Aqsa, dove la polizia israeliana ha fatto irruzione a luglio dopo il lancio di pietre da parte di alcuni palestinesi.

Dietro alle parole di Abu Mazen c’è Hamas, che gli ha chiesto di annunciare la cancellazione di tutti gli accordi sottoscritti con Israele, inclusi quelli relativi al coordinamento di sicurezza. Il portavoce della fazione islamica Sami Abu Zuhri, citato dai media, ha detto che quello attuale “è un momento decisivo” e che occorre una strategia nazionale tale da permettere ai palestinesi di fronteggiare “i crimini di Israele e proteggere” proprio “la Moschea di Al-Aqsa“.

Abu Mazen ha poi attaccato Israele anche sul fronte degli accordi: “fin quando si rifiuterà di rispettarli“, “di impegnarsi rendendoci un’autorità senza poteri reali”, “di fermare le attività di colonizzazione” e “di rilasciare tutti i prigionieri palestinesi – ha aggiunto – ci lascia senza altra scelta che quella di insistere che non resteremo l’unica parte impegnata”. Quindi ha rivolto un appello a tutti i capi di Stato presenti all’Assemblea: “Per favore, ci appelliamo a voi, abbiamo bisogno della vostra protezione internazionale“.

Nel suo discorso ha anche accusato il governo israeliano di distruggere la soluzione dei due stati e di “continuare con l’espansione illegale degli insediamenti in Cisgiordania, soprattutto a Gerusalemme Est occupata”. Israele, ha detto Abbas, “continua con il blocco della Striscia di Gaza, acuendo così le immense sofferenze della popolazione, sfidando le risoluzioni Onu e gli accordi siglati tra le parti”. Il leader palestinese ha infine chiesto di porre fine alla pratica degli “umilianti” checkpoint in Cisgiordania. “Le politiche del governo israeliano portano alla chiara conclusione che stanno facendo di tutto per distruggere la soluzione dei due stati – ha detto – Non c’è altra spiegazione”.

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