Questo articolo è originariamente apparso su Al Araby Al Jadeed

http://znetitaly.altervista.org/

19 giugno 2015

 

E’ ora di cancellare la Linea Verde di Israele

di Neve Gordon

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

Cinquanta studenti circa erano seduti sul pavimento di cemento di  una baracca che serve come ricovero di fortuna e che assorbiva il calore del deserto mentre ascoltavano Salim che parlava dell’imminente distruzione di Umm al Hiran e Atir, due  misconosciuti villaggi beduini situati a venti minuti dal mio appartamento a Beer-Sheva (la più grande città del deserto del Negev, n.d.t.). Il 6 maggio, la Corte Suprema ha deliberato che i villaggi potevano essere distrutti, preparando la strada perché il  governo procedesse con il suo piano di costruzione di un insediamento palestinese chiamato Hiran al posto di Umm al Hiran e anche di sostituire il contiguo villaggio di Atir con un foresta del  Fondo Nazionale Ebraico. Se questi piani saranno realizzati, circa 900 cittadini beduini palestinesi saranno spostati  con la forza dalle loro case.

Salim ha detto agli studenti che cosa stava progettando il villaggio allo scopo di capovolgere il verdetto, mentre insisteva che la soluzione non sarebbe arrivata dai tribunali. Questi, ha detto, operano a servizio del potere e “perciò abbiamo bisogno di rivolgerci direttamente al potere; abbiamo bisogno di convincere Bibi [il Primo Ministro Netanyahu] di ritrattare  gli ordini di demolizione. Abbiamo la necessità di riunire le forze e di protestare contro questo atto immorale,” ha detto.

A un certo punto mi sono rivolto a Salim e gli chiesto perché i residenti di Umm al Hiran non uniscono le loro forze con i vicini residenti di Susya , anche essi minacciati di sfratto e demolizione.

Soltanto 20 km separano Umm al Hiran dal piccolo villaggio palestinese di Susya. Per oltre due decenni i residenti di Susya hanno lottato contro i tentativi dei coloni ebrei e dell’Amministrazione Civile di cacciarli dalla loro piccola striscia di terra. Il 5 maggio, un giorno prima della sentenza  riguardante Umm al Hiran e Atir, la Corte Suprema di Israele ha deciso di non  emettere   un’ingiunzione contro la demolizione di Susya e l’espulsione dei suoi residenti. Anche lì, il governo può eseguire legalmente i suoi piani di demolizione in ogni momento.

Salim sé è rivolto a me e ha risposto: Loro sono in Cisgiordania e noi siamo in Israele, loro vivono sotto l’occupazione e noi siamo cittadini. Abbiamo diritti come cittadini. Non siamo uguali.”

Soltanto 20 km separano Umm al Hiran da  Susya, e tuttavia lungo quei 20 km. è situata la Linea Verde.* Se una volta essa era concepita come un confine che poteva fornire una soluzione giusta tra Israeliani e Palestinesi, attualmente la Linea Verde serve come meccanismo molto efficace di controllo coloniale. Opera principalmente come  un espediente di separazione che, fin dal 1967 ha causato la promessa fittizia di due stati. In realtà, tuttavia, questa Linea Verde contribuisce a sostenere un regime razzista. Dopo tutto, la Linea Verde serve a rendere poco chiaro  che la logica che motiva lo sforzo di sradicare i residenti di Umm al Hiran e i residenti di Susya è la stessa identica cosa: la giudaizzazione dello spazio.

Paradossalmente, queste Linea Verde non è soltanto utilizzata dal governo israeliano per aiutare a sostenere il dominio coloniale di Israele, ma di essa si sono appropriati una   varietà  di altri protagonisti, compresi i diplomatici stranieri, i benefattori, le ONG per i diritti umani, e il pubblico israeliano in generale, sia ebrei che palestinesi.

Considerate il campo dei diritti umani. La maggior parte dei benefattori e delle organizzazioni per i diritti umani si focalizzano su un lato della Linea Verde; danno finanziamenti o alle ONG che promuovono i diritti dei palestinesi in Cisgiordania, o, in alternativa, forniscono aiuto finanziario alle ONG che operano entro i confini pre-1967, contribuendo così a riprodurre la differenza tra i residenti di Umm al-Hiran e di Susya.

Ceryamente,   Salim di Humm al-Hiran è un cittadino israeliano, e Nasser al Nuajah, di Susya, non lo è. Questa differenza, come qualsiasi avvocato per i diritti umani farà rapidamente notare, può, in certi casi, essere  significativa di fronte alle corti israeliane. In effetti, la risposta che mi ha dato Salim, è probabilmente influenzata dalle ONG per i diritti umani che hanno aiutato il suo villaggio per le strategie di fronte all’imminente espulsione. E, tuttavia, in questa congiuntura storica, si sta usando questa distinzione per eliminare il fatto che sia Salim che Nasser sono palestinesi la cui terra sta venendo espropriata per mandare avanti il progetto di giudaizzazione di Israele.

Mentre è vero che i regimi coloniali hanno sempre usato modi di dividere e conquistare per controllare gli abitanti colonizzati,   nel caso israelo/palestinese quello che è nuovo è che i benefattori progressisti e le ONG liberali per i diritti umani, stanno  involontariamente    rafforzando queste distinzioni e la logica che le produce.

Il membro della Knesset, Ayaman Odeh, capo della Lista Congiunta, è ben consapevole dell’impatto  “divisivo”  di tali distinzioni, e di recente è andato a parlare con i residenti di Abu  Ghosh  una delle due città palestinesi sulla strada che va da Tel Aviv a Gerusalemme, che non sono state distrutte durante la guerra del 1948. Ha detto ai residenti che per anni erano stati stigmatizzati per aver collaborato con le forze militari pre-stato sionista, e poi ha aggiunto: “Non siete collaborazionisti,  siete palestinesi.” Odeh capisce che l’unico modo di opporsi alla dominazione è di unire  coloro che sono dominati e di superare la divisione strategica che questa ha creato sul terreno.

Le organizzazioni per i diritti umani e i loro benefattori hanno bisogno di fare un analogo cambiamento concettuale. Il loro lavoro dovrebbe focalizzarsi sulla creazione di alleanze piuttosto che sul rafforzamento di distinzioni coloniali. E’ perciò ora che essi interiorizzino il fatto  che la Linea Verde non è una soluzione, ma una  finzione  e anche  violentemente distruttiva.

 

Note

*http://argomenti.ilsole24ore.com/parolechiave/linea-verde.html?refresh_ce

 


Neve Gordon è co-autore con Nicola Perugini del libro uscito  di recente The Human Right to Dominate  [Il diritto umano di dominare]

 


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://zcomm.org/znet/article/time-to-erase-israel-s-green-line

 

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