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04.09.2015

 

Siria, a Palmira continua la distruzione da parte dello Stato Islamico: demolita la storica torre Elahbel

di Emanuele Vena

 

La distruzione dell’inestimabile patrimonio storico di Palmira procede senza sosta. Secondo quanto dichiarato da Maamoun Abdulkarim, capo del Dipartimento Antichità e Musei in Siria, lo Stato Islamico avrebbe distrutto tre torri funerarie, tra cui spicca la Torre Elahbel, eretta nel 103 dopo Cristo e tra i reperti meglio conservati delle rovine antiche dell’area.

L’atto perpetrato dalle milizie del califfato è solo l’ennesimo portato avanti da maggio scorso, da quando cioè i fondamentalisti hanno occupato la città, dando il via alla distruzione di un sito archeologico che nel 1980 è entrato ufficialmente a far parte dei patrimoni dell’UNESCO.

Pochi giorni prima della conferma della demolizione della torre Elahbel era arrivata la notizia della distruzione del Tempio di Bel – ulteriormente avvalorata anche da immagini satellitari –, edificato nel primo secolo dopo Cristo e considerato il più importate patrimonio storico dell’intero sito archeologico. Risale ad agosto invece la distruzione del Tempio Baalshamin, che ha fatto seguito alla decapitazione di Khaled Asaad, 81-enne studioso responsabile dei reperti antichi di Palmira.

Nel frattempo continuano gli appelli da parte di Irina Bokova – direttore generale dell’UNESCO – affinché la comunità internazionale aumenti gli sforzi per porre fine alla distruzione sistematica di Palmira, un’azione considerata dalla Bokova alla stregua di un “crimine di guerra”, volta a privare il popolo siriano della sua storia e della sua identità.

La torre Elahbel, ultimo obiettivo della furia jihadista, era un edificio di quattro piani, capace di ospitare ben 300 sarcofagi. L’edificio rappresentava – insieme all’intero complesso della Valle delle Tombe e al già citato Tempio di Bel – una delle testimonianze più importanti dell’architettura religiosa dei primi secoli dopo Cristo in Medio Oriente. La distruzione portata avanti dai fondamentalisti – che ha coinvolto anche importantissimi centri storici ed archeologici iracheni come Mosul e Nimrud – è frutto di una lettura “estrema” dei testi sacri, volta a considerare tali strutture esempi dell’adorazione di simboli “all’infuori dell’unico Dio”, e come tali obiettivi da radere al suolo.  

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