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09 settembre 2015

 

Joshua Landis: "Basta diktat, serve una svolta per fermare i massacri"

di Francesca Caferri

 

Parla uno dei massimi esperti di Siria, professore all'università dell'Oklahoma e autore del blog Syria Comment

 

"Non è troppo tardi per la Siria. Ma solo se i paesi coinvolti in questa crisi apriranno gli occhi e accetteranno di rinunciare a posizioni di principio che sanno essere inutili e irrealizzabili: oggi continuano a difenderle, come in un teatrino dell'assurdo, mentre la crisi peggiora di giorno in giorno".

 

Joshua Landis è uno dei maggiori esperti mondiali di Siria: per anni ha messo in guardia sulle conseguenze della guerra civile. Ora che le sue previsioni più catastrofiche  -  la marea umana dei profughi, l'avanzata dei jihadisti, la ferocia crescente del regime  -  sono diventate realtà, ha per i protagonisti di questa vicenda parole durissime. "C'è una sola soluzione possibile in questo momento: il cessate il fuoco. Il problema è che imporlo significherebbe lasciare Bashar al Assad al potere, e questo non è accettabile né per gli Stati Uniti né per l'Arabia Saudita. Che, a parole, insistono nel dire che deve andarsene".

 

Cosa intende quando dice 'a parole'?

"L'obiettivo ufficiale dell'America in questa crisi è cambiare l'equilibrio dei poteri, cacciare Assad e far partire una transizione politica: ma questo è impossibile, nessuno ci crede più. I russi non lasceranno che Assad se ne vada. E davvero gli Stati Uniti vogliono che i sunniti si lancino alla conquista di Damasco? La capitale diventerebbe una nuova città martire, come Aleppo: si combatterebbe per mesi strada dopo strada, i suoi cinque milioni di abitanti si trasformerebbero in profughi in fuga verso l'Europa. Per non parlare di chi prenderebbe il potere".

 

A chi si riferisce?

"Nessuno ha una risposta. Chi prenderebbe la capitale se partisse l'offensiva? Al Nusra? L'Is? O i ribelli islamisti vicini ad Al Qaeda? Sono tutte soluzioni terribili. Per questo nessuno vuole davvero che Assad se ne vada".

 

E sul fronte opposto? La Russia cosa vuole?

"La Russia potrebbe essere pronta a un accordo: sta perdendo soldi e tempo in Siria, non cede di un passo rispetto agli Stati Uniti. Se l'America manda più soldi e armi ai ribelli, Mosca fa lo stesso con i governativi. È un teatro di marionette: tutti recitano una parte sapendo bene che è una finzione. L'America in particolare, che tutto sta facendo meno combattere contro Assad: ma non può dirlo".

 

E l'Europa?

"L'Europa potrebbe essere l'elemento che sposta la bilancia, se si facesse garante del cessate il fuoco, se mandasse militari sul terreno, se davvero colpisse chi viola una eventuale tregua. Ma come l'America, l'Europa non vuole impegnarsi sul terreno. E ne pagherà la conseguenze".

 

In che modo?

"I cancelli si sono aperti. Ogni siriano oggi vuole solo raggiungere l'Europa e farlo subito, perché tutti temono che fra sei mesi il muro salirà ancora e non potranno più raggiungere la Germania. Queste persone sono pronte a tutto, stanno morendo lentamente nei campi profughi del Libano e della Giordania, non vedono futuro per i loro figli, non hanno nulla da perdere: partiranno. Parliamo di milioni di persone: sarà un'ondata gigantesca".

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