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28 settembre 2015

 

Siria, Ban Ki-moon vs Consiglio Onu davanti a Obama e Putin: 4 anni di paralisi. Paese fuori controllo

 

Il segretario delle Nazioni Unite: “Non c’è soluzione militare a questo conflitto. Cinque Paesi, membri permanenti e non, hanno la chiave per risolvere il problema: Russia, Usa, Arabia Saudita, Iran e Turchia”

 

La crisi in Siria è “fuori controllo” a causa dei “quattro anni di paralisi diplomatica del Consiglio di Sicurezza“. E ancora: “Voglio essere chiaro, non c’è soluzione militare a questo conflitto”. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, alla 70esima Assemblea generale attacca l’organo delle Nazioni Unite, responsabile della sicurezza internazionale. E ricorda che sono cinque i Paesi ad avere “la chiave” per la risoluzione del conflitto a Damasco, riferendosi a “Russia, Usa, Arabia Saudita, Iran e Turchia“. Fino a quando “non faranno compromessi tra loro – ha precisato – è inutile aspettarsi cambiamenti sul terreno”.

Obama contro la Russia: “C’è chi dice che dovremmo sostenere tiranni come Assad” – Una posizione condivisa anche dal presidente Usa Barack Obama, che ha ricordato quanto l’intervento americano in Iraq “ci ha insegnato che non possiamo risolvere problemi da soli”. E in chiave di un avvicinamento diplomatico, per il presidente Usa l’accordo sul nucleare con Teheran “è prova che l’Iran può cambiare la sua tendenza”. Ma gli Stati Uniti riaffermano la linea anti-Assad, attaccando indirettamente la Russia che ha anche fornito soldati e armi al regime, con l’obiettivo di “addestrare i soldati siriani nell’uso delle attrezzature belliche”. “Ci sono delle potenze internazionali – ha detto Obama – che agiscono in contraddizione con il diritto internazionale. C’è qualcuno che ci dice che dovremmo sostenere dei tiranni come Assad, perché l’alternativa è molto peggio”.

Gli ultimi tre Paesi citati dal segretario (Arabia Saudita, Iran e Turchia) non sono membri permanenti, ma sono attori regionali fondamentali nello scacchiere mediorientale. E “la responsabilità” di quanto accade a Damasco “è innanzitutto in capo alle parti del conflitto in Siria, ma guardare solo all’interno del Paese mediorientale per trovare una soluzione non è sufficiente, la battaglia è guidata anche da poteri e rivalità regionali”. Le parole del segretario condannano l’assenza di un reale progresso diplomatico nel giorno in cui è previsto il faccia a faccia sul conflitto siriano tra Vladimir Putin e Barack Obama. A impensierire Washington è l’atteggiamento ‘revanscista’ adottato da Putin sullo scacchiere internazionale. Di contro, per Mosca la ‘muscolarità’ ritrovata va letta in chiave difensiva, ovvero limitata a proteggere gli interessi nazionali russi.

Putin, peraltro, all’indomani della comunicazione dell’Eliseo sui raid in Siria, prende le distanze ancora una volta da qualsiasi “operazione di truppe”, specificando che il Cremlino intende “intensificare il dialogo sia con Assad che con i nostri partner negli altri Paesi”. Al dittatore siriano, inoltre, Mosca ha fornito soldati e armi, con l’obiettivo di “addestrare i soldati siriani nell’uso delle attrezzature belliche”.

Ban Ki-moon: “Ungheria, non possiamo costruire muri e steccati” – Il segretario Onu è intervenuto anche sulla crisi dei rifugiati e riferendosi alla barriera costruita dall’Ungheria sul confine con la Crozia. “Muri e steccati” che”nel 21esimo Secolo non possiamo costruire muri e steccati”, ha detto, riconoscendo che “in tutto il mondo assistiamo ad un movimento di rifugiati senza precedenti”. “Almeno 60 milioni di persone – ha aggiunto – sono state costretta a lasciare le loro case e i loro Paesi” e anche i siriani fuggono “da oppressione, distruzione, paura”, sottolineando che l’Onu ha chiesto per quest’anno ai Paesi membri 20 miliardi di dollari per le operazioni di assistenza umanitaria, una cifra sei volte superiore di quella di 10 anni fa.

“Prima di tutto dobbiamo guardare alle cause alla radice nei paesi di origine”, ha detto Ban “congratulandosi” con i Paesi europei che stanno garantendo il diritto di asilo, ma sottolineando anche che “l’Ue deve fare di più” e che “tutti i Paesi devono prendersi le proprie responsabilità”. Il segretario generale ha quindi ribadito il problema del sottofinanziamento delle agenzie umanitarie dell’Onu, che “continuano a sfidare condizioni difficili per raggiungere le persone bisognose”. Secondo Ban, “il sistema umanitario globale non è guasto, è senza soldi: non riceviamo denaro a sufficienza per salvare abbastanza vite umane”, ha avvertito, ribadendo che solo un terzo dei fondi richiesti per la Siria e la metà di quelli chiesti per l’Iraq e lo Yemen sono stati finanziati. “Le persone si muovono come mai prima, in America, nel Sahel, nel Mediterraneo”, dove “questi flussi causano preoccupazione e difficoltà. Serve una risposta”, ha detto Ban, ribadendo che tutti i Paesi sono chiamati a fare la loro parte in merito.

 

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