Originale: Al Jazeera

http://znetitaly.altervista.org

9 ottobre 2015

 

Benvenuti nel nuovo Medio Oriente

di Marwan Bishara

analista politico capo, di Al Jazeera

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

Viaggiare oggi con amici siriani può essere realmente spiacevole. Perfino nel mondo arabo. Oppure dovrei dire: specialmente nel mondo arabo.

A volte è puro dramma, altre volte è totale commedia, a seconda del funzionario dell’ufficio immigrazione e dall’agente dei servizi segreti che è nel retro.

Malgrado la solidarietà con la loro causa sia in Occidente che in Oriente, ufficialmente sono per lo più indesiderati, perfino rifiutati.

Dico loro, scherzando per metà, che sono stati “palestinizzati”. Lo prendono in parte come un complimento, in parte come una maledizione.

 

Palestinizzazione

Purtroppo è la maledizione che è la verità, considerando che cosa devono affrontare  a causa della violenza e del doversi trasferire per forza, e che il peggio è probabile che continui.

Ahimé, nessuno di questi problemi è specifico della Siria. Infatti, gran parte del mondo arabo sta affrontando un analogo processo di Palestinizzazione a causa della guerra e della repressione e, certamente, in parte a causa delle loro dittature militari.

Molti si chiedono: come mai i loro leader possono essere così violenti ed indifferenti

alle loro sofferenze, come lo sono gli israeliani?

La Palestinizzazione, però, è anche conseguenza delle guerre e dell’occupazione degli Stati Uniti, specialmente sotto  George W. Bush la cui dottrina e mentalità come quella di Israele – chiamiamola Israelizzazione – ha avuto terribili conseguenze per gli arabi che per gli americani.

Il risultato finale è la Palestinizzazione degli arabi che si traduce, in arabo in: persecuzione, umiliazione e occupazione.

Si traduce anche in resistenza, risolutezza e lotta per la giustizia.

Questo non vuol dire che c’è onore nella morte, gioia nella guerra, o onore nell’essere un profugo. Certamente non in Afghanistan dove è diventato un modo di vita.

 

Afghanizzazione

L’intervento straniero ha avuto orribili conseguenze sull’Afghanistan, come anche sui loro tormentatori e forse su tutti gli altri.

L’intervento russo e quello statunitense hanno trasformato l’Afghanistan in uno stato fallito e nel massimo importatore ed esportatore di estremismo religioso violento, compreso al-Qaida.

L’intervento degli Stati Uniti in Iraq nel 2003 ha piantato i semi dell’Afghanistan nel mondo arabo. E  durante il decennio scorso, l’Iraq ha superato l’Afghanistan come maggior produttore di instabilità e di violenza. Ecco ora voi lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL).

Non soltanto l’ISIL si è dimostrata più violento, aggressivo e letale di al-Qaida o dei talebani, ma questo gruppo regionale si è sottratto a tutte le predizioni e previsioni.

La mutazione del fenomeno ISIL in Iraq, Siria, Libia, Yemen e altri paesi non mostra alcun segni di declino o di ritirata. Infatti si sta espandendo come un’idra in tutta la regione malgrado gli sforzi multinazionali guidati dagli Stati Uniti di “umiliarlo, sconfiggerlo e distruggerlo.”

E l’ISIL non è solo. L’Afghanizzazione di varie parti del mondo arabo sta producendo come mai prima, gruppi salafiti o jihadisti super violenti.

Ma come gli americani e gli europei prima di loro, i russi sembrano destinati a ripetere i loro errori più e più volte. E così, eccoli qui, con la Russia di Vladimir Putin che agisce come se potesse vincere la guerra afgana combattendola in Siria.

Ma, alla pari  dell’intervento americano in Iraq, l’intervento della Russia nel Levante, sommata all’interferenza iraniana, accelererà anche la separazione dell’Est lungo linee settarie.

 

Balcanizzazione

Molti stati arabi, come l’ex Jugoslavia, si stanno  disfando,  davanti ai nostri occhi, dal vivo, alla televisione. La pulizia etnica si sta già avviando e i confini nazionali stanno diventando così obsoleti come sono già l’Iraq e la Siria.

Le guerre civili in Libia e in Yemen potrebbero anche portare alla dissoluzione di questi paesi, malgrado i disperati tentativi di conservare lo stato.

Le nuove linee di frattura settarie e le divisioni all’interno di queste nazioni, e anche in tutta la regione, non fanno che diventare più profonde dato che il ciclo di guerre e conflitti non mostra alcun segno di ritirata.

I processi gemelli di vittimizzazione (Palestinizzazione ) e di radicalizzazione (Afghanizzazione), stanno galvanizzando i sentimenti e gli odi oltre le linee di stato.

Sono sempre le stesse potenze globali  – Stati Uniti, Russia, Europa – e altre potenze regionali che si stanno gingillando cinicamente con l’Oriente arabo.

Se questo continuerà, l’improbabile diventerà possibile quando l’intero Oriente si spezzerà con incalcolabili conseguenze geopolitiche per le sue genti e per il mondo.

Si può soltanto sperare che, anche se queste potenze non sanno imparare dai loro errori, potrebbero essere in grado di aprire i loro e occhi e menti imparando dai fallimenti dei loro nemici.

 


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://zcomm.org/znet/article/welcome-to-the-new-middle-east