Oltre la semplicistica linearità di impostazione manichea tra i buoni ed i cattivi, risulta già  emersa la iper complessità geometrica dei molteplici  strati del grande Medio Oriente: la linea orizzontale, dal Marocco fino al Kashemir, e la sua linea verticale, dal corno d’Africa fino al Trans Caucaso.

Fonte: La Jornada

http://www.controinformazione.info

13 Ottobre 2015

 

La Russia collega la costa della Siria al Mar Caspio ed al Mar Nero: un’altro “scacco” alla supremazia marittima degli USA?

di  Alfredo Jalife-Rahme

Traduzione di Luciano Lago

 

La Russia continuerà a combattere in Siria

Si va riconfiguarando la mappa del nuovo grande Medio Oriente quando si accentuano gli indicatori qui esposti:

1) si va innasprendo la guerra civile intrasunnita tra turchi e curdi, mentre si genera un avvicinamento dei curdi verso la Russia e  la Siria ;

2) si va intensificando l’annessione del Golan Siriano da parte di Israele, sovrabbondante di acqua e di petrolio, 

3) si consolida la coalizione dei C4+1: il crescente quadripartito sciita-

A)con l’Iran che ha appena perso un suo eminente generale nei dintorni di Aleppo,

B) con l’Iraq (a maggioranza sciita);

C) con gli alawiti della Siria,

D) con l’Hezbollah libanese-, in aggiunta alla popolazione cristiana ortodossa della Russia.

 

Non si può comprendere l’emergere della sorgente potenza sciita senza considerare il suo corridoio naturale- dal mar Caspio fino ai porti siriani di Latakia (centro operativo aereo russo) e Tartous (con annessa la base navale russa)- che si collega con il mar Mediterraneo ed il Mar Nero.

Rostislav Ischenko, esperto del “Centro di analisi e Pronostico Sistematico” di Russia, argomenta in modo spigliato che lo stupefacente attacco della flotta russa dal Mar Caspio, avvenuto lo scorso 7 di Ottobre, contro i bastioni delle posizioni jihadiste sunnite in Siria, ha sorpreso gli USA ed ha eliminato di fatto la leggendaria supremazia globale dell’Armata statunitense.

La temeraria affermazione potrebbe sembrare eccessiva, se non fosse per le varie reazioni degli USA, in particolare, il ritiro , due giorni dopo, della loro ultima portaerei ,la USS Theodore Roosevelt dal super strategico Golfo Persico.

Il Debka, portale di strategia che si presume essere del Mossad, segnala che gli USA sono rimasti senza portaerei in Medio Oriente dal 2007. La portaerei Rooswelt trasporta 5 mila marines e 65 aerei da combattimento da dove bombardavano – in forma inefficace, certamente – le posizioni jihadiste dello Stato Islamico (ISIS) in Siria, in Iraq ed in Afghanistan.

Secondo il Pentagono, i bombardamenti si effettueranno adesso dalle loro basi in Turchia  dove, a giudizio degli analisti del  Debka, gli USA dispongono soltanto di una mezza dozzina di aerei F-16 che  sono insufficienti per riempire il vuoto che lascia la portaerei Rooswelt.

Gli USA lasceranno alla Russia l’ingrato compito di ripulire la zona dal terrorismo jihadista o vogliono facilitare la trappola alla Brzezinski per far “impantanare” la Russia, analogamente a quanto accadde con l’URSS in Afghanistan?

L’analista Ischenko argomenta che gli USA sono convinti che la Russia non inizierà una guerra nucleare neppure per l’Ucraina e tanto meno per la Siria.

Da Washington hanno però sottostimato troppo lo zar Vlady Putin, il quale, dal suo storico discorso di Monaco cinque anni fa, aveva tracciato le sue nitide linee rosse. Non gli hanno fatto caso!

Secondo Ischenko, “gli USA consideravano le flotte russe nei diversi mari una forza capace di difendere soltanto le coste corrispondenti, di catturare i contrabbandieri ed i cacciatori di frodo, così come per attuare operazioni anfibie nelle loro acque: la minaccia reale per gli USA veniva considerata soltanto quella della flotta russa del mare del Nord e del Pacifico (Vladivostok), capaci in teroria di raggiungere entrambi gli oceani Atlantico e Pacifico”.

Forse Ischenko pecca di superbia quando giudica che una sola bordata di 26 missili Kalibr lanciata contro le basi dello Stato Islamico in Siria abbia eliminato per molto tempo la flotta degli USA dallo spazio marittimo, quando il recente attacco russo ha dimostrato che le navi russe non devono spostarsi o andare da alcuna parte per poter distruggere qualsiasi nemico nel Mediterraneo orientale, nel Golfo Persico, nel Canale della Manica, nel mare del Nord ed in quello di Norvegia, così come in tutto il nord Atlantico, e per affondare tutto quello che esiste nel Pacifico al nord delle isole Hawaii. Una tremenda asserzione!

Mentre attendiamo di sapere quale sia l’opinione negli USA rispetto gli eredi dell’ammiraglio e geotratega Alfred Thayer Mahan, il quale volle patrocinare la necessità di un potere navale degli USA, nessuno trattiene l’impeto trionfalista – forse alquanto prematuro- di Ischenko, il quale aggiunge che gli USA calcolavano che, per distruggere un gruppo d’attacco navale con portaerei, la Russia avrebbe dovuto sparare simultaneamente almeno 100 missili, motivo per cui avrebbe dovuto metterere assieme in un solo luogo tutte le navi da guerra inclusi i sottomarini della flotta del Nord e del Pacifico ed in questo modo lasciare che gli USA distruggessero le flotte.

Ecco quindi come si profila il gioco nella scacchiera marittima nel grande Medio Oriente che oltrepassa nella sua portata l’intervento della Russia in Siria.

Ischenko afferma in modo sorprendente che la Russia non necessita di avvicinare le sue grandi navi verso gli obiettivi militari per attaccarli, visto che anche delle navi di media stazza possono lanciare missili da una distanza di oltre 1000 Km., quando gli USA non sono in grado di vigilare tutte le navi da pattuglia che cacciano i pescatori di frodo nei mari di Ojotsk o nel Caspio, ma adesso risulta che queste possono essere in grado di affondare una portaerei statunitense a distanza di tre mari da queste navi sprovvedute. Si tratta di un qualche cosa che riduce la possibilità per gli Stati Uniti di intercettare questi missili in anticipo e in questo modo riduce la quantità di missili necessari per distruggere un gruppo navale con le portaerei. Un effetto demolitore!

Il lancio dei 26 missili da crociera letali Kalibur è stato un avvertimento per gli USA?

In Cina interpretano i missili russi, di grande precisione a lungo raggio, come un messaggio inviato agli USA per farli sedere a negoziare una distensione che faciliterebbe l’allentamento della tensione dall’Ucraina per causa della Siria.

La reazione degli USA è stata quella al momento di prendersi burla della presunta mancanza di perizia, quando quattro dei letali 26 missili da crociera russi (secondo il Pentagono) avrebbero sbagliato la loro traettoria e sarebbero caduti sull’Iran, cosa che è stata seccamente smentita da Mosca e da Teheran.

Il lancio senza preavviso dei missili da crociera russi dal Mar Caspio – sommato agli errori di alcuni aerei russi per essere penetrati per causa del mal tempo, nei cieli della Turchia (unico paese islamico membro della NATO) – è stato catalogato dalla NATO come una escalation inquietante, motivo per cui questa ha duplicato lo stesso 7 di Otobre la sua forza di risposta rapida fino a 40.000 effettivi, cosa mai vista dalla “fine della guerra fredda”.

In attesa della risposta dell’asse sunnita Turchia/Arabia Saudita/Qatar, dopo 10 drammatici ed intensi giorni dall’intervento in Siria – che include contro vari bastioni jihadisti in Iraq-, la capacità di negoziare del C4 +1 è miogliorata in forma notevole, cosa che rinforza anche il leader di Hezbollah, Hassan Nasralah.

A mio giudizio, la migliore soluzione sarà l’avvio di negoziati tra gli USA e la Russia. Come sipario di fondo, il prezzo geopolitico del petrolio rimbalza e riinizia la sua risalita, cosa che comporterà anche questa i relativi vincitori e perdenti.

* Alfredo Jalife – Analista di origine libanese, specializzato in relazioni internazionali, economia, geopolitica. Docente nella UNAM (Universidad Nacional Autónoma de México) pubblica regolarmente le sue analisi su giornali internazionali ed è “comentarista” presso Telesur ed altri netvork televisivi internazionali.