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04/11/2015

 

Per Staffan de Mistura senza la Russia non si sarebbe mai arrivati a discutere di pace in Siria.

 

L'inviato speciale dell'Onu per la pace in Siria: "L'intervento russo ha bruscamente modificato le prospettive di chi sperava di cambiare il governo di Damasco con le armi"

Sulla Repubblica del 2 novembre, Staffan de Mistura, in un’intervista concessa a Vincenzo Nigro, ha raccontato del Vertice di Vienna, dedicato alla risoluzione della guerra in Siria, al quale hanno partecipato quasi tutti gli attori esterni di questo dramma: oltre gli Stati Uniti e la Russia, anche l’Arabia Saudita, l’Iran e la Turchia. Un vertice nel quale è stata disegnata una prima road map per giungere alla sospirata pace, ma che non ha ancora affrontato il nodo, cruciale: la permanenza di Assad al potere.

 

«Tutti i conflitti prima o poi devono avere una conclusione: e adesso, dopo cinque anni di massacri, è il momento di iniziare a costruire la fine di questa guerra», ha detto l’inviato Onu per la Siria a Repubblica. E di seguito, accennando alle «nuove dinamiche» che hanno portato a questo vertice, ha spiegato che esse «sono il frutto di un senso di urgenza causato da vari fattori. Innanzitutto l’intervento militare russo, che ha radicalmente e bruscamente modificato le prospettive di chi sperava ancora le armi per cambiare il governo di Damasco. Ma allo stesso tempo c’è la consapevolezza russa che per evitare di entrare in uno scenario afgano con tonalità somale e libiche è indispensabile contribuire adesso, concretamente, a un processo di soluzione politica sotto l’egida Onu» (De Mistura: “Sulla Siria la svolta è avvenuta dopo i raid di Mosca”).

 

Nota a margine. Riconoscimento importante quello di Staffan de Mistura: senza la Russia non si sarebbe mai arrivati a discutere di pace in Siria…

 

Detto questo, da qui a trovare una soluzione ce ne passa. Vero che tutte le guerre sono destinate a concludersi, ma purtroppo la storia recente ci ha mostrato un altro modo di concepire i conflitti: non più scatenati per conseguire un obiettivo particolare, che sia strategico o territoriale, ma perché la destabilizzazione, per se stessa, offre opportunità.

 

Un modello che ha avuto compiuta applicazione in diversi conflitti recenti, tra i quali, appunto, la Siria. «Finché c’è guerra c’è speranza»: questo titolo di un noto film di Alberto Sordi è un po’ il motto delle forze del caos che stanno alimentando tali conflitti. Questo anche il motivo per i quali è più difficile venirne a capo.