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25 agosto 2015

 

A Yarmouk sempre più casi di febbre tifoidea

di Chiara Cruciati

 

Sono già 23 i profughi palestinesi colpiti dalla malattia infettiva che si propaga in cattive condizioni igieniche. Allarme dell’Onu per l’ennesima emergenza abbattutasi sul campo sotto assedio.

 

Roma, 25 agosto 2015, Nena News –

 

L’ennesima emergenza si è abbattuta sul martoriato campo profughi palestinese di Yarmouk, a Damasco. A lanciare l’allarme in questi giorni sono state le Nazioni Unite: nel campo si sta diffondendo la febbre tifoide, malattia infettiva dovuta al batterio della salmonella e estremamente contagiosa, che si diffonde negli ambienti con scarse condizioni igieniche per via oro-fecale. Il batterio si trasmette attraverso acqua e cibo contaminati da feci e urine e causa nausea, febbre, dolori addominali. Se non viene curata può portare alla morte.

Un’emergenza figlia del conflitto e dell’assedio che stringe il campo da oltre due anni e mezzo e che impedisce ai pochi abitanti rimasti (15-16mila dei 180mila residenti prima del 2011) di vivere una vita normale: a Yarmouk manca tutto, il cibo non entra, l’acqua potabile scarseggia, i medicinali sono una chimera. La foto pubblicata un anno e mezzo fa dalle Nazioni Unite (centinaia di persone in fila per un po’ di cibo) indignò il mondo. Per essere poi dimenticata in fretta: a Yarmouk si muore ancora di fame, come si muore di parto e di cattive condizioni igieniche.

L’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, ha condotto il 19 agosto la prima missione umanitaria a Yarmouk, individuando “almeno 10 casi tra il campo e i quartieri di Yalda, Babila e Beit Sahem”. La successiva valutazione, del 21 agosto, ha portato all’individuazione di almeno 23 casi su 500 pazienti visitati, una percentuale altissima.

“Con il caldo che continua a colpire Damasco e temperature che toccano i 41 gradi, con i frequenti tagli nella distribuzione dell’acqua, il rischio di epidemie è estremamente allarmante. Mai la necessità di un accesso umanitario sostenibile è stata tanto grande – ha commentato il portavoce dell’agenzia Chris Gunness – La nostra preoccupazione è che tutti questi casi di febbree tifoide siano solo la punta dell’iceberg, perché l’erosione dei servizi sanitari ha creato un rischio enorme di diffusione di malattie. La situazione è disperata e la sofferenza potrebbe allargarsi ancora”.

 

Da giugno era la prima volta che l’Unrwa veniva autorizzata ad entrare nel campo, dal dicembre 2012 teatro di battaglia dei tanti attori della guerra civile siriana: se prima a scontarsi sono stati esercito governativo e gruppi armati dell’opposizione moderata, negli ultimi mesi a prendere il sopravvento sono stati i gruppi islamisti, da al-Nusra all’Isis che occupa ancora buona parte del campo profughi. A difendere la popolazione rimasta letteralmente intrappolata all’interno sono i gruppi armati palestinesi con il sostegno esterno di Damasco. Ma non basta: perché a stringere l’assedio intorno al campo è anche il governo di Assad che vuole impedire la pericolosa fuoriuscita di gruppi islamisti verso la capitale.

Yarmouk resta così terreno di scontro regionale, trascinato nel conflitto – dopo un anno di neutralità – dalle opposizioni moderate, da Hamas che ha deciso di abbandonare il vecchio alleato siriano per legarsi ai ribelli, dall’Olp che ha tentato di indebolire i gruppi armati di sinistra vicini ad Assad. Nena News

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