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31.10.2016

 

Norcia: la cristianità, ossia l'Europa

di Alessandro Sansoni

 

Non tutto può crollare. Una riflessione dopo il terremoto che ha raso al suolo la Basilica di San Benedetto.

Ancora una scossa di terremoto ha sconvolto l'Italia.

Ancora una volta è la faglia dei Monti Sibillini a far tremare gli Appennini, la spina dorsale della Penisola.

Una scossa tremenda, di magnitudo 6.5, con epicentro a Norcia in Umbria, proprio dove la settimana scorsa un violento sommovimento tellurico, di forza lievemente inferiore, aveva colpito i borghi di Ussita e Castelsantangelo sul Nera. Una potenza paragonabile a quella del terremoto dell’Irpinia nel 1980.

E’ il cuore geografico dell’Italia ad essere colpito a morte. E già questo sarebbe un fatto dall’alto valore simbolico. Ma c’è di più.

Ad essere colpito a morte, in realtà, è il cuore spirituale dell’Europa.

A Norcia, infatti, è crollata la Basilica di San Benedetto, un luogo il cui valore storico-culturale è solo di poco inferiore a quello del monastero benedettino di Montecassino, il primo chiostro informato alla regola della preghiera e del lavoro, fondato dal Santo Patrono d’Europa.

La Basilica norcina, secondo la tradizione, sorgeva nel luogo stesso in cui nel 480 d.C. si ergeva la casa natale di Benedetto e Scolastica. Ciò che è certo, è che la chiesa romanica a croce latina, frutto di stratificazioni varie, che comprendevano anche elementi gotici e barocchi, era stata costruita laddove in precedenza era situata una struttura romana.

In ogni caso, si trattava di uno degli innumerevoli piccoli gioielli disseminati su tutto il territorio italiano costellato di borghi carichi di storia e di significato.

Quei gioielli architettonici, di radiosa bellezza, che rendono l’Italia un paese unico al mondo, definendone l’identità - che è cristiana e cattolica a dispetto dell’ideologia laicista che pretende, oggi, di spazzare via secoli di Tradizione e di Bellezza – e dandole il rango di superpotenza culturale della quale ogni paese europeo è debitore.

E’ quindi storiograficamente esatto affermare che ad essere colpito domenica mattina è stato il cuore spirituale dell’Europa, proprio lì, nella terra natìa del Patrono d’Europa, Benedetto.

E se un simile dato di fatto già di per sé sprigiona un’estrema commozione ed il rammarico profondo per il crollo di quelle mura che raccoglievano un simile mistero e che fino all’altro giorno ogni sera, a Compieta, risuonavano di formule rituali latine e delle mistiche note dei Canti Gregoriani intonate dai monaci, è comprensibile il motivo per cui una pietas ancora più grande promani da quell’immagine trasmessa sulle televisioni di tutto il mondo e rimbalzata quasi ossessivamente su internet e sui vari social network.

Il riferimento è a quel fotogramma che ritrae alcuni abitanti di Norcia in ginocchio, al centro della piazza, dinanzi alla facciata diroccata della Basilica, raccolti in preghiera.

Quale potenza promana da quel frammento di dolore e di religiosità!

Un sentimento di profondo senso del Sacro dispiegatosi dal cuore lacerato di una comunità che istintivamente avverte che quelle rovine non sono soltanto ciò che resta di un luogo sacro ed affascinante, ma addirittura il Palladio di un’identità e di una appartenenza antiche.

Ecco, in quella preghiera vi è una consapevolezza che non riguarda solo i norcini, ma tutte le stirpi italiche ed i popoli europei: è la coscienza che la Cristianità, parafrasando Novalis, è l’Europa.

Da quella preghiera, resa in un momento così tragico e disperato, sorge la speranza che non tutto può crollare e che di fronte al disastro e ad una perdita così grave, possa risorgere l’affermazione di una Verità, ovvero che l’Europa è, in quanto esistono le sue Chiese, le sue mura, i suoi castelli, la sua Storia, la sua Tradizione, il suo Spirito, che la Modernità e le mode contemporanee vorrebbero smantellare, misconoscendone i principi e i valori.

Se gli uomini e le donne d’Europa sapranno stringersi accanto a quei norcini in preghiera ed unirsi al loro anelito spirituale, allora tutto ciò che è accaduto non sarà stato vano.

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