Fonte: https://www.democracynow.org

Fonte: http://www.truth-out.org/

http://www.pressenza.com/it/

23.12.2016

 

Seattle, Portland e Minneapolis potrebbero disinvestire dalle banche che finanziano l’oleodotto Dakota Access

 

In tutti gli Stati Uniti la gente sta rispondendo all’appello #DefundDAPL chiudendo i propri conti nelle banche che sostengono l’oleodotto Dakota Access. A Portland gli attivisti vogliono spingere la città a fare la stessa cosa.

Seattle potrebbe decidere di trasferire 3 miliardi di dollari in attività municipali dalla Wells Fargo, una delle  17 banche che stanno finanziando direttamente la costruzione dell’oleodotto.

Il Consiglio Comunale di Seattle ha deciso all’unanimità di procedere in gennaio con la discussione di un provvedimento legislativo che comporterebbe la rottura di ogni legame con la Wells Fargo. La proposta è stata avanzata dalla consigliera socialista  Kshama Sawant (nella foto).

Durante la riunione del 12 dicembre Sawant ha parlato dei protettori dell’acqua a Standing Rock. “Hanno affrontato bufere di neve, repressione poliziesca e attacchi di forze di sicurezza private militarizzate” ha detto durante il suo intervento. “Sono stati morsi dai cani, colpiti da spray al peperoncino, sottoposti ad arresti di massa, perfino mentre stavano pregando, ma hanno resistito con forza e coraggio e dimostrato che quando costruiamo movimenti organizzati pronti a combattere possiamo vincere. I rappresentanti eletti in tutta la nazione devono schierarsi con gli attivisti. Una misura chiara che questo Consiglio Comunale può adottare è disinvestire la città di Seattle dalla Wells Fargo, che è anche uno dei principali finanziatori dell’oleodotto Dakota Access.”

Anche il Consiglio Comunale di Minneapolis sta studiando i modi per rompere i legami finanziari con la Wells Fargo e altre banche che sostengono l’oleodotto Dakota Access e altri progetti energetici. Gli attivisti di  Minneapolis hanno chiuso a chiave le porte di una nuova filiale della Wells Fargo che doveva aprire il 12 dicembre, chiedendo che la banca ritirasse il suo appoggio all’oleodotto.

 

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