Fonte: Alfredo Jalife-Rahme

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Giu 05, 2016

 

La privatizzazione della guerra per mezzo delle multinazionali USA: parla l’ex colonnello del Pentagono Larry Wilkerson

di  Alfredo Jalife-Rahme

Traduzione di Luciano Lago

 

Gli Stati Uniti sono il principale venditore di armi nel mondo. L’ex colonnello Larry Wilkerson ha duramente criticato il fatto che gli interessi delle multinazionali si siano impadroniti dell’apparato di sicurezza degli Stati Uniti, per aver messo sotto il proprio controllo il “complesso militare industriale”: oggi, ha detto il colonnello, “la situazione è molto peggiore di quanto aveva immaginato Eisenhower”. Lo stesso colonnello ha ammonito circa il ruolo svolto dalla Lockheed Martin nel rifornire di armi i regimi repressivi ed oscurantisti del Medio Oriente e di incrementare deliberatamente le tensioni nella penisola coreana con il fine di aumentare i propri guadagni nella vendita di armamenti.

 

Wilkerson non è un personaggio qualunque: è stato il direttore esecutivo dell’ex segretario di Stato generale Colin Powell durante la presidenza di “Baby Bush”. Si riferisce ad un scritto del 1935 del maggiore generale Smedley Butler, “La Guerra è una truffa”, il marine più condecorato della sua generazione, il quale criticò la macchina bellica degli USA che scatena le sue guerre più per assicurare i profitti delle multinazionali che non  per assicurare e proteggere l’American Way of Living.

 

Il colonnello commenta che la sua visione oggi non si trova lontana dalla teoria di Butler, quella  di circa 81 anni fa! Wikerson suggerisce che l’espansione della NATO con Bill Clinton – dopo che George Bush e James Backer  avevano assicurato a Mijail Gorbaciov e poi a Boris Yeltsin che  non sarebbero avanzati  (con la NATO) neppure di un millimetro verso Est” – è dovuta alle pressioni della Lockeed Martin Raytheon e della Boeing, “così come di altri”, con il fine di “incrementare la loro rete di potenziale vendita di armi”. I mercanti globali della morte!

 

Afferma il colonnello che, a partire dalla metà del secolo XX, “il complesso militare industriale USA è passato dall’essere un semplice produttore di armi per abbinarsi con i think tanks – assieme alle organizzazioni non lucrative legali ed esentasse – che promuovono l’ambiente bellico e pretendono di eserre “imparziali, mediante editoriali e proposte di politica che appoggiano il programma della infrastruttura militare -industriale e che trasmettono indicazioni che sono seguite a piedi pari dal Congresso e dal ramo esecutivo”.

 

Il portale critico Salon cita il giornalista australiano Antony Loewenste, il quale dettaglia come gli USA hanno privatizzato le loro guerre in Iraq ed in Afghanistan : esistono 30 mila contrattisti militari che lavorano per il Pentagono in Afghanistan e che superano il numero dei soldati in una proporzione di 3 a 1. Ne esistono ancora di più in Iraq, alcune migliaia in più.

 

Wilkerson si scaglia contro la Hillary Clinton, la quale ha dichiarato che “è tempo per gli USA di iniziare a pensare all’Iraq come una opportunità di affari “per le multinazionali USA, con il fine di apportare benefici alla JP Morgan ed alla Exxon Mobil.

Sono noti i fetidi collegamenti di Hillary con l’industria del gas e del petrolio, in parallelo con le multinazionali degli armamenti e della morte.

 

Wilkerson è molto severo con Dick Cheney, il bellicoso vicepresidente di Baby Bush, il quale era andato in guerra con il fine di “fare denaro e profitti per la Halliburton”. Da quello proviene l’ansia bellica dei neoconservatori straussiani circa la “guerra permanente”; il che significa utili permanenti ed ininterrotti per i mercanti della morte come Lockheed Martin, Raytheon y Boeing?

 

Il colonnello sentenzia senza sotterfugi che “noi (gli USA) siamo i mercanti globali della morte. Abbiamo privatizzato l’ultima funzione pubblica. la guerra”.

Il feroce portale Zero Hedge ha messo in risalto una dichiarazione del temerario colonnello per cui “l’Impero statunitense si trova in un grave problema dal momento che  gli USA stanno seguendo la classica traettoria del declino degli imperi, per cui ha necessità di passare ad una transizione da essere una delle massime potenze, per focalizzarsi di più nelle strategie di cooperazione internazionale”.

 

Cosa sa il colonnello che noi non sappiamo?

Le sue ansie sono demolitrici: “La Storia ci dice che probabilmente stiamo finendo” mentre ” il resto del mondo si sta svegliando per il fatto che gli USA sono: 1. Strategicamente inetti e 2. Non è più il potere che era solito essere e la tendenza si andrà intensificando”.

 

I sintomi interni del declino sono ben noti: “La concentrazione della corruzione ed il ruolo sproporzionato degli interessi finanziari” – cosa che è la più oscena nella primarie USA, dove i ribelli di entrambi i partiti, Bernie Sanders y Donald Trump, simbolizzano il canto del cigno dell’impero Statunitense.

 

Wilkerson commenta che “gli imperi sul finale della loro storia concentrano la loro forza militare come parte essenziale e alla fine di tutto il potere ….e sulla fine della loro storia sono soliti utilizzare più forze mercenarie che forze militari ordinarie”, quando gli imperi alla fine bruciano qualsiasi etica e moralmente ..si prostrano nelle braccia dei banchieri e dei finanzieri che comandano nell’impero”: quando gli imperi declinano” non possono neppure governare se stessi”.   Tremendo!

 

Circa il negoziato nucleare degli USA con l’Iran, il colonnello si è scagliato contro il vicepresidente Dick Cheney che “era diventato matto” nell’opporsi ed aver mostrato una “insano atteggiamento paranoide”.

 

Lo stesso colonnello divulga l’informazione che oggi esiste una frattura tra l’impostazione bellica della CIA e il Pentagono in Siria che giudica si debba questa  piuttosto all’ignoranza. Altro segnale in più della decadenza del potere USA.

 

Gli USA continuano ad essere il n. uno nella vendita di armi nel mondo con più del 50% del mercato da loro controllato In forma terrificante, lo Stato razzista/apartheid di Israele era nel 2014 il settimo esportatore mondiale di armi , dietro la Gran Bretagna, Germania e Francia.

 

L’industria della ciber sicurezza costituisce oggi uno dei principali pilastri della vendita degli armamenti dove si contendono il primato la Intel (ricavi per 55mila 400 milioni di dollari, collegato alla Fondazione Clinton) -, la Lockheed Martin (ricavi per 46mila 132 milioni di dollari, collegato alla fondazione Clinton, alla figlia di Chenney ed alla NSA, BlackRock e alla  CFR) –la Raytheon (ricavi per 23 mila 347 milioni, collegato a Black Rock e NSA) – la Boeing (ricavi 96 mila e 114 milioni, collegato a NSA, Fondazione Clinton e al CFR) – la  General Dynamics (ricavi per 30mila 852milioni di dollari, collegato alla NSA).

 

Tutto rimane in famiglia!

Secondo l’Istituto Internazionale di Stoccolma per la Ricerca della Pace (SIPRI), la spesa militare globale è aumentata fino a 1.6 milioni di milioni (trilioni in anglosassone) di dollari nel 2015. Gli USA dilapidano il 36 per cento di tutto il budget totale della spesa per armamenti nel mondo. Questa cifra, a mio giudizio, è sottostimata, visto che il Pentagono occulta una parte delle sue spese militari in I&D delle Università.

Il business degli armamenti continua ad essere uno dei principali del pianeta, secondo solo al petrolio ed al narcotraffico.

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