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Giovedì 11 febbraio 2016

 

Sei deputati non armati e nonviolenti

di Vincenzo Giardina

 

Giulio Marcon, Mario Sberna, Giuseppe Civati, Giorgio Zanin, Tatiana Basilio e Massimo Artini hanno presentato una proposta di legge di iniziativa parlamentare che affianca quella di iniziativa popolare. Inaugurando così un percorso che può portare alla discussione nelle commissioni e in aula per istituire il Dipartimento per la difesa civile.

 

Dopo 53.435 firme comincia la fase due. Con una proposta di legge parlamentare che rafforza quella di iniziativa popolare, e con un incontro che in Italia non ha precedenti. «Tra il 2 ottobre e il 4 novembre si terranno gli Stati generali della difesa, un confronto pubblico e con pari dignità tra difesa militare e difesa civile» dice a Nigrizia Mao Valpiana, presidente del Movimento nonviolento nonché coordinatore di una campagna che sta acquistando sempre maggior fiducia nei propri mezzi.

L’annuncio è giunto ieri pomeriggio a Roma, durante una conferenza stampa ospitata dalla Camera dei deputati. Un’occasione per fare il punto sul cammino percorso e guardare avanti, tenendo fermo l’obiettivo: l’istituzione del Dipartimento della difesa civile non armata e non violenta, alternativa alle logiche di guerra, in linea con il dettato e lo spirito della Costituzione.

Con le associazioni promotrici della campagna, Rete italiana per il disarmo, Sbilanciamoci!, Tavolo interventi civili di pace, Conferenza nazionale degli enti di servizio civile, Rete della pace e Forum nazionale servizio civile, alla Camera erano presenti i deputati firmatari della proposta di legge. Da Giulio Marcon (Sinistra ecologia e libertà) a Mario Sberna (Scelta civica), da Giuseppe Civati (Possibile) a Giorgio Zanin (Partito democratico), da Tatiana Basilio a Massimo Artini (Movimento cinque stelle), orientamenti politici e partiti differenti ma un impegno comune.

La fase due, quella che comincia adesso, servirà per far pressione sul parlamento e i suoi singoli membri. «Ciascuno dei gruppi territoriali che nei mesi scorsi hanno contribuito alla raccolta firme – sottolinea Valpiana – spingerà sul proprio deputato di collegio affinché sottoscriva la proposta di legge e apra il dibattito». L’iter parlamentare è cominciato con l’assegnazione in Commissione affari costituzionali e Commissione difesa. Ma nei prossimi mesi la campagna si intensificherà anche fuori Montecitorio.

Lo conferma la proposta degli Stati generali, in agenda tra due date di valore simbolico, la Giornata della non violenza e la Giornata dell’unità nazionale e delle forze armate, coincidente con l’entrata in vigore dell’armistizio di Villa Giusti e la fine della Prima guerra mondiale. L’idea è un convegno pubblico sui temi della difesa, con la partecipazione degli addetti ai lavori, della cittadinanza attiva e dei soggetti istituzionali, dai militari alla Protezione civile, dagli enti di servizio civile al ministero della Difesa. Un nuovo modo di ragionare sui temi della sicurezza, che metta su un piano di uguaglianza le componenti civili e militari e che consenta di tornare alla Costituzione. Se l’articolo 11 della Carta fondamentale stabilisce che “l’Italia ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali”, l’articolo 52 attribuisce ai cittadini il “sacro dovere” di difendere la patria.

Un impegno che la campagna lanciata il 25 aprile 2014 a Verona dall’Arena di pace chiede di rispettare, dotando il paese di uno strumento alternativo a quello militare, in grado di mettere in campo capacità di prevenzione, di mediazione e di risoluzione dei conflitti. «Serve una scelta coraggiosa e innovativa per affrontare le problematiche mondiali del nostro tempo» riassume Francesco Vignarca, coordinatore della Rete italiana disarmo. La speranza è farcela per il 4 novembre 2018, centesimo anniversario della fine di quella che Papa Benedetto XV definì «inutile strage».

 

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