Fonte: Il Corriere delle regioni

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06/10/2016

 

Cosa devono fare i semplici credenti se un papa tradisce il suo mandato?

di Francesco Lamendola

 

È impossibile seguitare a girarci attorno: per quanto sia doloroso, e perfino traumatico, sollevare tale questione, è arrivato il momento in cui un cattolico non può fare a meno d’interrogarsi su quale contegno sia giusto e  doveroso adottare, davanti ad un Romano Pontefice che sembra aver tradito il suo mandato; che sta conducendo la Chiesa verso il baratro; che sta modificando arbitrariamente il secolare Magistero e la stessa divina Rivelazione, seminando scandalo, confusione e turbamento fra le anime dei credenti.

Avremmo voluto che questo momento non arrivasse mai; che una simile eventualità – la più nefasta, la più angosciosa, la più drammatica che sia dato immaginare per un credente – non si sarebbe mai presentata. Ma, purtroppo, la misura è colma: papa Francesco non solo non pare intenzionato a moderare le sue incontinenze pastorali e teologiche; non solo non pare minimamente disposto ad ascoltare i suoi critici e a mostrare un poca di quella umiltà che, accettando il pontificato, aveva a parole sbandierato, fino al punto di non chiamare se stesso “papa”, ma solo “vescovo di Roma”; ma si direbbe più che mai lanciato nella sua “crociata” contro quanti dubitano della giustezza della sua linea, ai quali riserva ormai quasi quotidianamente bordate di disprezzo ed ironia, e, quel che è peggio, pare più che mai dimentico che una “linea” papale non può e non deve esistere, essendo il compito del papa esclusivamente quello di farsi custode e diffusore della Verità divina, senza nulla aggiungere o togliere ad essa.

Del resto, se è vero che Gesù Cristo ha promesso ai suoi apostoli che le porte degli Inferi non prevarranno contro la sua Chiesa, e che Egli sarà con quanti credono in Lui “sino alla fine del mondo”, non ha però mai garantito che non potesse accadere quel che il defunto cardinale Mario Luigi Ciappi (1909-1996) - che fu teologo personale di cinque papi, da Pio XII a Giovanni Paolo II - ebbe a dire, in una conversazione privata, al professor Baumgartner, a Salisburgo: ossia che nel terzo segreto di Fatima si profetizza, fra le altre cose, che vi sarà una grande apostasia nella Chiesa cattolica, e che essa inizierà non dalla base, non dalle periferie, ma proprio dal suo vertice, ossia dal pontefice stesso (cfr. Padre Gerald Mura, Il Terzo Segreto di Fatima: è stato completamente rivelato?, sul periodico Catholic, pubblicato dai Redentoristi Transalpini, Isole Orkney, Scozia, Gran Bretagna, sul numero di marzo del 2002).

A questo siamo arrivati: e ci rendiamo perfettamente conto della gravità di quel che stiamo dicendo. Avremmo voluto che ciò non dovesse mai accadere; nondimeno, tacere ulteriormente sarebbe come assentire all’opera di auto-demolizione della Chiesa, e, cosa ancor più grave, anzi, la più grave in assoluto, allo stravolgimento - volontario o involontario, questo non possiamo e non vogliamo giudicarlo, limitandoci a constatarne i deleteri effetti - sistematico, caparbio, incomprensibile, dei contenuti dottrinali che, nel corso di duemila anni, essa si è sforzata di tramandare, preservando intatta la Rivelazione divina, sulle due basi incrollabili della Scrittura e della Tradizione. Ma come tacere ancora davanti a tanto scempio, a tanto cattivo esempio, a tanta beffarda irrisione verso chi si preoccupa di salvare il significato autentico della Parola di Dio, difendendo l’ortodossia e proteggendo le anime dallo scandalo della diffusione di dottrine non conformi ad essa, e davanti allo spettacolo, sempre più spesso sconcertante, indecente, blasfemo, di pratiche “pastorali” che paiono ispirate unicamente al desiderio di compiacere i gusti del mondo e di strappare il facile applauso dei nemici della Chiesa e della Verità di Cristo? Come fingere di non vedere che il male parte da Roma, e che Roma non è più la fedele  custode della Verità rivelata?

Ora, tre semplici laici cattolici americani, tre giornalisti - Michael Matt, direttore di The Remnant, Christopher A. Ferrara, editorialista di The Remnant e di Catholic Family News, e John Vennari, direttore di Catholic Family News – hanno redatto e reso pubblico un documento molto severo, un vero e proprio atto d’accusa rivolto a papa Francesco, per mettere in evidenza la difformità del suo pontificato dalla sana dottrina cattolica e per lanciare l’allarme sulle conseguenze catastrofiche della linea adottata dal pontefice, nonché dalla gestione sempre più autoritaria e personalistica del suo mandato (fino al punto di inviare una lettera confidenziale ai vescovi argentini per presentare come “veridica” la sua interpretazione della esortazione apostolica Amoris Laetitia, ossia che è possibile dare l’Eucarestia ai divorziati risposati anche in assenza di una vera conversione e di un serio proponimento di cambiare stile di vita. E non possiamo tacere, questo lo aggiungiamo noi, lo scandalo dato dal papa con gesti come il ricevimento privato e festoso, nella nunziatura di Washington, di due pubblici sodomiti argentini, Yayo Grassi e il suo compagno, fra baci, abbracci e sorrisi, specie alla luce del suo “Chi sono io per giudicare?”, parlando del medesimo argomento.

In questa sede non possiamo riportare integralmente il libello; ci limitiamo, pertanto, a riportare la lettera introduttiva dei tre estensori (una versione integrale è in via di pubblicazione, in rete, sul blog Acta apostaticae sedis):

 

Lei si è spinto fino al punto di sfidare nientemeno che le parole di Nostro Signore – che condannano il divorzio e il “risposarsi” in quanto adulterio per sé, e senza eccezioni; l’ammonizione di san Paolo sui castighi divini per la ricezione indegna del Santo Sacramento; l’insegnamento dei suoi due predecessori immediati, che è in linea con la dottrina bimillenaria e con la disciplina eucaristica della Chiesa, la quale è radicata nella Rivelazione divina; il Codice di Diritto Canonico e tutta la Tradizione.

In questo modo Lei ha già provocato una frattura all’interno della disciplina universale della Chiesa non era mai successo niente di simile.

Eppure, i membri conservatori della gerarchia seguono quasi senza eccezioni una politica di silenzio, mentre i progressisti esultano pubblicamente per il trionfo che a Lei devono. Quasi nessun membro della Sua gerarchia si schiera contro la Sua impudente profanazione della sana dottrina e della sana pratica, anche se molti di loro mormorano in privato contro i Suoi abusi. Così, come era successo durante la crisi ariana, tocca ai laici difendere la Fede di fronte a una defezione quasi universale dal proprio dovere da parte delle gerarchie.

Ovviamente noi siamo ben poca cosa, eppure come membri battezzati laici del Corpo Mistico siamo dotati del diritto conferito da Dio e del corrispondente dovere prescritto dalle norme ecclesiastiche (cfr. C. d. C. 212) di affrontare con Lei e coi nostri confratelli cattolici l’argomento della crisi acuta che il Suo governo della Chiesa ha provocato all’interno di uno stato già cronico di crisi ecclesiastica che perdura dal Concilio Vaticano II.

Dato che i colloqui privati si sono dimostrati del tutto inutili – come facciamo notare più in basso -, abbiamo pubblicato questo documento per liberarci dal fardello che grava sulla nostra coscienza di fronte al grave danno che Lei ha inflitto, e che minaccia di infliggere, alle anime e al bene della Chiesa, e per esortare i nostri confratelli cattolici a schierarsi in opposizione di principio al Suo continuo abuso dell’officio papale, in particolare per quanto riguarda l’insegnamento infallibile della Chiesa contro l’adulterio e contro la profanazione della Santa Eucarestia. La decisione di pubblicare questo documento è stata accompagnata dall’insegnamento del Dottore Angelico in materia di giustizia naturale all’interno della Chiesa:

“Va tuttavia notato che, nel caso in cui possa essere pregiudicata la fede, un soggetto può ammonire il suo prelato anche pubblicamente. Per questo Paolo, che era soggetto a Pietro, lo ha rimproverati pubblicamente per via del pericolo immediato di uno scandalo che avrebbe potuto pregiudicare la fede, e, come afferma la glossa di Agostino a “Galati”, 2, 11: “Pietro diede un esempio ai superiori di tutti i tempi, vale a dire che se dovesse mai succedere loro di allontanarsi dalla retta via, essi non dovranno disdegnare di essere rimproverati da quanti sono loro soggetti” (Summa Theologiae, II-II, Q. 33, Art. 4).

Nell’intraprendere questa azione siamo stati guidati anche dall’insegnamento di san Roberto Bellarmino, dottore della Chiesa, sulla resistenza lecita a un Romano Pontefice sviato: “Pertanto, com’è lecito resistere al Pontefice che aggredisce il corpo, così pure è lecito resistere a quello che aggredisce le anime o perturba l’ordine civile, o, soprattutto, a quello che tenta di distruggere la Chiesa. Dico che è lecito resistergli non facendo quello che ordina ed impedendo la esecuzione della sua volontà…” (“De Controversiis sul Romano Pontefice, Libro 2, capitolo 29).

Cattolici di tutto il mondo – e non solamente i cosiddetti “tradizionalisti – sono convinti del fatto che la situazione che Bellarmino ha descritto in via ipotetica sia oggi una realtà. Questo è quanto ci ha indotto a redigere questo documento.

Che Dio sia giudice della rettitudine delle nostre intenzioni.

 

Segue il libello vero e proprio, nel quale si evidenzia che:

1) Fin dal suo discorso inaugurale, subito dopo la propria elezione, papa Francesco ostentò di atteggiarsi solo a vescovo di Roma e non a Sommo Pontefice, e che, in seguito, ha fatto numerosi riferimenti critici all’autoritarismo e alla ostentazione di potere dei suoi predecessori, invocando una gestione della Chiesa “sinodale” e decentrata, e attirandosi il plauso incondizionato dei poteri del mondo e dei nemici stessi della Chiesa; ma poi, in pratica, si è permesso una gestione centralistica e personalistica quale mai si era vista prima.

2) Ha ignorato completamente l’esortazione del suo predecessore, che pure fu costantemente accusato di autoritarismo (oltre che di conservatorismo: ma forse il bersaglio era proprio questo) affinché i cattolici lo aiutassero a esercitare il suo pontificato quale umile servitore della Verità rivelata, e non seguendo le proprie opinioni e le proprie preferenze personali; ha svilito la dignità del suo ufficio, assumendo sovente atteggiamento buffoneschi;  si è sistematicamente immischiato in questioni politiche riguardanti una serie di Stati sovrani, a cominciare dall’Italia, ma anche gli Stati Uniti d’America, per difendere appunto le sue opinioni e preferenze su temi quali l’immigrazione clandestina e l’ecologia, ma tacendo, in compenso, altrettanto sistematicamente, su temi quali l’aborto e l’eutanasia, approvati e praticati in numerosi stati, anche di tradizione cattolica.

3) Si scaglia continuamente contro l’egoismo dei ricchi e in difesa dei “poveri” immigrati musulmani, però riceve continuamente in udienza i potenti di questo mondo, i banchieri, i miliardari che affamano i popoli, ed è giunto al punto di concedere in affitto la Cappella Sistina – fatto inaudito, mai accaduto prima – ad un ente privato, per tenervi un concerto il cui biglietto d’ingresso costava 6.000 dollari. In pratica, si scaglia contro i bersagli più “facili” in chiave puramente demagogica, ma poi intrattiene ambigue relazioni proprio contro i magnati che sono responsabili di quegli stessi mali da lui continuamente, e quasi ossessivamente, denunciati, dallo sfruttamento del Sud della Terra all’inquinamento atmosferica e al conseguente cambiamento climatico. Silenzio pressoché totale, invece, sulle questioni della contraccezione e dell’aborto.

4) Ha favorito l’indifferentismo religioso e avvalorato l’erronea dottrina, fra il plauso del mondo, che tutte le religioni, in fondo, portano a Dio, e quindi che non vi è una specifica e insostituibile missione della Chiesa cattolica per la salvezza dell’umanità; ha fatto altissimi elogi del protestantesimo, di Lutero, delle Chiese riformate (ad esempio in Svezia), quasi che il Concilio di Trento e tutto il Magistero cattolico degli ultimi quattro secoli siano stati solo un equivoco, una parentesi, un doloroso errore; ha scoraggiato la conversione del vescovo anglicano Tony Palmer, (poi deceduto in un incidente stradale, e sepolto, abusivamente, come un vescovo cattolico), dicendogli testualmente che i protestanti non devono “tornare a casa” (tale era stata l’espressione dell’interlocutore), perché cattolici e protestanti s’incontreranno a mezza via, andando incontro gli uni verso gli altri. Infine, egli sembra avere aderito alle tesi eretiche del cardinale Rahner sui cosiddetti “cristiani anonimi”, secondo cui tutti gli uomini di buona volontà sarebbero, ipso facto, dei cristiani, anche senza saperlo. E ciò nonostante le chiare parole di Gesù, di segno perfettamente contrario (Marco, 16, 16): Chi crede ed è battezzato  sarà salvato; chi non crede sarà condannato.

È un documento forte, sconvolgente; pure, ci sembra difficile, se non impossibile, non condividerne le tesi di fondo: se un papa sbaglia, si ha il dovere di non tacere. E che lo scandalo ricada su di lui…

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