Vedi anche: http://www.hescaton.com/wordpress/democrazia-integrata/


Fonte: Hescaton

http://www.controinformazione.info/

Ago 09, 2016

 

L’ultimo uomo: il più grande pericolo per la democrazia

di  G. Cirillo

 

Come alcuni miei lettori sanno, ho scritto un libro sulla democrazia integrata, un tentativo filosofico-politico di ampliare e definire meglio cosa dovrebbe essere una democrazia, cioè il potere del popolo. Da buon pasdaran della democrazia inauguriamo con questo articolo una rubrica sullo Stato della Democrazia, dove valuteremo la salute del sistema democratico nel mondo e ne analizzeremo eventuali minacce.

Oggi ci occuperemo dell’avvento su scala globale, nelle democrazia mature, dell’ultimo uomo, a nostro avviso, la più grave minaccia al mantenimento del sistema democratico come lo conosciamo (anche se assolutamente imperfetto e criticabile, rimane attualmente il miglior sistema esistente, ma non il miglior sistema possibile).

Cosa intendiamo per ultimo uomo come inteso da Nietzsche e da Fukuyama? L’ultimo uomo nasce dopo l’Illuminismo, con la morte di Dio come idolo totalitario delle masse. Alla morte di Dio, l’ultimo uomo reagisce prima sostituendolo con gli ideali politici come libertà, comunismo, nazionalismo, ecc e poi con il trionfo della democrazia liberale nella seconda guerra mondiale e ancor più con la vittoria definitiva dopo il crollo del muro di Berlino, Dio e gli ideali vengono sostituiti semplicemente dalla spera privata e personale dell’individuo. Sì, perché a vincere è stata la democrazia figlia di Hobbes e Locke non quella di Hegel e Rousseau. Ha vinto una democrazia, che, forse per semplicità o forse perché strettamente derivata dal sistema economico capitalista, ha messo al primo posto la libertà negativa, passiva, cioè la libertà dalle intromissioni dello stato e degli altri individui nella sfera personale di ogni soggetto a tutto discapito degli altri due ideali democratici, cioè l’uguaglianza (che è rimasta formale e non una sostanziale uguaglianza delle condizioni) e della fraternità/comunità (che è praticamente sparita lasciando spazio ad una fredda associazione di atomi separati come è la nostra società attuale). Per Hegel e Rousseau la democrazia non poteva essere solo la semplice libertà negativa, la semplice difesa dell’”animale” autoconservazione, ma doveva essere il riconoscimento della dignità di tutti per il primo e la partecipazione per il secondo.

Ricapitolando, si è quindi affermato l’ultimo uomo e la sua sfera privata che inizialmente si estendeva anche al proprio credo religioso, poi con la secolarizzazione della società si è estesa solo fino ai partiti politici e alla classe sociale, poi dopo il crollo del muro e con la fine della società industriale, si è ridotta esclusivamente alla propria famiglia, al proprio lavoro e al proprio patrimonio ed ora con la fine della famiglia (in Svezia, che è il nostro futuro prossimo, ormai si parla apertamente della normalità di fare figli senza la necessità di un compagno), con la graduale precarizzazione della posizione lavorativa e con la grave riduzione della possibilità di ascesa sociale in una società economicamente depressa, per l’ultimo uomo la sfera personale si è ridotta fino a rappresentare solo se stesso e il suo stile di vita.

La sempre più grave riduzione della sfera privata rende l’ultimo uomo, un uomo prettamente materialista ed edonista, senza alcuna possibilità di combattere per qualcosa di valido. Il relativismo ha vinto, non è possibile tornare indietro (parliamo sempre su scala globale). Io stesso sono estremamente relativista, io stesso mi rendo conto di essere l’ultimo uomo. Se è tutto è relativo, molti ultimi uomini come me si chiedono sempre più il senso delle proprie preoccupazioni e delle piccole insignificanti battaglie quotidiane. Io ho 27 anni e voglio testimoniare anche alle generazioni precedenti, che la mia generazione ha totalmente assimilato il non senso della vita. E assimilando il non senso, si rifugge temporaneamente solo nelle cose che sembrano avere una residua importanza cioè i piaceri della vita, le distrazioni. La perdita del senso della vita, che prima poteva essere combattere e vivere per la propria fede, per la propria ideologia, per la propria famiglia o per l’ascesa personale (oggi resa a livello globale praticamente impossibile per l’uomo medio a causa della depressione cronica del nostro sistema economico, a questo proposito rimando all’articolo La necessità di superare il capitalismo) porta il piccolo uomo verso il menefreghismo totale che ovviamente porta al conseguente menefreghismo politico.

Le conseguenze dell’avvento del piccolo uomo menefreghista le possiamo elencare:

1) Iperconsumismo: si tende a consumare, a comprare, senza alcuna vera necessità se non provare la gioia di un nuovo acquisto.

2) Astensionismo: l’astensionismo è in crescita e in un paese democratico e funzionante come la Svizzera è addirittura record. Questo dimostra l’avvento del menefreghismo politico dell’ultimo uomo che non crede più a nulla.

3) Revival estremista e terrorista: proprio in questi giorni vediamo come estremismi sconfitti dalla Storia come il nazismo stiano rinascendo e come il terrorismo di matrice islamica spesso nasce proprio nelle generazioni di giovani islamici nati in Occidente dove sono cresciuti senza una motivazione seria per vivere e quindi si sono fatti attrarre dall’ideale assolutista dell’Islam radicale.

4) Analfabetismo politico e culturale: in una società in cui ogni ideale timotico (cioè ogni tendenza emozionale e irrazionale dell’uomo) ha perso importanza sostituito dalla sola esteriorità materiale, si diffonde sempre più l’analfabetismo politico cioè l’ignoranza totale sui temi politici attuali. E gli analfabeti politici non possono essere democratici, sono ademocratici, nel senso che non sanno nemmeno il vero significato della parola democrazia (Le discussioni sul mio recente articolo Democrazia non significa dittatura della maggioranza mi hanno confermato questa tesi). E senza democratici difficilmente può esistere per molto una vera democrazia.

5) Indifferenza cronica: non sapendo per cosa combattere, gli ultimi uomini continuano strenuamente a difendere il proprio orticello e nella maggioranza dei casi sanno solo lamentarsi ed alla richiesta di impegno per cambiare le cose, rispondono con “tanto non cambia niente”. Questa indifferenza diventa sempre più profonda, addirittura la morte violenta sta diventando la normalità.

6) Alienazione: l’ultimo uomo si allontana dalla società in cui vive nella quale non riesce a trovare soddisfazioni e si rifugia nelle droghe, nella sempre maggiore virtualizzazione, nelle crescenti perversioni (non sto criticando le perversioni in sé ma il darle un’importanza esagerata e ossessiva nella propria vita).

7) Violenza: in una società che non offre emozioni forti ne un’educazione per gestire questa mancanza, si nota una sempre più crescente voglia di violenza che sfocia in fenomeni come i migliaia di volontari nati in Occidente che si sono arruolati nell’ISIS, nelle violenze senza precedenti delle tifoserie contro persone e cose, negli atti sempre più frequenti di follia violenta individuale o addirittura per gioco.

Queste sono solo alcune delle conseguenze dell’avvento dell’ultimissimo uomo, cioè dell’ultimo uomo figlio della democrazia liberale e nato dopo la morte di Dio che però ha perso quasi totalmente la propria sfera personale, ridotta solo a se stesso e al proprio stile di vita.

Con il crollo della fede religiosa, politica, sindacale e con il crollo dei valori familiari tra l’individuo e la cratia (cioè l’insieme dei poteri che sovrastano l’individuo in un determinato sistema, quindi non solo il governo statale; concetto preso da Davide Cericola dal suo saggio Democrazia?) non c’è più alcuna separazione, e l’assenza di poteri intermedi, come anche sosteneva Tocqueville, è la strada maestra per ogni dittatura, per ogni deriva autoritaria. L’individuo sdradicato, non può nulla contro il potere. Da questo fenomeno possiamo ipotizzare alcune tendenze negative per il nostro futuro e per il futuro della democrazia:

1) DERIVA POSTDEMOCRATICA: con questo concetto sosteniamo che dal menefreghismo politico dell’uomo contemporaneo, in assenza di reazioni politiche organizzate, si possano affermare partiti postdemocratici, cioè ispirati formalmente a valori democratici ma in realtà tendenti soltanto alla gestione del potere per se stessi o per i loro finanziatori. Esempio di ciò sono gran parte dei partiti politici occidentali, a parte rare eccezioni ancora ancorate a logiche ideologiche (nazionalisti, comunisti, ambientalisti) o nate come reazione a questo fenomeno (M5S, Podemos, Ciudadanos). Negli USA, la reazione a questa deriva postdemocratica, a causa del sistema elettorale pseudodemocratico ed eccessivamente bipolare, è avvenuta all’esterno con il Movimento Occupy Wall Street o come le recenti rivolte dei Neri. Anche l’elezione di Trump potrebbe essere vista nell’ottica di una reazione ai postdemocratici. In ogni caso, in assenza di reazioni vincenti, i partiti postdemocratici sia di destra che di sinistra potrebbero affermarsi sempre più snaturando completamente la democrazia.

2) DERIVA TURCA: dalla postdemocrazia ad una vera e propria deriva autoritaria il passo è breve e in assenza di una buona cultura democratica, assenza che si accompagna al menefreghismo politico sopradescritto, partiti postdemocratici possono, grazie alla prima scusante utile (nel caso turco è un tentato golpe, in Europa potrebbe essere il terrorismo, le migrazioni o il collasso economico) sfociare nell’autoritarismo magari pure con l’appoggio degli altri partiti di opposizione postdemocratica (come sta succedendo in Turchia). E ricordiamo che la logica dello stato d’emergenza perenne, è una logica che ha portato l’estendersi delle dittature in diversi paesi medio-orientali, africani e asiatici. Quindi forse la regola è la pseudodemocrazia dittatoriale e l’eccezione siamo stati finora noi?

3) DITTATURA TECNOFINANZIARIA: già in questi anni abbiamo compreso come l’esistenza di concentrazioni di potere più potenti dello stato stesso, come la speculazione finanziaria e il sistema bancario, possa distorcere fortemente la democrazia (contro Berlusconi fu ad esempio un chiaro caso di golpe finanziario). Nel caso la dipendenza dalle istituzioni finanziarie diventasse, soprattutto in Europa, sempre maggiore, molti paesi europei potrebbero perdere la propria sovranità a causa di inevitabili commissariamenti. Questo aprirebbe la strada ad una dittatura della finanza, che potrebbe essere repressiva e dolorosa come o peggio di una dittatura militare.

4) DITTATURA CAPITALISTA (o OLIGARCHIA DELLE MULTINAZIONALI): la crisi economica assieme alle innovazioni tecnologiche stanno creando sempre più monopoli spontanei di multinazionali ormai più grandi e potenti di molti stati come Microsoft, Apple, Facebook, Google, Amazon, ecc che gradualmente stanno assorbendo fette di mercato sempre più grandi. Questo potrebbe portare in futuro, all’insignificanza del potere statale a vantaggio della dittatura capitalista di queste multinazionali sempre più grandi. Di conseguenza potrebbe convivere una democrazia formale assieme alla sostanziale dittatura di queste aziende. (Alcuni segnali si intravedono già adesso)

5) DITTATURA TECNOLOGICA ( o POST-UMANA): sempre considerando l’apatia dell’ultimo uomo, in un futuro non troppo lontano, non possiamo escludere che alcune tecnologie possano diventare così importanti per la nostra vita da invadere le regole democratiche e stravolgere la democrazia senza nessuna seria opposizione al fenomeno.

6) REVIVAL TOTALITARIO: avendo perso lo spirito democratico, dall’ultimo uomo potrebbe nascere un revival di ideologie passate come nazionalismo (probabile) o comunismo (meno probabile) e non possiamo assolutamente escludere l’instaurarsi di totalitarismi del genere; la Turchia di Erdogan, lo Stato Islamico possono esserne dei chiari esempi. La Russia di Putin la vediamo invece più come deriva postdemocratica (cioè partiti democratici formali che però pensano esclusivamente alla spartizione del potere senza alcun richiamo ideologico-politico).

Quindi, l’assenza di uomini democratici sostituiti da ultimi uomini apatici e menefreghisti, apre una prateria a possibili nuovi autoritarismi o addirittura a nuovi totalitarismi; questo a causa dell’affermarsi originario della democrazia come sostituta della vecchia monarchia assoluta. A sudditi che cedono parte della propria libertà al sovrano assoluto di Hobbes, si è passati ad essere sudditi che cedono parte della propria libertà allo stato democratico. L’unica differenza è stato un ampliamento della propria libertà negativa, della propria sfera personale, ma sempre sudditi si è rimasti. Tuttora lo stato non è visto come un Noi, ma come un’entità esterna a cui si è costretti ad obbedire. L’unica reazione a questa deriva, a nostro avviso, è la rinascita di un sentimento rivoluzionario democratico che si basi oltre che sulla libertà personale di Locke anche sul riconoscimento della dignità di tutti di Hegel e sulla partecipazione politica di Rousseau. Quello che dovrebbe ispirarci non è la democrazia passiva in cui viviamo ma la democrazia attiva, viva e virile su cui si basavano le polis greche e la Repubblica Romana (ovviamente so benissimo che molti erano esclusi da quei sistemi democratici ma questo nel nostro sistema moderno non avverrebbe). Il nuovo ideale democratico deve tornare ad affascinare, come affascinano le dittature ma senza gli effetti negativi e tragici di quest’ultime. Questo vuol dire riscoprire la partecipazione comunitaria, senza la quale la democrazia è una scatola vuota che la prima tendenza autoritaria può schiacciare.

Questo eventuale rinascimento democratico, se mai ci sarà, sorgerà soltanto quando all’ultimo uomo sarà reso impossibile sostenere il suo stile di vita a causa del strutturale collasso del capitalismo globale. Non avendo più niente, tornerà a combattere per ristabilire la propria dignità di uomo e non di fallito della propria epoca. Quello che Francis Fukuyama non aveva previsto, sostenendo che la democrazia liberale capitalista fosse la Fine della Storia, era la debolezza del capitalismo incapace di gestire l’abbondanza e la conseguente e ingestibile disoccupazione e sottoccupazione. Da questa crisi, dall’ultimissimo uomo, scaturirà o la fine della democrazia o la rinascita di una spinta democratica basata sulla dignità e sulla partecipazione e non solo sull’interesse personale.

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