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26 Giugno 2016

 

Mosca e Londra, cosa cambia dopo la Brexit

di Stefano Grazioli

 

L'addio del Regno Unito rende più debole l'Ue. E rafforza la Russia nello scacchiere mondiale. Con tanti Stati che potrebbero avvicinarsi al Cremlino.

 

La Russia e l'Unione europea non sono mai state grandi amiche. Soprattutto negli ultimi tempi, da quando la crisi ucraina, scatenata da quello che a Mosca è stato giudicato un colpo di Stato e a Bruxelles un passaggio democratico un po' turbolento, ha scavato una profonda fossa, allargata ancor più dallo scontro sulle sanzioni.

MAI STATE AMICHE.

Anche tra la Russia e la Gran Bretagna non c'è mai stata una profonda amicizia, basta ricordare il Grande gioco di kiplinghiana memoria che per tutto il XIX secolo ha caratterizzato i rapporti tra gli imperi di allora e la Londongrad degli oligarchi in fuga che negli ultimi 20 anni si sono insediati sulle rive del Tamigi.

Inevitabile quindi che, vista dal Cremlino, la Brexit e le sue conseguenze, cioè la Gran Bretagna che rischia di implodere e l'Ue di spaccarsi definitivamente, siano giudicate in maniera meno catastrofica che in Occidente.

Alla Russia sta bene che sulla scacchiera euroasiatica alcuni attori si indeboliscano e altri inevitabilmente si rafforzino, anche solo di riflesso.

COME LA CADUTA DELL'URSS.

Se Vladimir Putin aveva definito il crollo dell'Unione Sovietica «la più grande catastrofe geopolitica del XX secolo», qualcuno ora ha già definito la Brexit come la maggiore del XXI.

Lo stesso Barack Obama, nella sua ultima visita sul suolo britannico in piena campagna referendaria, aveva avvertito che l'uscita del Regno Unito avrebbe significato seri guai per Londra e il forte indebolimento dell'Europa.

Putin, subito dopo aver appreso il risultato, si è espresso a dire il vero in maniera piuttosto neutrale, sottolineando come «si tratta della scelta di un Paese, non abbiamo nulla a che fare con questo né tanto meno abbiamo intenzione di interferire. A quanto pare, la decisione dei cittadini britannici di lasciare l’Unione europea sarà seguita da alcuni procedimenti formali: noi saremo qui a monitorare attentamente».

ZHIRINOVSKY: «UNIONE DELLA MAFIA FINANZIARIA».

Molto più esplicito a Mosca è stato invece Vladimir Zhirinovsky, populista abituato a spararle grosse in ogni occasione, che ha dichiarato come la «provinciale Gran Bretagna abbia detto No all'Unione fatta dalla mafia finanziaria». Una lettura analoga ha fornito il leader dei comunisti Gennady Zyuganov, che ha evocato «l'inizio della fine dell'Unione europea che è stata al servizio degli Stati Uniti».

L’UE RIMANGA UNA POTENZA ECONOMICA

La linea ufficiale, ribadita dal portavoce di Putin, Dimitri Peskov, è comunque quella che la Russia sia interessata a che «l'Unione Europea rimanga una stabile potenza economica». Che Londra sia dentro o fuori poco importerebbe. E come ha evidenziato anche Kostantin Kosachov, presidente della commissione Esteri nel Consiglio della Federazione, «se l'Unione affondasse in una crisi, ne sentiremmo anche noi le conseguenze».

ALL'UE SERVONO RIFORME.

La realtà è però che la Brexit può fare davvero il gioco del Cremlino, soprattutto se le frizioni interne a Bruxelles non saranno appianate e se al black friday dell'Ue non seguiranno riforme strutturali per rifondare l'Unione su basi più solide. Il rischio di una frantumazione dell'Europa fa salire le quotazioni della Russia nella gestione degli equilibri continentali. Si tratta sia dei dossier particolari sul breve periodo, come ad esempio le sanzioni appena prolungate da Bruxelles con il fronte antirusso già indebolito che perderà il suo braccio più agguerrito, ma anche e soprattutto della cornice geopolitica sul medio e lungo periodo.

La domanda è appunto se l'Europa debole e frammentata rimarrà nell'aerea di influenza transatlantica o si assisterà a un avvicinamento con la Russia.

MOSCA CURERÀ I RAPPORTI BILATERALI.

Certamente Mosca continuerà come ha fatto fin'ora, a privilegiare i rapporti bilaterali sia con i soliti partner, Italia, Germania, Francia e gli altri della vecchia Europa, sia proprio paradossalmente con la Gran Bretagna, in futuro libera da vincoli strettamente politici e in ogni caso orientata al pragmatismo, vedere ad esempio alla voce gas russo e Nordstream 2 con il colosso anglo-olandese Shell in pole position nel consorzio internazionale guidato da Gazprom.

LONDRA E MOSCA RESTANO LONTANE.

Tra Londra e Mosca non scoppierà improvvisamente l'amore, anche se il premier in pectore Boris Johnson in campagna elettorale è stato accusato di essere addirittura un apologeta di Putin per aver criticato la linea di Bruxelles nella questione ucraina. La distanza tra Gran Bretagna e Russia, come tra il Cremlino e Bruxelles, rimane insomma ampia: alla fine dei conti però la Brexit e le sue conseguenze saranno affrontate ovunque non sulla base di vecchie amicizie, ma di questione concrete. È così che si muovono gli Stati, guardando, chi con più chi con meno lungimiranza, i propri interessi nazionali. Putin ora sorride, poi si vedrà.

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