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10 Luglio 2016

 

Cina, la Brexit è un'occasione per cittadini e governo

di Francesco Pacifico

 

Il potere d'acquisto dei cinesi cresce. Mentre il governo tende la mano a Londra. Per assicurarsi i suoi servizi finanziari e rompere il fronte dell'embargo militare.

 

La Cina è stata molto cauta nel commentare la Brexit. Ufficialmente si temono un ulteriore indebolimento della propria moneta e la perdita del migliore alleato nella trattativa europea per l’accordo di partenariato, che Bruxelles ha congelato. Ma dietro la quinte si fa intendere che l’uscita del Regno Unito dalla Ue potrebbe essere un’occasione da non mancare. Non a caso le Borse locali hanno perso dopo il voto inglese l'1,3% contro l'8 di Tokyo.

 

TUTTI PAZZI PER IL MADE IN UK.

Neppure due mesi fa Pechino era imbestialita perché alla Regina Elisabetta – che non sapeva di avere una telecamera accesa davanti al lei – era scappato un «i cinesi sono maleducati», ricordando come si era comportata la delegazione del presidente Xi Jinping l’anno prima a Londra.

Adesso, racconta il South Morning Post, i social cinesi pullulano di bandiere inglesi, perché il crollo della sterlina permette di comprare un trench Burberry con uno sconto del 10% (soltanto le esportazioni dal Regno Unito valgono 14 miliardi di sterline).

Intanto i ricchi comprano la seconda casa a Londra e le agenzie di viaggio registrano un aumento del 200% nei preventivi per le vacanze Oltremanica.

 

CONTRATTI PER 40 MILIARDI.

Il governo si muove con più circospezione. Il cancelliere dello scacchiere inglese, George Osborne, ha rivelato di avere già creato un corridoio diplomatico-commerciale privilegiato con Pechino, che – come dimostra in passato l’interesse per i Paesi in crisi come la Grecia o l’Argentina – si sarebbe detto pronto a sostenere il Regno fuori dall’Europa.

La Cina non conferma, ma ha tutto l’interesse a seguire questa linea.

Lo scorso anno Cameron e Jinping, in due missioni commerciali, hanno firmato contratti per 40 miliardi di sterline.

Soprattutto, Londra si è offerta di accompagnare la normalizzazione della Borsa cinese, che fino a qualche mese fa sembrava prossima al collasso.

 

UN'OCCASIONE POLITICO-DIPLOMATICA.

La Brexit diventa per l’ex Impero di Mezzo un’occasione di natura politico-diplomatica. I rapporti con Bruxelles sono al minimo, come dimostra la decisione della Ue di non riconoscerle lo status di economia di mercato.

Prima di Wolfgang Schäuble, Xi Jinping ha delineato un sistema di relazioni basato su singoli accordi tra Stati, per evitare di restare schiacciato tra i grandi blocchi. In quest’ottica l’uscita di Londra, che indebolisce non poco la Ue anche nei confronti degli Usa, è manna dal cielo. Non è un caso che il Paese abbia, proprio in queste settimane, accelerato su nuove intese con India, Pakistan o Russia.

Al di là dell’interscambio, Pechino ha tutto l’interesse di “comprare” i servizi finanziari della City, soprattutto dopo aver lanciato la sua banca asiatica d’investimento per le infrastrutture (Aiib) e creato con la nuova via della Seta una porta verso l’Atlantico attraverso i porti e le ferrovie (che sono da costruire e finanziare) dei membri meno graditi del club europeo come la Grecia.

 

LA PREOCCUPAZIONE DI TOKYO. 

Ma sul versante strategico c’è un altro aspetto, che spaventa uno storico avversario come il Giappone.

Al Financial Times Katsuyuki Kawai, deputato e consigliere speciale del primo ministro Shinzo Abe per gli affari internazionali, ha paventato che «con la Brexit potrebbero anche cambiare gli equilibri di potere nella regione Indo-Pacifico».

Il Regno Unito, da sempre molto sensibile alle richieste del suo primo acquirente militare (gli Usa), si è battuto per mantenere l’embargo Ue alla vendita delle armi. A differenza di Francia e Spagna.

Adesso Pechino può, da un lato, tornare alla carica con Bruxelles. Ma dall’altro, soprattutto se l’economia britannica andrà in recessione, fare buoni affari con l’industria bellica del Regno Unito, che invece già fa i conti con i tagli alla spesa militare degli Stati Uniti.

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