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lunedì 20 giugno 2016

 

Omicidio Jo Cox: l’ombra del suprematismo sulla morte della parlamentare laburista

di Francesco Finucci

 

Nell'omicidio della parlamentare britannica Jo Cox avvenuto giovedì 16 giugno si allunga l'ombra del suprematismo britannico. La polizia ancora non si sbilancia sul movente. Tuttavia, sembra chiaro l'interesse dell'uomo che l'ha uccisa, Thomas Mair, per il mondo del suprematismo: un insieme di dottrine che proclamano la superiorità dei bianchi sui gruppi di diversa appartenenza razziale.

 

L'uomo sarebbe abbonato alla rivista pro-apartheid S.A. Patriot e avrebbe comprato un manuale per costruire armi da fuoco fatte in casa dal gruppo suprematista americano National Alliance. Il legame sarebbe dunque prima di tutto con un'area ben specifica dell'estrema destra, e questo fatto è rispecchiato dalle somiglianze con altre figure: i lupi solitari suprematisti.

 

Figure analoghe a Thomas Mair - suprematiste e con problemi mentali – hanno già infatti mietuto vittime nel Regno Unito. Tra queste spicca Pavlo Lapshyn, l'uomo che ha accoltellato a morte un anziano musulmano e si preparava a piazzare esplosivi in varie moschee. Lapshyn era un suprematista, così come David Copeland, l'uomo che ha ucciso tre persone in una serie di attacchi dinamitardi e voleva dare inizio ad una guerra civile nel paese. Copeland è stato dichiarato psicotico e schizofrenico. Un altro dinamitardo - Ryan McGee - descriveva se stesso come solitario ed era un estimatore del Ku Klux Klan. McGee è stato fermato in tempo per evitare una strage. Come Ian Forman, che stava pianificando di attaccare una moschea, e passava ore nella sua camera da letto indossando cimeli nazisti e postando messaggi razzisti sul web. 

 

L'attacco sarebbe dunque parte di un fenomeno più ristretto, e non un'emanazione dei due maggiori partiti estremisti non suprematisti del paese - Britain First e la English Defence League (EDL) – come suggerito dalle parole dei testimoni che hanno riferito di aver sentito Mair gridare “Britain First” durante l'attacco. La notizia ha costretto il leader del partito Paul Golding a dissociarsi da quanto successo, ma l'attacco è palesemente lontano dai metodi tradizionali di Britain First.

 

Britain First è nota per i suoi blitz in moschee e macelli halal (quelli che processano la carne secondo il diritto coranico). Il partito ha poi istituito dei gruppi di vigilantes nelle zone orientali di Londra, dove la presenza musulmana è più forte e le ronde islamiche degli estremisti di al-Muhajiroun più frequenti. Britain First non si è però mai neanche avvicinata ad operazioni omicide. La EDL – più ampia, aggressiva e ben finanziata – ha invece dato vita a una serie di azioni violente: dalla manifestazione di Birmingham poi diventata uno spauracchio ad ogni nuovo evento del gruppo, alle minacce di morte al comico Russell Howard. Alcuni membri sono stati persino scoperti a pianificare un attacco dinamitardo contro la moschea di Bournemouth.

 

Un attacco di questo tipo però si muove su un livello totalmente diverso. Lo spiega ad AgoraVox Jon Garland, professore alla University of Surrey: "Non riesco a pensare ad un gruppo recente o tutt'ora attivo che sia andato così lontano. Non credo né il British National Party (BNP) né la English Defence League né Britain First farebbero niente del genere. Nemmeno il National Front" (partito britannico suprematista di spicco negli anni '70, NDA). Questi gruppi - spiega Garland "non vedono loro stessi secondo gli schemi dei suprematisti bianchi [...]. Non credo neanche vedano loro stessi come rivoluzionari. Combat 18 invece sì, e ci sono altri gruppi, forse la Racial Volunteer Force, i British Freedom Fighters e la Combined Ex-Forces, che sembrano non avere alcun interesse nella democrazia e si comportano come gruppi paramilitari". Questi gruppi condividono inequivocabilmente il fatto di essere uniti dal suprematismo. Garland, alla domanda se il suprematismo sia un tratto comune agli attentatori come Mair, Lapshyn, McGee e Copeland, risponde perentorio: "Questo è uno dei fattori discriminanti, indubbiamente".

 

Come spiegato ad AgoraVox da Mark Goodwin, esperto di politica britannica alla University of Birmingham: “[Jo Cox] non aveva un profilo pubblico particolarmente alto a livello nazionale”. La parlamentare “parlava spesso di sviluppo e aiuti umanitari – in particolare in Siria”, ma – aggiunge Goodwin - “qualsiasi speculazione sul movente del killer sarebbe prematura”. Mair però potrebbe essere finito in quello che Matthew Goodwin della University of Kent definiva una “cultura della violenza” pervasiva dell'estremismo di destra, che ha trovato sfogo in una forma particolarmente tossica, quella del suprematismo.

 

Quello che erano a livello embrionale gli attentatori di Bournemouth sono diventati i lupi solitari suprematisti. È quindi in questa direzione che si deve guardare, non dimenticando le responsabilità di chi in maniera più cauta continua a soffiare sul fuoco.

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