Per maggiori informazioni: www.planbeuropa.es


Pressenza - International Press Agency

lunedì 18 gennaio 2016

 

Un Piano B per l’Europa, firmato tra gli altri, da Yanis Varoufakis, Ada Colau, Noam Chomsky, Ken Loach e Eric Toussaint

di Gabriela Amaya

Traduzione dallo spagnolo di Anna Polo

 

Si tratta di un “Appello contro la austerità e per un’Europa democratica”

Centinaia di attivisti, politici e intellettuali lanciano un appello per partecipare una conferenza europea il 23 e 24 gennaio a Parigi e il 19, 20 e 21 febbraio a Madrid.

Tra i firmatari Yanis Varoufakis, Ada Colau, Noam Chomsky, Teresa Rodríguez, Ken Loach, Eric Toussaint, Miguel Urbán, Marina Albiol e Lola Sánchez.

 

“La società si è messa a lavorare per un cambiamento radicale delle politiche dell’Unione Europea. Esistono già molte proposte contro l’austerità”, recita l’appello.

Centinaia di attivisti, politici e intellettuali firmano l’appello “Piano B, contro l’austerità, per un’Europa democratica” e convocano una conferenza europea il 19, 20 e 21 febbraio a Madrid.

Tra i firmatari si trovano il sindaco di Barcellona Ada Colau e quello di Cadice José María González, l’ex Ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis e l’ex Presidente del Parlamento greco Zoe Konstantopoulou, il filosofo Noam Chomsky, gli eurodeputati di Podemos e Izquierda Unida Lola Sánchez, Miguel Urbán, Marina Albiol e Javier Couso, il famoso regista Ken Loach, il portavoce del Comitato per l’Abolizione del Debito del Terzo Mondo (CADTM) Eric Toussaint, Yayo Herrero di Ecologistas en Acción e i docenti di economia Juan Torres e Costas Lapavitsas.

“L’attuale UE è governata de facto da una tecnocrazia al servizio degli interessi di una minoranza piccola ma potente di poteri economici e finanziari”, denuncia l’appello, pubblicato in diverse lingue nel sito http://planbeuropa.es.

“Per questi motivi vogliamo generare uno spazio di confluenza tra tutte le persone, i movimenti e le organizzazioni che si oppongono al modello attuale dell’Unione Europea e arrivare a un’agenda comune con obiettivi, progetti e azioni, con il fine ultimo di rompere con il regime di austerità dell’Unione Europea e democratizzare radicalmente le Istituzioni Europee, mettendole al servizio dei cittadini” termina l’appello.

Le reti sociali si sono unite subito alla diffusione di questo Piano B, con hastag come #WeNeedAPlanB o @PlanB_Europa, mentre gruppi e individui continuano a firmare e diffondere l’appello.

Riportiamo qui di seguito il testo completo dell’appello.

Un Piano B per l’Europa

Appello per creare uno spazio di convergenza europeo contro l’austerità e per la costruzione di una vera democrazia.

Nel luglio 2015 abbiamo assistito a un colpo di stato finanziario da parte dell’Unione Europea e delle sue Istituzioni contro il governo greco, condannando la popolazione a continuare a subire le politiche di austerità che aveva già respinto in due occasioni attraverso le urne. Questo golpe ha intensificato il dibattito sul potere delle istituzioni dell’Unione Europea, la loro incompatibilità con la democrazia e il loro ruolo di garanti dei diritti fondamentali degli europei.

 

Sappiamo che esistono già molte alternative all’austerità.

Iniziative come “Per un Piano B in Europa”, “Austerexit” o DiEM25 (Democrazia in Europa – Movimento 2025) denunciano il ricatto del terzo Memorandum d’intesa imposto alla Grecia, la catastrofe che causerà e il carattere antidemocratico dell’UE, riconosciuto dallo stesso Presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, che ha dichiarato: “Non ci possono essere decisioni democratiche contro i trattati europei”.

Siamo anche testimoni della risposta priva di solidarietà (e a volte addirittura xenofoba), delle Istituzioni Europee e degli Stati membri all’arrivo dei profughi provenienti dal Medio Oriente e dall’Africa e al loro dramma umano. Sottolineiamo l’ipocrisia dei discorsi dell’UE sui diritti umani, quando essa, in forma indiretta con la vendita di armi o con politiche commerciali, svolge un ruolo chiave nei conflitti che hanno provocato le recenti crisi umanitarie.

Il regime di crisi dell’UE, iniziato otto anni fa e basato sull’austerità, privatizza i beni comuni e distrugge i diritti sociali e lavorativi, invece di affrontare le cause iniziali della crisi: la deregulation del sistema finanziario e la conquista corporativa delle istituzioni dell’UE attraverso le grandi lobbies e il sistema delle porte girevoli. L’UE promuove false soluzioni negoziando senza trasparenza e con un minimo controllo democratico trattati commerciali come il TTIP, il CETA o il TiSA, che eliminano ciò che viene considerato un ostacolo per il commercio: i diritti e le norme che proteggono i cittadini, i lavoratori e l’ambiente. E’ un colpo definitivo alle nostre democrazie e allo Stato di Diritto, specialmente attraverso i meccanismi di protezione degli investitori.

L’attuale UE è governata de facto da una tecnocrazia al servizio degli interessi di una minoranza piccola ma potente di poteri economici e finanziari.

Tutto questo ha provocato la rinascita della retorica di estrema destra e di posizioni xenofobe e nazionaliste in molti paesi europei. Noi democratici abbiamo la responsabilità di reagire a questa minaccia e impedire che i fascisti sfruttino il dolore e lo scontento della gente, che si è comunque dimostrata solidale davanti alla tragedia umanitaria di centinaia di migliaia di rifugiati.

La società si è messa a lavorare per un cambiamento radicale delle politiche dell’Unione Europea.

Mobilitazioni sociali come Blockupy, la campaga NO al TTIP, l’Alter Summit, lo sciopero generale europeo del 2012, le Euromarce, o l’enorme lavoro di numerosi gruppi di cittadini e ONG costituiscono un prezioso capitale umano, intellettuale e ideologico per la difesa dei diritti umani, il rispetto della Terra e la dignità delle persone al di sopra di interessi politici ed economici. Crediamo tuttavia che siano necessari un maggior coordinamento e una maggiore collaborazione pratica per le mobilitazioni a livello europeo.

Esistono già molte proposte contro l’austerità: una politica fiscale giusta e la chiusura dei paradisi fiscali, sistemi di interscambio complementari, la ri-municipalizzazione dei servizi pubblici, la distribuzione a giuste condizioni del lavoro, la ricerca di un modello di produzione basato sulle energie rinnovabili, la riforma o l’abolizione del Fiscal Compact europeo. L’esempio della Grecia ci ha dimostrato che nell’attuale congiuntura dobbiamo unire gli sforzi da tutti gli Stati membri e da tutti gli ambiti – politico, intellettuale e della società civile.

La nostra visione è solidale e internazionalista.

Per questi motivi vogliamo generare uno spazio di confluenza tra tutte le persone, i movimenti e le organizzazioni che si oppongono al modello attuale dell’Unione Europea e arrivare a un’agenda comune con obiettivi, progetti e azioni, con il fine ultimo di rompere con il regime d austerità dell’Unione Europea e democratizzare radicalmente le Istituzioni Europee, mettendole al servizio dei cittadini.

A questo fine convochiamo una conferenza europea il 19, 20 e 21 febbraio a Madrid e lanciamo un pubblico appello a partecipare ai dibattiti, ai gruppi di lavoro e alle discussioni che verranno organizzati.

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