Fonte: El Espia Digital

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Feb 16, 2016

 

La psicosi dei conflitti in Europa: avvertimenti concordi delle autorità militari

Traduzione di Luciano Lago

 

Inizia a manifestarsi una dinamica allarmante: ogni volta di più i comandanti militari di alto livello  avvisano circa il possibile arrivo di grandi conflitti, compreso un conflitto generale in Eruropa, e lanciano richiami affinchè le loro truppe e le proprie popolazioni  si  preparino al peggio.

 

In questa stessa settimana è stato il turno del comandante dell’Esercito norvegese, Odin Johannessen, il quale ha avvisato che i paesi europei dovrebbero essere disposti a combattere contro l’Islam radicale con il fine di preservare i valori che uniscono il continente.

“Credo che dobbiamo essere pronti a combattere, con le parole, con le azioni e, se necessario, con le armi, per preservare il paese ed i valori che abbiamo in comune”, ha detto Johannessen in un discorso davanti alla Società Militare di Oslo.

Citando gli attacchi degli jihadisti a Parigi, Johannessen ha detto che “l‘Europa già non può aspettarsi di vivere in pace e sicurezza, senza dover difendere i suoi interessi e i suoi valori”. Il comandante militare ha insistito sulla necessità cruciale di mantenere i soldati ben addestrati ed equipaggiati.  “Non si possono vincere le guerre senza avere gente sul terreno”, ha affermato.

 

Le dichiarazioni di Johannessen riflettono sentimenti simili a quelli manifestati da altri funzionari militari in Europa negli ultimi mesi e di cui si è detto in precedenza.

In un documento interno rivelato la scorsa settimana, il capo dell’Esercito Svedese, il generale Anders Brännström, ha ordinato alle sue truppe di prepararsi per una guerra fredda in Europa contro oppositori qualificati “nell’arco di un anno”. Documenti filtrati citerebbero il leader dell’Esercito Svedese, Anders Brannstrom, prima di una riunione con il comando della Difesa Svedese, affermare che la Svezia potrebbe trovarsi in guerra entro pochi anni. Secondo Brannstrom: “La situazione di sicurezza che stiamo vivendo mi porta alla conclusione che, nel corso di pochi anni, potremmo essere in guerra … tutti nell’Esercito e tutti quelli che ci appoggiano devono unirsi per fare fronte ad una possibile opposizione.”

 

Questa è la prima volta negli ultimi anni che un importante rappresentante delle Forze Armate abbia detto che la Svezia può trovarsi sull’orlo di una guerra. Il Presidente del Parlamento per le Forze Armate, Allan Widman, ha detto: “E’ una mia valutazione che la situazione sia  tanto grave che perfino la Svezia, che ha potuto contare su 200 anni di pace, debba prepararsi psicologicamante per la possibilità di un conflitto armato, un conflitto che ci potrebbe coinvolgere tutti”.

 

In dicembre, il capo dell’Esercito svizzero, André Blattmann, ha avvertito che il rischio di scontento sociale in Europa si stava intensificando e che i cittadini del paese elvetico devono armarsi. Secondo le avvertenze di Blattmann: “La minaccia del terrore è in aumento, guerre ibride si  stanno scatenando in tutto il mondo, il panorama economico è oscuro e i flussi migratori risultanti degli sfollati e rifugiati sono arrivati a dimensioni impreviste … Non si possono scartare conflitti sociali e disturbi, il vocabolario  utilizzato nei discorsi pubblici è pericolosamente aggressivo”.

 

Da parte loro anche gli alti esperti della sicurezza in Germania hanno informato la cancelliera Angela Merkel in Ottobre che “la classe media si stava radicalizzando”, come risultato della politica delle frontiere aperte e della politica migratoria e che questo potrebbe sboccare in forti disordini all’interno della Germania. Le vendite di armi da fuoco e di altre armi sono salite notevolmente in paesi come Germania ed Austria in misura che la crisi migratoria è andata peggiorando.

 

Nel frattempo in Francia, secondo le filtrazioni informative delle fonti di intelligence, le forze di sicurezza stanno facendo i preparativi per possibili disordini civili di massa e per affrontare i migranti integralisti islamici che si vanno impadronendo di interi quartieri.

Secondo dette fonti, l’Esercito francese si sta preparando con piani contingenti per “riconquistare il territorio nazionale e recuperare intere aree nelle città, nel caso che una popolazione di migranti ottenga le armi e dibenga apertamente in ostile verso le autorità.

Ci sono una marea di giovani immigranti di quarta generazione molto arrabbiati per la loro situazione di marginazione e la prospettiva di radicalizzazione di queste masse risulta sempre più probabile”, sostiene detta fonte di intelligence in dichiarazioni rilasciate al giornale The Telgraph”. Secondo tale fonte, “reti altamente organizzate di militanti islamici stanno acquistando armi di contrabbando e fucili automatici Kalashinikov e missili anti carro, che avrebbero già introdotto in Francia”. Queste armi proverrebbero dalla Libia dopo che il governo francese aveva armato i ribelli jihadisti nel corso dell’azione di rovesciamento del colonello Gheddafi. “I missili potrebbero essere utilizzati per abbattere aerei … i piloti commerciali non sono addestrati per effettuare manovre evasive in questi casi”.

 

Come vediamo, non si tratta di avvertenze qualsiasi, nè sono state fatte da personaggi senza alcun rilievo. Più in là di pensare se siano o no esagerate come avvertenze, il fattore  chiave è che si stanno manifestando come se fossero sicure del pericolo e pertanto operano di conseguenza e gli alti comandi degli eserciti europei sembra che stiano preparandosi per queste evenienze.

 

Leggendo fra le righe, potremmo affrontare un potenziale conflitto in differenti paesi d’Europa, in cui si mescolerebbero esplosioni sociali, scontri razziali ed etnici, terrorismo islamico, azioni violente di gruppi dell’ultra destra, potenziali manifestazioni violente per ragioni sociali o economiche, inclusi eventuali conflitti con altri paesi. Un clima ideale per adottare misure restrittive sui gruppi dissidenti e limitazione alle libertà di espressione, di manifestazione e di dissenso, rispetto alla linea politica imposta dalle autorità dei Governi europei.

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