Fonte: Debuglies

http://www.controinformazione.info/

Mag 28, 2016

 

Gli Usa utilizzano una strategia del caos controllato per l’ingegneria sociale in Europa

 

Tony Cartalucci -ricercatore geopolitica con sede a Bangkok – ha commentando l’attuale crisi dei rifugiati oramai fuori controllo in Europa :

“I peggiori nemici della civiltà europea sono quelli al potere a Washington, Londra e Bruxelles” –

“Dal 2007 Washington è stata occupata nella scientifica pianificazione per il rovesciamento e la distruzione dei regimi politici istituiti in tutta la regione del Medio Oriente e Nord Africa (MENA), aggiungendo che i rifugiati indigenti che oggi si riversano sulle coste europee sono diventati “pedine di guerra.”

– il “Peggiore e più pericoloso nemico della civiltà europea sono quelli attualmente al potere a Washington, Londra e Bruxelles.

Questi con interessi particolari hanno intenzionalmente creato il caos in tutta la regione del MENA, ben sapendo qule catastrofe sarebbe accaduta, non solo per l’Africa e il Medio est, ma per l’Europa e l’Eurasia”.

 

Secondo il ricercatore geopolitico, i politici americani erano a conoscenza di tutte le conseguenze e hanno pianificato l’inevitabile afflusso di rifugiati in Europa.

“Sarebbe difficile credere che una qualsiasi nazione farebbe la guerra ad un altro , come fatto dagli Stati Uniti, senza prevedere la crisi di massa dei rifugiati che ne deriva.

La cosa più probabile è che i politici americani sapevano e hanno previsto l’inevitabile afflusso di rifugiati, essenzialmente ‘ weaponizing ‘ tentando di di manipolare la percezione del pubblico e provocare nel lungo termine un supporto per l’intervento militare diretto più in Siria contro il governo di Damasco ed altre nazioni.

Il ricercatore geopolitica ha richiamato l’attenzione sul fatto che gli Stati Uniti e l’Europa hanno lavorato per anni con la Turchia al fine di creare un flusso sostenibile dei rifugiati non solo dalla Siria ma di tutta MENA e Asia centrale.

Ma è solo una parte di un piano più ampio …

Quando gli esperti suggeriscono è che il fine ultimo di Washington è di destabilizzare il continente eurasiatico dall’Europa occidentale alla periferia della Cina in Oriente.

“Documenti politici interi sono stati prodotti dai responsabili politici più importanti d’America per decenni per quanto riguarda l’accerchiamento e contenimento della Cina, a partire dal famigerato ‘Pentagon Papers’ esposta dal New York Times nel 1971, e fino al uno dei più recenti documenti , uno dei quali è stato pubblicato quest’anno dal Council on Foreign Relations intitolato ‘Revisione US Grand strategia nei confronti della Cina’, che cita espressamente i tentativi della Cina di stabilizzare questo ‘caos controllato’ e come gli Stati Uniti possono impedire a Pechino di farlo”

Nel suo ultimo articolo “turco-Uyghur Terror Inc. – America Altro Al Qaeda” Toni Cartalucci evidenziato che gli estremisti islamici – sia di al-Qaeda in Medio Oriente, e il cosiddetto movimento di indipendenza del Turkestan orientale (ETIM) di Uyghur Islamists – sono lo strumento centrale degli Stati Uniti a raggiungere i loro obiettivi geopolitici del continente eurasiatico.

“La rete del terrore turco-Uyghur, oltre a fomentare la violenza in tutta la Cina, è stato più di recente dedito al traffico di terroristi dello Xinjiang, attraverso sud-est asiatico, e poi in Turchia, dove sono in azione, armati, addestrati, e poi inviati a combattere la guerra per procura della NATO . in Siria Questa rete di traffico passava attraverso la Thailandia – La Thailandia ho arrestato oltre 100 Uyghuristi che poi ha deportato, su richiesta, di nuovo alla Cina di Pechino nel mese di luglio ”

Provenienti dalla Guerra Fredda le organizzazioni clandestine della rete turca del terrore di Uyghur costituiscono una minaccia non solo per l’integrità della Cina, ma per la sicurezza della regione asiatica nel suo complesso.

Nel frattempo, la crisi dei rifugiati in Europa è fuori controllo, spingendo le tensioni etniche e innescando scontri con la polizia.

La questione rimane aperta – quali sono le possibili conseguenze della crescente afflusso di richiedenti asilo in Europa?

“Le conseguenze della crisi dei rifugiati sarà determinata solo da come le opposizioni si controlleranno su entrambi i lati nel tentativo di manipolare la percezione del pubblico per agire verso la pace e la stabilità in seno alla società europea.

L’obiettivo finale, come si può già vedere è rivolto a giustificare la maggiore sorveglianza e controllo in casa, es. a giustificare ulteriori guerre di egemonia all’estero.

Tali misure non sono possibili senza una crisi di notevole entità per le persone oltre che a creare timori ed allarmismi che conducano a scambiare la loro libertà, la pace e la prosperità in cambio di presunta ‘sicurezza.

http://contropiano.org/

30 maggio 2016

 

Ci vogliono poveri e ignoranti. Ma felicemente silenti

di Alessandro Avvisato

 

La costruzione di un’ideologia nauseabonda è un lavoro lungo, faticoso, con grade dispendio di mezzi. Addirittura sproporzionati – in apparenza – rispetto all’obiettivo.

 

L’ideologia in costruzione – di cui ci stiamo occupando – deve affiancare una condizione reale: noi che non stiamo “in alto”, nella scala sociale del potere, dobbiamo essere persuasi che in fondo stiamo benissimo così. E se la situazione peggiora di giorno in giorno, beh, ce lo meritiamo, perché non siamo abbastanza “competitivi”. Per poter stare sereni – ahia! – in una condizione squallida, bisogna sapere anche poco; e infatti stanno distruggendo da oltre 30 anni, a piccoli slittamenti regressivi, sia la scuola che l’università pubbliche. Non dobbiamo insomma essere messi a conoscenza dei meccanismi di funzionamento del reale (del “sistema”, si diceva giustamente qualche tempo fa), in modo da poter essere meglio indirizzati verso spiegazioni ad hoc, rigorosamente false ma “credibili” e persuasive. Esempio semplice: stiamo peggio, e peggio pagati, per colpa degli immigrati “che ci rubano il lavoro”. L’effetto al posto della causa (è l’impresa che paga meno, per essere a sua volta più “competitiva”), e il gioco è fatto.

 

Insomma, l’ignoranza è una iattura per gli schiavi, che così non possono mai emenciparsi dalla loro – nostra – triste condizione. Qualche imbecille “di sinistra”, tanti anni fa, provò persino a trasformare – ideologicamente, ovvio – questa iattura in una “fortuna”. Nacque così l’elogio dell’assenza di memoria (o Erkenntnistheorie), per cui il non sapere come e perché i tuoi predecessori nella rivolta avessero perso avrebbe permesso l’esplodere una radicalismo più forte. Naturalmente è accaduto il contrario, ovvero la “pace dei cimiteri” della coscienza, perché l’ignoranza paralizza anche nella difesa della propria vita (anche nei lager c’era chi sperava fino all’ultimo di essere risparmiato, lui individualmente), proprio mentre il potere consolida e arricchisce le proprie conoscenze “controrivoluzionarie”, costruendo archivi e scuole di formazione per sbirri e infiltrati, monitorando ogni pur pallido apparire di “critica del presente”.

 

Tempi passati, non senza gravi danni per la soggettività antagonista.

Ora – sulla stessa linea – si dà da fare direttamente il bestiario mediatico mainstream. Qui sotto vi proponiamo di dare un’occhata a un articoletto apparso oggi sull’edizione italiana dell’Huffington Post, che riprende “ricerche” fatte in ambiente anglosassone.

Tesi ideologica: l’ignoranza è la chiave della felicità. Prove a favore: lo dice anche la scienza.

 

Basta una sbirciata per cogliere immediatamente l’inganno, alquanto volgaruccio. l’ignoranza che ci aiuta a essere felici, nella ricerca citata, è quella relativa al futuro individuale. E in effetti sarebbe impossibile vivere davvero sapendo già cosa ci accadrà.

Il professore australiano che propala questa felice ignoranza non ha però alcuna intenzione “universalistica”. In altri termini, non estrapola affatto una tesi “scientifica” a favore dell’ignoranza in generale. Il mondo va conosciuto, studiato, “saputo”. Mentre la propria vita futura è bene che riservi sempre molte sorprese, almeno sul piano delle esperienze di vita, affettive, amicali, esperienziali.

Al contario, se non si mette questo preciso confine tematico alla “virtù dell’ignoranza”, si scrivono corbellerie miranti a far credere che l’ignoranza in genere porta felicità.

Una volta questa ideologia aveva altri modi di dire, in forma di proverbi: “i soldi non portano la felicità”, ecc. Ora ne abbiamo versione 2.0.


 L’Huffington Post

 

“L’ignoranza è la chiave della felicità”. La ricerca: “È ciò che ci rende davvero liberi”

di Ilaria Betti

 

Meno sai e meglio stai”, recita un detto, e a dargli ragione è anche la scienza. Se ciò che facciamo ogni giorno non è altro che pensare, immagazzinare quante più informazioni possibili, anticipare il futuro nella nostra mente, forse sarebbe meglio imparare ad arrendersi al “nemico”: l’ignoto, il non sapere. Sarebbe proprio questa la chiave della felicità, secondo uno studio della Australian National University: “Solo l’ignoranza ci dona la vera libertà”, spiega Michael Smithson, professore della Research School of Psychology.

 

“Per assaporare l’autentica libertà personale hai bisogno di non conoscere alcune parti della tua vita presente e futura. Se tutto è già scritto per te, se sai già come andrà a finire, sei meno libero di compiere delle scelte e di prendere decisioni”, afferma lo studioso. E proprio per rimpiazzare quel “vuoto” si accendono in noi la curiosità e la creatività: ecco perché soprattutto gli artisti, gli artigiani, gli scienziati e gli imprenditori dovrebbero accogliere l’ignoranza e riempirla di nuove idee. “C’è sempre qualcosa che ignoriamo, altrimenti non avremo nulla da scoprire”, aggiunge Smithson.

 

Per aiutare le persone a scoprirsi (felicemente) ignoranti, il professore ha lanciato il corso online gratuito “Ignorance!”, il cui sottotitolo recita: “Scoprite cos’è l’ignoranza, come nasce, cosa ci si può fare e il suo ruolo nella società e nella cultura”. Analizzando anche il lato negativo che porta al razzismo e al pregiudizio, ciò che vuole fare con il sito è soprattutto combattere contro lo stereotipo della persona ignorante e perciò da denigrare: “L’ignoranza è in ognuno di noi. È rilevante in ogni disciplina e professione, nella vita di tutti i giorni”. E conviene: “Immaginate di sapete la trama e il finale del vostro libro prima di leggerlo. O di sapere già quale sarà il vostro regalo di compleanno o di Natale”. Nessuno, assicura il professore, accetterebbe mai un “affronto” simile.

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