Fonte: Gli Occhi della Guerra

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13/12/2016

 

Ecco il documento dell'Europa per fermare l'avanzata di Putin

di Michele Crudelini

 

L’ondata di “populismo” in Europa e nel mondo pare aver messo sull’attenti i funzionari e i parlamentari dell’Unione europea. Il Parlamento europeo ha infatti approvato lo scorso 23 novembre un testo dal titolo emblematico “Comunicazione strategica dell’Unione europea per contrastare la propaganda contro di essa a opera di terzi”. Il testo non sarebbe altro che l’applicazione di uno studio di fattibilità condotto l’anno scorso dall’organizzazione European Endowment for Democracy.”Bringing Plurality and Balance to the Russian Language Media Space ” è il titolo di questo studio che pone come premessa la “distorta disinformazione che domina i media del Cremlino, capaci di raggiungere milioni di cronisti russi in giro per l’Europa”.

 

L’obiettivo dello studio è invece di “identificare diverse possibilità di soluzione per il supporto e il rafforzamento del linguaggio mediatico russo in senso democratico e indipendente nei Paesi dell’Est Europa e oltre”. L’analisi dell’Endowment for Democracy va poi nello specifico, e propone l’organizzazione di un hub d’informazione regionale, che possa comprendere tutte le voci russe non allineate con il Cremlino. L’immagine che vien fuori da questo ingente sforzo analitico è quella di un’aggressiva politica europea che vuol circondare una Paese, che a quanto si evince dal documento è ritenuto pericoloso sia per la sua stessa popolazione che per gli altri, con la creazione di un centro mediatico apertamente schierato contro il Governo russo in carica.

 

Per completare il quadro bisogna aggiungere che l’European Endowment for Democracy, organizzazione promotrice dello studio, è stata fondata e finanziata dalla Commissione europea nel 2012, con un budget iniziale di 6 milioni di euro. L’organizzazione nasce con lo scopo di “promuovere una democrazia profonda e sostenibile, il rispetto dei diritti umani e della legge”. Possiamo dunque dire che l’Endowment for Democracy sia un braccio esterno della politica estera portata avanti dalla Commissione europea. In questo caso si tratterebbe di una strategia molto aggressiva nei confronti del vicino russo, in un periodo in cui le tensioni sono già alle stelle.

 

Come sono cambiati i rapporti tra Ue e Russia

C’è tuttavia da sottolineare l’inspiegabile cambiamento di vedute che ha sconvolto i funzionari della Commissione europea negli ultimi vent’anni. Il primo dicembre del 1997 veniva infatti siglato un accordo di partenariato tra Unione europea e Russia, un traguardo frutto di un immenso sforzo diplomatico portato avanti da entrambe le parti in causa, ma con particolare enfasi proprio dai funzionari europei. Si legge in un documento della Commissione europea del 1997 la seguente: “La Commissione  ritiene estremamente importante  approfondire i rapporti con la Russia in vista del ruolo strategico cruciale che questo paese svolge sulla scena mondiale…La Russia svolge un ruolo essenziale nel garantire la stabilità sul continente europeo”.

 

Nel 1997 c’era Boris Eltsin a capo della Russia, il Presidente che diede avvio al conflitto ceceno con le conseguenti violazioni dei diritti umani da parte della Russia contro la popolazione civile (fatto ammesso in seguito anche dallo stesso Governo russo). Come mai dunque, nel 1997 la Commissione europea esprimeva un così alto desiderio di collaborazione con la Federazione russa, pur citando nello stesso documento la situazione cecena, mentre oggi la stessa Commissione utilizza l’annessione russa della Crimea come pretesto per una politica aggressiva verso l’Est? Il cambio al vertice Eltsin-Putin potrebbe essere una risposta, considerata la lotta di Putin alle multinazionali occidentali che nella prima metà degli anni ‘90 avevano fatto il bello e cattivo tempo nell’ex URSS.

 

Le amnesie dei funzionari europei

Vi è infine da sottolineare un’altra inspiegabile amnesia dei funzionari della Commissione europea, che da una parte sembrano voler circondare la Russia, dall’altra tendono la mano ad un altro “vicino”, la Turchia, che per rispetto dei “diritti umani” risulta impresentabile fors’anche più che la Federazione russa. Secondo l’indagine condotta da “Reporters without borders for freedom of information” del 2016, nella classifica mondiale per la tutela della libertà di stampa la Turchia si collocherebbe al 151esimo posto, tre posizioni sotto la “nemica” Russia.

 

Inoltre solo lo scorso novembre il Presidente turco Erdogan ha fatto arrestare tutti i principali leader politici curdi, giustificando l’azione come difesa del Governo dopo il tentato golpe di luglio. Azioni repressive che, vista l’intolleranza dimostrata verso Putin, avrebbero dovuto far scatenare una reazione importante da parte della Commissione europea. E invece no. Lo stesso Presidente della Commissione Jean Claude Juncker, poco dopo l’inizio delle repressioni di Erdogan, ebbe così a dire: “Sarebbe un grave errore di politica estera chiudere le porte dell’Europa alla Turchia”. Un atteggiamento più che accomodante. Tutto ciò confermerebbe che in cima alla lista nera dell’Ue c’è Putin e su di lui si sta concentrando una politica estera europea belligerante.

 

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