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Nov 15, 2016

 

Morire di austerity

 

Da Atene

Un rapido sguardo per controllare che la telecamera sia spenta, poi le mani si tuffano nella borsa per stivare i pannolini e il latte in polvere donato dai volontari. Lo sguardo stanco di Eugenia è lo stesso di tantissime madri che la Grecia non hanno più soldi per pagare il necessario ai propri bambini. Gli omogeneizzati, gli occhiali, le vaccinazioni. Quando la crisi economica morde e le forze vengono meno, le donne come Eugenia vengono alla Clinica della comunità metropolitana di Atene.

 

Un ospedale di volontari alla periferia della capitale per assicurare cure gratuite a chi è stato lasciato senza niente dalle politiche di austerity che da anni devastano la Grecia. A due passi da un luogo simbolo della città, l’aeroporto Hellinikon – ora abbandonato e riconvertito in un sordido campo di accoglienza per migranti – sorge un piccolo poliambulatorio che per moltissimi ateniesi è ormai un sostegno imprescindibile.

 

Nascosta fra i capannoni industriali in rovina e le piante d’oleandro, la clinica è stata aperta nel 2011 per iniziativa di un gruppo di medici guidati dal cardiologo Giorgios Vichas. Lo sguardo vispo sotto una chioma corvina appena punteggiata di grigio, Vichas ci accoglie nel suo studio facendosi largo fra gli scatoloni colmi di medicine. “Queste ci vengono donate da cittadini di tutta Europa – spiega indicando le confezioni tutt’intorno – Ma anche da greci di tutte le classi sociali.”

Ogni mese il dottore e i suoi novanta colleghi volontari visitano fino a duecentocinquanta persone a settimana, con un aumento dell’affluenza nell’ultimo anno. A aiutarli anche ragazzi e pensionati da mezza Europa, spesso inquadrati in associazioni specializzate come Griechenland Hilfe, che ogni anno spedisce dall’Austria veri e propri convogli di aiuti umanitari.

“Viene da noi chi non può permettersi di pagare l’assicurazione sanitaria – chiarisce Vichas – Donne con bimbi ancora in fasce, uomini disoccupati, anziani. Vengono da tutte le zone di Atene, quelle popolari e quelle che un tempo erano considerate borghesi.”

Il governo di Alexis Tsipras ha ripristinato l’assistenza sanitaria gratuita ai disoccupati ma paradossalmente, spiegano i volontari, questa mossa ha ingolfato ancora di più gli ospedali già oberati di lavoro. Mettendo a nudo un altro gravissimo problema del sistema sanitario ellenico: l’ormai cronica mancanza di personale medico-infermieristico.

Nei nosocomi privi di strumentazioni e farmaci scarseggiano anche i professionisti: “Le misure di austerity imposte con i vari memorandum approvati negli anni – scuote la testa Vichas – impediscono di assumere nuovi medici a tempo indeterminato”. Secondo la Federazione Panellenica dei dipendenti degli ospedali pubblici, all’ospedale Kratico Gennimatas di Atene oltre il 40% delle posizioni sono vacanti.

 

La situazione è deteriorata al punto tale che la Comunità metropolitana è costretta a spedire ad alcuni ospedali cittadini parte delle donazioni che riceve. “Quegli scatoloni di garze e cotone – ammicca una signora sui cinquant’anni sporgendosi dal banco dell’accettazione mentre sorseggia un caffè turco – ci sono stati donati da Medici senza Frontiere, ma finiranno diritti all’ospedale Aghia Sofia”.

Ma non si tratta solo di materiale di pronto impiego: il 2 novembre, all’indomani delle vacanze di Ognissanti, l’ospedale universitario di Laikò è rimasto senza farmaci per la chemioterapia, fra i medicinali più costosi sul mercato.

Gli effetti sulla salute pubblica già si vedono: secondo i dati pubblicati in primavera dalla Banca di Grecia ( pagina 91 del documento, ndr), nel Paese la mortalità infantile è cresciuta dal 2,65% del 2008 al 3,75% del 2014, mentre la percentuale di chi soffre di depressione è schizzata dal 3,3% del 2008 al 12,3% del 2013.

Parimenti cresce anche il numero dei nati sottopeso e degli adulti che soffrono di una patologia cronica.

 

Moltissimi attribuiscono alla Troika la responsabilità di questa catastrofe, ma a Vichas non importa: a lui basta fare il proprio lavoro. Con un solo sassolino da levarsi dalla scarpa: l’anno scorso l’Europarlamento ha conferito alla sua clinica il premio di “Cittadino europeo dell’anno”. “Non hanno fatto niente per alleviare questa situazione. Niente. – sorride amaro – E io dovrei accettare i loro premi?”

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