Fonte: Le Soir
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10 dicembre 2016

Quattro ragioni per non pagare il debito greco al FMI
di Renaud Vivien

Comitato per l’Abolizione dei Debiti Illegittimi
Traduzione di Mariapia Salmaso

Illegittimo, odioso, illegale, il debito greco resta pure insostenibile, più ancora del 2010, a causa dell’imposizione di tre memoranda che distruggono giorno dopo giorno l’economia e le condizioni di vita della popolazione

Il 7 Dicembre il FMI aspetta dalla Grecia un versamento di 299 milioni di euro. Questo debito corrisponde a una parte del prestito di “salvataggio” concesso da quell’istituzione nel 2010.
Il FMI non dovrebbe essere pagato per almeno quattro ragioni.
Prima di tutto, il versamento atteso deriva da un debito largamente illegittimo perché solo il 5% dei prestiti concessi nel 2010 e nel 2012 sono stati destinati al budget greco. Il 95% è servito a pagare i debiti detenuti in maggior parte dalle banche private straniere e a ricapitalizzare le banche greche.
Questi dati non provengono da un’organizzazione rivoluzionaria ma da uno studio condotto dal think tankneoliberale tedesco European School of Management and Technology. Si tratta dunque sì di un’operazione di salvataggio ma non di quella che viene presentata nel discorso ufficiale. I beneficiari non sono i cittadini greci ma le banche, che sono state integralmente rimborsate col denaro pubblico dei contribuenti europei tramite i prestiti del FMI, degli Stati e delle istituzioni dell’UE.
Questa operazione di salvataggio è dunque illegittima sia per la popolazione greca, costretta a pagare al FMI (con un tasso di interesse del 3,6%!) il debito risultante da questi salvataggi, sia per gli altri popoli europei costretti ancora una volta a salvare i responsabili della crisi finanziaria che avevano speculato sul debito greco.
Nel suo primo rapporto il Comitato di revisione del debito greco, istituito dall’allora presidentessa del Parlamento ellenico, dimostrava che il “problema greco” non ha origine da una gestione allegra delle finanze pubbliche ma da una crisi bancaria che è stata colmata con fondi pubblici.
In secondo luogo, il debito reclamato dal FMI è del tutto odioso. Secondo la dottrina giuridica, che si fonda su giurisprudenze nazionali e internazionali, un debito è qualificato come odioso quando riunisce due elementi:
da una parte, l’assenza di beneficio per la popolazione dello Stato che lo contrae e, d’altra parte, il fatto che i creditori ne erano consapevoli.
Il rapporto del Bureau indipendente di valutazione del FMI pubblicato in luglio dimostra che la qualifica di “debito odioso” è perfettamente adatta al caso greco.
In effetti la direzione del FMI sapeva fin dal 2010 che il debito era insostenibile e che il programma di austerità imposto come contropartita del prestito andava ad aggravare la situazione del Paese.
Questa affermazione si appoggia sul verbale del Consiglio esecutivo del FMI del 9 maggio 2010, nel corso della quale si è giocata la sorte della Grecia. Vi si apprende che numerosi direttori del FMI avvertivano sull’annunciato fallimento del memorandum.
Per il rappresentante argentino “Le dure lezioni delle nostre crisi passate sono difficili da dimenticare. Nel 2001 politiche simili sono state proposte dal FMI all’Argentina. Le conseguenze catastrofiche sono ben note (…) E’ molto probabile che la Grecia finisca ancor più mal ridotta. Le misure di aggiustamento raccomandate dal FMI vanno a ridurre il benessere della sua popolazione e la capacità reale di rimborso della Grecia dopo la messa in atto di questo programma”. Il rappresentante della Svizzera aggiunge: “Si dovrebbe fare un esame serio sulla ristrutturazione del debito come mezzo per assicurare la sostenibilità budgetaria e far assumere una parte dell’onere dell’aggiustamento ai creditori privati”. Ciò dopo aver posto la domanda-chiave: ”Perché la ristrutturazione del debito e la partecipazione del settore privato non sono stati presi in considerazione?”
In effetti, se il FMI avesse applicato i suoi criteri abituali in materia di sostenibilità, avrebbe imposto un alleggerimento del debito greco fin dal 2010. Perché non lo ha fatto? E perché si è spinto al punto di cambiare mprovvisamente le proprie regole per poter fare prestiti a uno Stato insolvibile?
La risposta fu data ufficialmente tre anni più tardi in un altro rapporto del FMI dove si sottolinea che l’aggiornamento della ristrutturazione del debito è stato messo a profitto dalle banche private “per ridurre la loro esposizione e trasferire il debito sulle istituzioni pubbliche”. Come hanno dichiarato l’ex rappresentante della Grecia al FMI e un ex consigliere economico di Barroso, ascoltati al Parlamento greco dal Comitato di revisione del debito, il francese Strauss-Kahan, che occupava il posto di direttore del FMI, ha deliberatamente escluso nel 2010 la ristrutturazione del debito al fine di proteggere le banche europee, soprattutto quelle francesi e tedesche che erano le più esposte.
La terza ragione per invalidare il credito del FMI è che esso è semplicemente illegale. Da una parte, le misure imposte in cambio del prestito scherniscono la sovranità della Grecia e violano numerose convenzioni internazionali che proteggono i diritti umani, come ha sottolineato l’Esperto dell’ONU sul debito nel suo rapporto sulla Grecia. D’altra parte, il governo greco non ha votato l’accordo di prestito del 2010 contrariamente a ciò che prevede la Costituzione.
Illegittimo, odioso, illegale, il debito greco resta pure insostenibile, più ancora del 2010, a causa dell’imposizione di tre memoranda che distruggono giorno dopo giorno l’economia e le condizioni di vita della popolazione. Il peso di questo debito, che impedisce allo Stato di adempiere ai suoi obblighi in materia di diritti fondamentali, si appesantisce meccanicamente al ritmo dell’austerità e delle privatizzazioni imposte dai creditori, innescando un circolo vizioso in cui il governo sollecita nuovi prestiti per pagare debiti crescenti.
Per spezzare questo circolo infernale e bloccare il crimine, si impone l’annullamento incondizionato del debito greco. Non ci illudiamo: l’iniziativa non verrà dal FMI, a dispetto dei suoi rapporti che evidenziano la sua responsabilità nel marasma greco e delle sue dichiarazioni recenti in favore di un alleggerimento del debito che, va sottolineato, non coinvolgerebbe i suoi creditori e si accompagnerebbe a una nuova dose di austerità.
L’iniziativa non proverrà neppure dall’Eurogruppo, i cui Ministri delle finanze si riuniscono il 5 dicembre. Interrogato dal deputato M. Van Hees, il Ministro belga delle finanze ha risposto che “un taglio sul debito nominale era escluso” e che “il processo di aggiustamento greco doveva proseguire in maniera identica anche dopo il periodo programmato”. Pensare che una soluzione giusta al debito greco sia possible nel quadro attuale dei negoziati sarebbe come credere a Babbo Natale.

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