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09 maggio 2016

 

Ecco perché in Grecia si lotta contro il governo Tsipras

di Sotiris Martalis

Traduzione di Giovanna Tinè

 

L’intervento di Sotiris Martalis, del sindacato ADEDY e direzione Unità Popolare, durante l’assemblea di Roma del Plan B. Le “imprese” di Tsipras e le lotte del movimento operaio.

 

Da venerdì scorso fino ad oggi in Grecia è in corso uno sciopero generale, con concentrazioni quotidiane in tutte le principali città contro le misure imposte dal terzo memorandum, misure che il governo vuole votare questa sera. Un voto che si svolgerà in un parlamento chiuso ai manifestanti di piazza Syntagma.

Le nuove misure prevedono 5,4 miliardi di tagli concordati da governo e creditori. Tali misure probabilmente includeranno un meccanismo di taglio automatico di più di 3,6 miliardi di euro richiesto dal FMI.

Per attuare queste misure il governo vuole votare due leggi, una sui tagli alle pensioni e la seconda sull’aumento delle tasse e l’introduzione di nuove imposte.

Il dato nuovo è che queste misure sono prese da un governo che almeno nominalmente è di sinistra. Questo governo taglia per la tredicesima volta le pensioni di povertà. È significativo il caso del taglio dell’assegno chiamato EKAS, che viene erogato ai pensionati con le pensioni più basse e che permette loro di vivere. Si tratta di circa 190.000 persone che vedranno la loro pensione ridotta di 193 euro al mese. La pensione minima scenderà a 345 euro. Coloro che andranno in pensione dopo la promulgazione della legge vedranno le loro pensioni ridotte di circa il 30%, mentre coloro che sono già in pensione saranno soggetti alle stesse riduzioni dal luglio 2018.

L’altra legge che riguarda le tasse aumenta del 24% l’IVA su tutti i generi di largo consumo: cibo, vestiti, scarpe ed altri, e prevede aumenti su carburante, tassa di circolazione, sigarette, bevande alcoliche, ecc. Allo stesso tempo taglia il diritto al reddito esentasse per chi ha un reddito annuo di 8.000 euro. Perciò verrà tassato chiunque guadagni più di 650 euro al mese.

Se vogliamo una risposta al perché vengono prese queste misure, possiamo trovarla in uno studio pubblicato giovedì scorso dal quotidiano tedesco Handelsblatt su chi sta intascando i crediti dovuti dai greci. Questo studio è stato condotto dalla Scuola Europea di Management e Tecnologia di Berlino, un’università privata che fa capo a Siemens, Deutsche Bank, Daimler, Bosch, BMW, Allianz e ad altre venti grandi aziende tedesche. In sintesi, lo studio mostra che il 95% dei prestiti di 220 miliardi di euro dei primi cinque anni dei memoranda è andato al salvataggio delle banche europee, e solo il 5% al bilancio greco. La stessa struttura hanno i prestiti del terzo memorandum per il 2015-2018.

Credo sia chiaro che, al di là delle proteste dei ministri di SYRIZA che dicono di non volere le misure, al di là delle lacrime per la privatizzazione di porti, aeroporti, treni, ecc, essi stanno continuando le stesse politiche dei precedenti governi, mantenendo al centro delle loro azioni l’argomento del TINA (There Is No Alternative).

Non so se il governo riuscirà a votare queste nuove misure nonostante la pressione delle proteste, ma anche se si riuscirà sarà molto difficile attuarle, e credo che la crisi politica in Grecia continuerà.

Oltre alle misure economiche, il governo SYRIZA -ANEL vanta altre imprese. È il governo che ha invitato Frontex e la NATO a sigillare il confine marittimo orientale con la Turchia. Ciò ha costretto i rifugiati a scegliere strade ancora più difficili e pericolose, con il risultato che numerosissime persone sono morte annegate, molte delle quali erano bambini.

Prima di procedere vorrei sottolineare che il movimento operaio non ha cessato di opporsi e di resistere a queste politiche. Appena due mesi dopo le elezioni di settembre c’è stato il primo sciopero generale, seguito da altri due. Da dicembre a marzo i contadini sono scesi nelle strade e hanno occupato le autostrade per protestare contro le misure. Da dicembre ad oggi sono in sciopero ad oltranza gli avvocati e gli ingegneri, e ci sono molti altri scioperi, ad esempio quello dei portuali.

Ma, prima di tutto, ciò che ci dobbiamo chiedere oggi è come e perché la speranza creata da SYRIZA si è spenta.

Prima di rispondere a questa domanda dovremmo tenere presente quanto segue:

SYRIZA è stata l’espressione politica delle grandi lotte del movimento greco dal 2010 fino a metà del 2013. Essa ha spostato lo scenario politico a sinistra, ha sollevato speranze e aspettative tra di noi, e paura tra la classe dominante e i suoi esponenti politici.

Questo stato d’animo ha determinato non solo i risultati delle elezioni, ma anche il risultato del referendum di luglio 2015. In questo referendum, con tutti i partiti della classe dominante che appoggiavano il SÌ alle misure, il KKE che chiedeva di votare scheda bianca; con la chiesa, tutti i media e il GSEE[i] che sostenevano anch’essi il SÌ; con le banche chiuse e un vero e proprio terrorismo psicologico sui disastri a venire in caso di vittoria del NO, questo ha vinto. Il NO alle misure e all’accordo con i creditori ha raggiunto il 62,5%, e ha mostrato il nostro stato d’animo.

Vi ricordo inoltre le proteste in tutta Europa a sostegno di SYRIZA in quei giorni. SYRIZA avrebbe dovuto andare al confronto con la leadership dell’UE e attuare il suo programma. Ma non lo ha fatto, e quindi torniamo ancora una volta alla nostra domanda sul come e perché la speranza creata da SYRIZA si è spenta.

Credo che, tenendo in mente le caratteristiche di formazioni come SYRIZA, possiamo concentrarsi su tre questioni.

La prima è che la leadership e la maggioranza di SYRIZA, dall’estate del 2014 e oltre, hanno iniziato a spostarsi dalle posizioni decise in origine, a quello che essi stessi hanno chiamato “un adattamento realistico”. In realtà avevano un progetto politico sbagliato. Il Piano A ha avuto difficoltà; la leadership ha dimenticato le posizioni decise, come quella del «nessun sacrificio per l’euro», e ha proclamato che avrebbe fermato l’austerità all’interno dell’Eurozona, e che avrebbe costretto la Troika ad accettare un compromesso onorevole.

Nonostante l’esperienza di Cipro e nonostante l’opposizione portata avanti dalla Piattaforma di Sinistra di SYRIZA, il partito ha continuato con questo piano sbagliato, e quando ha affrontato il ricatto da parte del quartetto del Brussels Group, ha ceduto e accettato tutto.

Il secondo punto è che, per imporre questa linea, la leadership di SYRIZA ha proceduto con la maggioranza dei parlamentari a sostituire completamente gli organi del partito. Così nell’estate del 2015, quando 109 dei 201 membri del Comitato centrale hanno richiesto ufficialmente una riunione del Comitato, e che non venisse firmato il terzo protocollo, Tsipras e la sua squadra sono andati avanti senza interpellare il partito.

Il terzo punto è la decisione della direzione di ampliare l’area di SYRIZA cercando di alleanze politiche con partiti che dovrebbero rappresentare piccoli commercianti, agricoltori, ecc. Perciò ha cercato alleanze con pezzi di socialdemocrazia. Questo era chiaro già nella prima composizione del governo SYRIZA, in cui Tsipras ha dato tutti i ministeri più importanti ad ex socialdemocratici.

Dovremmo notare tuttavia che la presenza costante di un’opposizione di sinistra all’interno di SYRIZA, la “Piattaforma di Sinistra”, ha permesso non solo la resistenza strutturata alla trasformazione del partito, ma anche creazione di Unità Popolare. Quest’ultima, con il 2,85% alle elezioni, per poco (soglia del 3%) non è riuscita ad entrare in parlamento.

Unità Popolare andrà al congresso di fondazione a fine giugno. Le procedure svoltesi fino ad ora (fase precongressuale di dicembre) hanno coinvolto più di 5.500 militanti della sinistra. Questi dati parlano di una forza strutturata e organizzata con la quale siamo in grado di continuare la battaglia.

Nell’ultimo periodo Unità Popolare ha organizzato più di 130 eventi pubblici contro le misure del governo. Ha inoltre una significativa presenza nei sindacati.

Sulla base dell’esperienza di SYRIZA, Unità Popolare ha tratto le seguenti conclusioni, che sono chiaramente espresse nelle sue posizioni:

- La lotta per rompere l’austerità può essere fatta solo uscendo dall’euro e attraverso il conflitto con le leadership europee.

- Molto importante è anche la questione delle alleanze. Queste devono basarsi sugli interessi della classe lavoratrice e non sul criterio della creazione di un’economia nazionale competitiva per il bene del Paese.

- Altro elemento decisivo è come si intende il ruolo del governo della sinistra. Cioè se lo intendiamo come un governo che attuerà un programma di transizione verso il socialismo. Un programma quindi che libererà le forze del movimento delle lavoratrici e dei lavoratori nella lotta per portare avanti questo processo.

Credo che iniziative come quella di oggi offrano l’opportunità di scambiare esperienze e coordinare le nostre lotte a livello europeo per rovesciare le politiche di austerità.

Guarda il video: https://youtu.be/JGN6YW8RFHU

 

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09 maggio 2016

 

Tsipras taglia le pensioni, la polizia spacca le facce

di Giulio AF Buratti

 

Syriza condanna le violenze della polizia, dice che è urgente una democratizzazione della polizia ma intanto il governo Tsipras ha imposto altri sacrifici a una cittadinanza stremata da otto anni di crisi. Il Parlamento greco ha votato, infatti, tagli alle pensioni e nuove imposte sul reddito, nonostante le proteste sfociate negli scontri tra la polizia, nelle strade di Atene, e chi si oppone alle nuove misure di austerità. Mentre domenica sera il parlamento rendeva l’ennesima resa alle pretese della Troika, almeno 20mila persone (il numero ammesso dalle autorità) era in Piazza Syntagma a contestare il governo dell’ex coalizione della sinistra radicale, Syriza. Tra i feriti, il quadro dirigente del LAE, Sofi Papadoyannis. Nel video Taifer le immagini dell’assalto da parte di un gruppo di anarchici alla sede del partito di governo mutato geneticamente dopo il clamoroso dietrofront di luglio rispetto al referendum che aveva bocciato l’ipotesi di III memorandum.

«Le nuove misure prevedono 5,4 miliardi di tagli concordati da governo e creditori - ha spiegato a Popoff, Sotiris Martalis, intervenuto a Roma all’assemblea sul Plan B - Tali misure probabilmente includeranno un meccanismo di taglio automatico di più di 3,6 miliardi di euro richiesto dal FMI. Per attuare queste misure il governo vuole votare due leggi, una sui tagli alle pensioni e la seconda sull’aumento delle tasse e l’introduzione di nuove imposte». «Il dato nuovo è che queste misure sono prese da un governo che almeno nominalmente è di sinistra - ha detto Martalis, insegnante, dirigente del sindacato Adedy e di Unità popolare - Questo governo taglia per la tredicesima volta le pensioni di povertà. È significativo il caso del taglio dell’assegno chiamato EKAS, che viene erogato ai pensionati con le pensioni più basse e che permette loro di vivere. Si tratta di circa 190.000 persone che vedranno la loro pensione ridotta di 193 euro al mese. La pensione minima scenderà a 345 euro. Coloro che andranno in pensione dopo la promulgazione della legge vedranno le loro pensioni ridotte di circa il 30%, mentre coloro che sono già in pensione saranno soggetti alle stesse riduzioni dal luglio 2018. L’altra legge che riguarda le tasse aumenta del 24% l’IVA su tutti i generi di largo consumo: cibo, vestiti, scarpe ed altri, e prevede aumenti su carburante, tassa di circolazione, sigarette, bevande alcoliche, ecc. Allo stesso tempo taglia il diritto al reddito esentasse per chi ha un reddito annuo di 8.000 euro. Perciò verrà tassato chiunque guadagni più di 650 euro al mese.

Il primo ministro Alexis Tsipras ha sottolineato che il sistema pensionistico «non può sopravvivere senza una riforma di vasta portata». Tutti i 153 membri della sua coalizione hanno votato per il pacchetto, scelta obbligata per ricevere gli aiuti economici dai creditori internazionali. Oggi i ministri delle finanze della zona euro si sono incontrati per discutere dei negoziati con la Grecia. Le nuove norme approvate dal governo porteranno la Grecia ad una riduzione del debito netto di 3,6 miliardi di euro, una condizione richiesta dai creditori internazionali per varare la prossima tranche di “aiuti”. Intanto la Grecia si appresta a varare nelle prossime settimane altri 1,8 miliardi di euro di aumenti delle imposte indirette. La pressione tedesca per procedere con i piedi di piombo sull’alleggerimento del debito si riflette nella tortuosità del testo varato dall’Eurogruppo. La base di partenza della “svoltà” è la fiducia che Atene attuerà le riforme e le misure appena passate al parlamento greco pari al 3% del pil e che sarà varata una legge per assicurare un meccanismo di salvaguardia che scatterà automaticamente se non dovesse essere centrato l’obiettivo di un surplus primario del 3,5% nel medio termine (dal 2018). Sul debito sono stati concordati 4 principi guida: va facilitato il ritorno della Grecia al mercato per il finanziamento del debito, va alleggerito il profilo dei ripagamenti, va incentivato l’aggiustamento economico anche dopo la fine del programma, occorre flessibilità per fronteggiare gli effetti della crescita incerta del pil nei prossimi anni e l’evoluzione dei tassi di interesse. Inoltre sarà definito un parametro di riferimento per la valutazione della sostenibilità del debito in base al quale, nello scenario di base, i bisogni finanziari del paese «dovrebbero restare sostenibili». L’Eurogruppo prevede un «approccio a sequenze»: significa che le misure di alleggerimento del debito devono essere progressive per assicurare le necessità finanziarie e soggette alla condizionalità del programma Esm.

In seguito agli incidenti di ieri in Piazza Syntagma e alla condotta adottata dalla polizia che ha lanciato lacrimogeni contro i manifestanti, SYRIZA ha emesso il seguente comunicato stampa: «SYRIZA condanna le azioni di oggi della polizia durante la manifestazione in Piazza della Costituzione e l’uso di gas lacrimogeni, che hanno causato anche il ferimento di manifestanti nonchè di quadri di LAE (Unità popolare, l’ooposizione di sinistra fuoriuscita dal partito dopo il voltafaccia di luglio, ndr). Ci aspettiamo che il Ministero per la Protezione del Cittadino conduca una dettagliata indagine al fine di punire i responsabili. Gli episodi di violenza della polizia e l’immunità di chi li alimenta devono finire». Anche la Gioventù di SYRIZA ha preso posizione: «Ogni giorno che passa, diventa sempre più evidente che la democratizzazione della polizia è più che mai necessaria. Ogni giorno che passa capiamo che pur essendoci la volontà politica, non è sufficiente perchè la polizia greca si liberi dell’ostilità cronica nei confronti della società civile e delle sue lotte. Esortiamo il governo a intraprendere immediatamente le necessarie iniziative per porre fine a questa situazione che ci offende tutti e che non gli rende sicuramente onore».

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