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La domenica della nonviolenza

Numero 397 del 13 novembre 2016

 

Con la riforma Renzi-Boschi le regioni a statuto speciale restano fuori dal senato

di Massimo Villone

costituzionalista, docente universitario, gia' senatore

 

Il nuovo senato e' una miniera di affascinanti scoperte. L'ultima e' che i consiglieri senatori delle regioni a statuto speciale non arriveranno nemmeno a sedersi sull'agognata poltrona.

Il vigente art. 122 Cost. dispone l'incompatibilita' tra la carica di consigliere regionale e quella di parlamentare. La legge Renzi-Boschi cancella l'incompatibilita' per quanto riguarda i senatori, eletti dai consigli regionali nel proprio ambito. Sono dunque senatori in quanto consiglieri, e se cessano dalla carica regionale perdono anche il seggio in senato.

Il problema nasce perche' la incompatibilita' tra consigliere e parlamentare e' separatamente stabilita anche dagli statuti speciali, adottati con legge costituzionale (art. 3 SI; art. 17 SA; art. 28 TAA; art. 17 VdA; art. 15 FVG). Si ha dunque un paradosso: il senatore deve necessariamente essere un consigliere, ma il consigliere delle regioni a statuto speciale non puo' essere senatore. Il consiglio di regione speciale che eleggesse un proprio componente al senato, dovrebbe poi dichiararlo decaduto dalla carica di consigliere. Ma cosi' verrebbe meno anche la legittimazione a sedere in senato, con conseguente decadenza anche da quella carica. Esiste dunque tra la legge Renzi-Boschi e gli statuti speciali un contrasto insanabile, che si puo' superare solo cancellando l'incompatibilita' disposta dai secondi.

La domanda e': puo' la Renzi-Boschi modificare gli statuti speciali? In apparenza si', perche' e' legge costituzionale come gli statuti speciali, e dunque - essendo successiva - entrando in vigore con la vittoria dei si' li modificherebbe cancellando l'incompatibilita'.

Ma non e' cosi'. Perche' pur essendo gli statuti speciali una legge costituzionale come la Renzi-Boschi, sono modificabili solo con un procedimento particolare, che aggiunge a quello previsto dall'art. 138 Cost. il parere obbligatorio del consiglio regionale ed esclude il referendum nazionale nel caso di approvazione delle modifiche (art. 43 ter St.si.; 103 TAA; 50 V.d.A.; art. 63 F.V.G.). Lo Statuto della Sardegna prevede anche la possibilita' di un referendum consultivo tra la prima e la seconda deliberazione (art. 54). Lo statuto speciale e' - come dicono i costituzionalisti - una fonte atipica rinforzata, modificabile solo con il procedimento in essa specificamente previsto.

La cosa si spiega considerando che siamo di fronte a due ordinamenti diversi: l'ordinamento statale e l'ordinamento regionale. Sono due sistemi separati, ciascuno modificabile con il procedimento in esso previsto. Quello statale potra' essere modificato con il procedimento ex art. 138 Cost., quello regionale con le modalita' dell'art. 138 piu' le modalita' aggiuntive previste da ogni statuto speciale. Quindi la Renzi-Boschi puo' cancellare la incompatibilita' nell'ordinamento statale, ma non in quello regionale, dal quale potra' essere rimossa solo con altra legge costituzionale approvata secondo quanto previsto dagli statuti. E fino a questa ulteriore legge un consiglio di regione speciale che eleggesse i consiglieri senatori dovrebbe poi dichiararne la decadenza. Se omettesse di farlo, violerebbe lo Statuto. E non dimentichiamo l'interesse a far dichiarare la decadenza di chi avrebbe titolo a subentrare. Prepariamoci a un festival di carte bollate.

Agli errori si accompagnano omissioni e bugie. Sentiamo i sostenitori del si' rassicurare le comunita' locali che temono il neo-centralismo statalista con la favola che manterranno il pieno controllo sul proprio territorio. Ma omettono di dire che la clausola di supremazia prevista dalla Renzi-Boschi permette alla legge statale di invadere qualsiasi materia di competenza regionale per ragioni di interesse nazionale o di unita' giuridica ed economica della Repubblica. Nessuna materia sfugge, dalle trivelle all'ambiente, alla sanita'. E per la legge adottata in base alla clausola di supremazia il voto della Camera prevale su quello del Senato dei territori. E' questo l'argine a difesa delle comunita'?

L'arroganza e la prevaricazione che hanno segnato l'approvazione della Renzi-Boschi hanno prodotto pressapochismo e sciatteria. In fondo, per evitare pastrocchi bastava che a Palazzo Chigi leggessero le carte. Ma questo e' appunto il problema: bisognava saper leggere.

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