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13/04/2016

 

 

Il “Big bang” dell’incontro di Casaleggio con Grillo trasformò per sempre il web italiano

di Massimo Russo

 

L’incontro fra i due fece da detonatore alle rispettive utopie

 

Piaccia o no, nel breve capitolo dedicato all’Italia nel libro della storia di Internet, la figura di Gianroberto Casaleggio è protagonista. Non sono Svezia o Germania, ma è il nostro l’unico Paese al mondo in cui un partito nato dalla rete ha ottenuto il 25% dei voti alle politiche, portando in Parlamento tre anni fa 163 tra deputati e senatori.  

 

Ma se davvero è stato un guru, si è trattato del più riluttante e refrattario che si sia mai visto. In realtà «il mistero di Casaleggio», morto ieri dopo anni di battaglia contro un tumore al cervello, è molto semplice: dietro Casaleggio altri non c’era che Casaleggio stesso. Un visionario, contraddittorio, lettore voracissimo e curioso (spaziava nello stesso giorno da D’annunzio a Gengis Khan a David Graeber, il teorico di Occupy Wall Street) e fiducioso nelle possibilità di Internet di cambiare il mondo.  

 

Con le sue teorie un po’ bislacche sarebbe rimasto il titolare di un’agenzia di consulenza e marketing digitale se non fosse stato per l’incontro con Beppe Grillo. È la miscela tra i due a detonare nel MoVimento, un composto talmente instabile che neppure Casaleggio ha mostrato di saper gestire nella quotidianità. Per questo, pur continuando ad agire da padre padrone, con buona pace «dell’uno vale uno», lui stesso sperava che l’M5S prima o poi si affrancasse dai fondatori «per poter sopravvivere». Nella sua ultima intervista ci disse che tra cinque anni si sarebbe visto a «curare un bosco abbandonato che aveva comprato nel Canavese» e a trascorrere più tempo «con la famiglia e con gli amici». Sapeva di essere malato, ma forse pensava ancora che la fine non sarebbe arrivata così presto. 

 

Casaleggio ostentava una fiducia incrollabile nella democrazia diretta, nell’intelligenza collettiva, anche se nella pratica, tra espulsioni e verticismo, ha contraddetto questo assunto quasi ogni giorno. Coltivava un’utopia: che prima o poi l’uso della tecnologia avrebbe migliorato gli italiani al punto «di decidere in prima persona della loro vita». 

 

In realtà le sue esperienze pratiche da tecnologo erano state piuttosto modeste. Perito informatico, dapprima progettista di software per Olivetti, quindi manager e amministratore di Webegg, società venduta a Telecom, viene sollevato dall’incarico nel 2003 dall’azionista, che «non condivide la politica commerciale e gestionale attuata». Lì c’era gran parte dei principi del M5S: tecniche di marketing, lavoro di gruppo dei meetup, assenza (teorica) di competitività. Le stesse idee che danno vita a Gaia e Veni, vidi web, documentari millenaristici sul nuovo ordine mondiale che sarebbe scaturito dalla rete.  

 

L’anno dopo Casaleggio si candida in politica a Settimo Vittone, in Piemonte, in una lista civica che ottiene sei voti. Ma con la fondazione della Casaleggio e associati, prende in gestione il blog di due politici, Beppe Grillo e Antonio Di Pietro. È proprio Grillo, il luddista che fino a quel momento faceva a pezzi i computer durante i suoi spettacoli, a rimanere fulminato dalle idee di Casaleggio e a confezionarle in una miscela dal fascino irresistibile, dall’urlo del tribuno del Vaffa Day alla fondazione del MoVimento. 

 

In realtà gli strumenti tecnologici che avrebbero dovuto rendere possibile la democrazia diretta interna al movimento non arrivano: a cominciare da Rousseau, il mitico sistema operativo di gestione del M5S che - di rinvio in rinvio - non ha mai visto la luce. Nel 2013, dopo la vittoria elettorale, lo invitano a Cernobbio come un oracolo. Ma l’anno dopo - c’era già stata un’operazione al cervello per ridurre un edema - la seconda giornata tra i grandi dell’Economia è un fiasco. Sfora i tempi e l’ex presidente della Bce Jean-Claude Trichet gli spegne il microfono. Quella domenica, era settembre, in una lunga conversazione telefonica confidò tutta la propria frustrazione per non essere stato capito. In realtà le cose semplici che Casaleggio affermava in quelle chiacchierate sono quelle che una buona parte delle persone comuni vuol sentirsi dire: dalle opportunità del digitale, al reddito di cittadinanza, al fatto che si parla troppo spesso di spread e mai di valori. Ma le utopie, nel corto circuito della pratica, spesso diventano distopie. 

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