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22 giugno 2016

 

Castelplanio: imbrattata con frasi minatorie la villetta destinata (forse) ai profughi

 

Castelplanio, “Castello non vi vuole” e “State attenti“.  Con la vernice nera le due frasi minatorie spiccano sui muri del salone interno, posto a piano terra, della villetta di via Gioco del Formaggio, poco fuori la cintura abitata di Castelplanio capoluogo.

L’immobile è quello che, eventualmente, potrebbe essere destinato ad accogliere alcuni profughi, non più di 25, ma ancora la questione non si è concretizzata.

Immobile tra l’altro indicato in una petizione che da alcuni giorni circola in paese, per la raccolta delle firme, nella quale si avversa questo utilizzo dello stesso.

Perché? Perché “tra qualche giorno – si legge tra l’altro – 40 extracomunitari provenienti dall’Africa saranno ospitati a spese della collettività in una struttura in via Gioco del Formaggio. E sarà solo l’inizio di una vera e propria occupazione del paese“.

“Noi – ci dicono i proprietari, una famiglia residente a Jesi – abbiamo seguito tutta la prassi, con la Prefettura, mettendo a disposizione questa abitazione per le associazioni regolarmente accreditate che si occupano di chi ha bisogno di sostegno, e non solo rifugiati o richiedenti asilo. Per tutti. E lo abbiamo fatto all’inizio di questo mese. Da quella volta, benché tre associazioni abbiano visitato il nostro immobile, nulla si è concretizzato. Si stanno dicendo, in giro, cose non vere“.

Le tre associazioni in questione, che hanno visitato la villetta sono il Gus, Cooss Marche e Incontri per la Democrazia.

 

La brutta sorpresa è avvenuta nella prima mattinata di ieri, martedì 21 giugno, verso le 7.30,  quando alcuni operai che stanno lavorando per risistemarla – non è arredata – si sono accorti di quanto avvenuto.

“Abbiamo detto loro di lasciare le cose così come stavano per poi formalizzare una denuncia alla locale stazione dei carabinieri. Non solo chi è entrato furtivamente ha imbrattato con quelle scritte – c’è anche una “x” sul muro esterno – ma si sono portati via anche una porta del bagno e una videocamera esterna non in funzione”.

La villetta, completamente ristrutturata sei anni fa, era stata occupata fino al mese scorso da una famiglia che, andandosene, non l’aveva lasciata così come le era stata consegnata. Di qui i lavori che si sono resi necessari in questi giorni con la presenza di operai e tecnici.

“Non abbiamo alcuna riserva razziale, ma la nostra opposizione – si scrive ancora nella petizione –  è soltanto legata al problema logistico in un paese dove risiedono poche centinaia di cittadini. Con questa raccolta firme s’intende palesare la volontà dei Castelplanesi di poter decidere della propria sicurezza“. Contro, quindi “questa violenza istituzionale“.

Il sindaco, Barbara Romualdi, che al proposito non ha poteri decisionali, è categorico, e va subito al nocciolo del problema che si è ingenerato: “La questione va affrontata nel modo giusto. Così si rischia di spaccare una comunità. E’ necessaria una rete prima degli arrivi, che permetta di informare, sapere quanti sono, quando verranno, i tempi e i modi. Bisogna capire che la non conoscenza alimenta la paura. Essere preparati, insomma. E non trovarsi a gestire in emergenza. La petizione ci  stava se il senso fosse stato questo. Non mi trova d’accordo quando si parla di violenza istituzionale. Comunque, a Macine ne sono arrivati una decina, qualche giorno fa, senza che ne sapessimo niente e proprio nelle ultime ore il prefetto ha annunciato che ne arriveranno altri. Ma per questi non c’è ancora nulla di certo”.

Tutto ciò mentre a Jesi – è stata presentata proprio stamattina – si festeggerà la giornata mondiale del rifugiato, venerdì 24, in piazza Federico II, con messaggi di pace della comunità islamica e cattolica, una grande tavolata e uno spettacolo.

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