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09 agosto 2016

Caso Cucchi: salti all’indietro del processo, balzi in avanti delle carriere
di Checchino Antonini

Assolti i medici, slitta ancora la perizia mentre uno dei carabinieri indagati per il caso Cucchi riceve i galloni da maresciallo capo per via di un automatismo che sconcerta i familiari delle vittime di malapolizia.

Il processo per la morte di Stefano Cucchi procede a salti, in avanti e all’indietro. Basti pensare all’assoluzione in appello dei medici del repartino penitenziario del Pertini. La carriera di chi è accusato a vario titolo di aver partecipato agli eventi che ne causarono il calvario va avanti in maniera lineare. Sarà pure un automatismo, come spiegano da Viale Romania, ma genera sconcerto nei familiari e in quel pezzo di paese che riesce a inorridirsi per il ripetersi di casi di tortura, per quel mix di malapolizia, malasanità e malapolitica che uccide, tortura o copre chi tortura e uccide.
Slitta ancora il deposito della perizia, disposta dal gip di Roma con le forme dell’incidente probatorio, nell’ambito dell’inchiesta bis sulla morte di Stefano Cucchi, il geometra romano morto il 22 ottobre 2009 in ospedale, una settimana dopo il suo arresto per droga. Il giudice ha preso atto del mancato deposito dell’atto medico-legale mediante il quale gli esperti dovranno accertare la natura, l’entità e l’effettiva portata delle lesioni patite da Cucchi, e ha rinnovato la data di deposito, fissando anche ad ottobre l’udienza di escussione del medici. L’inchiesta bis sulla morte del giovane romano vede indagati cinque carabinieri, tre per lesioni personali aggravate e abuso d’autorità, e due per falsa testimonianza. Il 24 agosto è il termine ultimo per il deposito della perizia, il 18 ottobre si terrà l’udienza con l’audizione dei periti.
Intanto, il maresciallo dei carabinieri Roberto Mandolini, indagato per falsa testimonianza nel procedimento penale per la morte di Stefano Cucchi, «è stato promosso ‘ad anzianità’ da Maresciallo Ordinario a Maresciallo Capo, decorrenza 30 giugno 2015, con decreto dell’1 agosto 2016 della Direzione generale del personale militare. È un avanzamento di grado automatico, avendo maturato 7 anni di permanenza nel grado precedente, e dovuto, non essendo rinviato a giudizio». È quanto precisa, in una nota, il Comando generale dell’Arma dei carabinieri in riferimento «alla notizia pubblicata da un quotidiano». Presso l’8/o Reggimento Carabinieri «Lazio», lo stesso Mandolini «svolge servizio di ordine pubblico – aggiunge il Comando generale – e non comanda né è componente di alcuna squadra antiterrorismo». Nella stessa caserma c’è il militare dalle cui dichiarazioni è partita l’indagine bis.
«Sono stanca, stanca, stanca – scrive Ilaria Cucchi – la sorella di Stefano – vorrei scrivere ad Alfano, ministro degli Interni, vorrei scrivere al generale Del Sette, comandante generale dell’arma dei Carabinieri, vorrei scrivere al presidente del Senato Grasso, alla presidente della camera Boldrini, al presidente dell’associazione nazionale magistrati Davigo. Vorrei scrivere a tutti. Io sono una cittadina Italiana che è tenuta al rispetto della legge e che la legge rispetta. Non voglio premi o riconoscimenti per il fatto che rispetto le istituzioni e che osservo la legge ed ad essa mi sottopongo senza se e senza ma.
Tutti noi cittadini italiani che la rispettiamo non siamo certo da considerare eroi. Ma solo buoni cittadini. Cittadini onesti. Punto e basta. Non meritiamo certo premi ma solo rispetto dei nostri diritti. Il maresciallo Mandolini che ebbe ruolo nell’arresto di mio fratello, dal quale non è più ritornato vivo, è stato accusato del grave reato di falsa testimonianza dalla procura di Roma nella nuova inchiesta condotta dai PM Pignatone e Musarò. Avrebbe nascosto la verità e deposto il falso di fronte ai Giudici.
Quel che so e conosco è che lui stesso, da quando è stato indagato, non manca mai continuamente e pubblicamente, di offendere me e la mia famiglia oltre naturalmente la memoria di mio fratello Stefano. I suoi interventi cattivi e maligni sono stati più volte ripresi dai media. So e e conosco anche altri carabinieri che hanno avuto il coraggio di dire la verità su quanto accadde al mio povero fratello quella maledetta notte tra il 15 e 16 ottobre del 2009. So che essi sono stati sottoposti a procedimenti disciplinari da parte dell’Arma ed a blocchi di avanzamento di carriera che magari si dirà non avessero nulla a che fare con il contenuto delle loro rivelazioni sulla morte del sig. Stefano Cucchi. Sta di fatto, comunque, che a questi carabinieri che hanno finalmente deciso di dire la verità sull’operato di alcuni loro colleghi nei confronti di mio fratello, è stato riservato questo trattamento.
Ma per il maresciallo Mandolini, invece, accusato del grave reato di falsa testimonianza di fronte alla magistratura, onore al merito. È stato in questi giorni promosso a Comandante. Onore al merito. Onore al merito di essersi reso protagonista di interventi pubblici offensivi nei miei confronti e di aver anche mancato di rispetto all’azione della magistratura.
Onore al merito, maresciallo Mandolini. Da oggi Comandante. Si potrà dire di tutto ma una cosa è certa: io, come normale cittadina, ho tutto il diritto di pensare che all’Arma dei Carabinieri nulla interessa, in questo caso, dell’ azione e della funzione della procura di Roma. Voglio solo dire, nella migliore delle ipotesi, che ne si considera , per la morte di Stefano Cucchi, impermeabile. Estranea.
Questo è e deve essere un segnale per tutti noi, magistrati compresi? Il maresciallo Mandolini ha il diritto di esprimersi pubblicamente nei migliori modi che conosce e più confacenti alla sua personale cultura e per questo va premiato. Onore al merito Comandante. Mi congratulo con lei per la promozione giustamente e meritatamente conseguita. Sono stanca, stanca, stanca. Sette anni Stefano. Sette anni. Non dovevi morire fratello mio. Mi prendo volentieri il fardello delle contumelie arroganti ed ignoranti di coloro ai quali la tua morte fa paura.
Ma che venga promosso ed addirittura premiato colui che è attualmente e pesantemente coinvolto nell’inchiesta sulla tua terribile morte, lo considero veramente inaccettabile, se non altro per il valore e significato che quella promozione giustamente ha e deve avere per tanti altri suoi colleghi che con onore e dedizione svolgono quotidianamente il loro compito. Alla fine non scrivo a nessuno. A che servirebbe? Stefano Cucchi, dopo essere uscito dalla palestra dove si era regolarmente allenato, è stato arrestato, violentissimamente pestato e per questo poi ricoverato d’urgenza all’ospedale Pertini dove è morto cinque giorni dopo di morte naturale, anzi no, di morte avente causa sconosciuta. Con buona pace e promozione per tutti tranne che per coloro che si sono decisi a dire la verità. È un bel romanzo di storia tipicamente italiana. ”Stanca” è la parola che più questa sera mi viene da esprimere».
«Carissima Ilaria – scrive pure Guido Magherini, padre di Ricky, anche lui ucciso da un violentissimo fermo da parte dei carabinieri – il maresciallo Mandolini, coinvolto nei fatti della morte di Stefano, anziché venire quantomeno sospeso, viene addirittura promosso, mentre i colleghi Casamassima e Rosati , che hanno parlato squarciando il velo di omertà , vengono penalizzati . Ma Ilaria! Non ti ricordi cosa è avvenuto al processo per la morte di Riccardo?!
I quattro Carabinieri che operarono quello scellerato arresto vennero accusati dalla procura di Firenze di averne causato la morte per non aver rispettato una circolare del Gennaio del 2014, firmata dal generale Bernardini, che descriveva chiaramente quali dovevano essere le azioni e le manovre da compiere durante il fermo di persone in stato di agitazione psicomotoria per salvaguardarne la salute. Quella circolare diceva che tutti gli operanti dovevano stare molto attenti a non provocare l’asfissia a coloro che venivano ammanettati in posizione prona con pressione sul torace. Insomma si diceva di non mantenerli troppo a lungo in quella posizione ma di girarli subito dopo aver compiuto l’ammanettamento.
Al mio povero figlio Riccardo, che non aveva fatto del male a nessuno ma che chiedeva soltanto aiuto, non è andata così. È morto. È morto chiedendo invano aiuto, supplicandolo, invano. Quella circolare era addirittura stata espressamente citata nel capo di imputazione.
Bene Ilaria, ti ricordi poi cosa è successo durante il processo? Che mesi dopo un colonnello ed un maggiore sono venuti a raccontarci che quella circolare non esisteva più perché lo stesso Generale Bernardini l’ aveva annullata . Ti ricordi come ci rimanemmo? E che si doveva pensare? Quando c’era al Governo Berlusconi si diceva che si faceva e cambiava le leggi ad personam. Io non so se questo fosse vero, ma qui si è fatto eccome!!!
E nessuno ha detto nulla! Io vorrei chiedere al generale Bernardini che prima aveva sottoscritto quella circolare che aveva a cuore la salute delle persone e si preoccupava di segnalare il rischio di asfissia , che cosa lo ha indotto a revocarla. Forse era meglio non preoccuparsene? O forse per il processo per la morte di Riccardo? O forse perché quel rischio era invece inesistente e l’asfissia era un falso problema? Fatto sta che Riccardo è morto proprio per quello e che il tribunale di Firenze il 13 luglio ha condannato tre dei quattro carabinieri imputati.
Cara Ilaria, che cosa dobbiamo pensare noi cittadini comuni di fronte a questi atteggiamenti? E non si dica che noi siamo contro l’Arma o che non abbiamo rispetto per la divisa!
Chi lo ha detto deve chiederci scusa perché il nonno di Riky si fece ben due anni di campo di concentramento per essersi rifiutato di togliersela! Quello era un signor Carabiniere! Non voglio dire altro, cara Ilaria, se non che la legge non è uguale per tutti. Ti voglio tanto bene». Giudo
Guido Magherini, papà di Riccardo, morto il 3 marzo 2014 mentre chiedeva aiuto, incensurato, disarmato e che non aveva fatto male a nessuno.

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