Originale: Counterpunch

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12 aprile 2016

 

Che cosa ha detto Fidel e perché è importante per la Giornata della Terra

di  Susan Babbit

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

E’ stata data molta importanza alla reazione di Fidel Castro alla visita di Obama a Cuba, ma il suo contenuto è stato in gran parte ignorato. Castro ha detto che il mondo non ha la conoscenza o la coscienza per occuparsi delle crisi attuali. Ha detto che Cuba possiede la “ricchezza spirituale” guadagnata per mezzo della “istruzione, della scienza e della cultura.”  Il suo argomento ha una storia e dipende dalle storie, alcune dimenticate: si deve  propiziare   la formazione della coscienza, ed è necessario per la scienza.

Questo è importante per la imminente Giornata della Terra. Molte tradizioni filosofiche  danno importanza alla terra, non per ragioni morali, ma perché l’impegno per la terra è il modo in cui conosciamo noi stessi. Questo va, però, capito. Una possibilità è che possiamo rispettare la terra senza cambiare i valori radicati e le convinzioni  che informano la nostra vita. E non permettiamo che altri li cambino. Andiamo in mezzo alla natura perché ci piace, ci fornisce bellezza e tranquillità. Ci sentiamo bene.  Pagaiando sui fiumi, camminando sui sentieri, ci sentiamo liberi.

Alcuni, però, sostengono che conosciamo la Terra soltanto quando le permettiamo di trasformarci. Questo è difficile, è come un passaggio attraverso acque scure. Non sempre conosciamo il risultato finale. Diventiamo liberi perché la Terra, compresi i suoi abitanti, agisce su di noi, mettendo alla prova i desideri, o lasciandoli dissolvere. Ma per questo dobbiamo essere adeguatamente ricettivi e questo richiede lavoro che  non è quello di perseguire i fini perché li abbiamo.

Alcuni filosofi insistono nel dire che delle idee semplicistiche di libertà  minano il rispetto della natura, ma sono loro che minano il rispetto. Si suppone che nella modernità, decidiamo “dall’interno”. [1]. Tuttavia, Jean Paul Sartre, diceva che la “forza delle circostanze” impone già importanza a noi: [2]. Ogni cosa è all’esterno, tutto, compresi noi; fuori, nel mondo, insieme agli altri. Non è  in non so quale tipo di

rifugio  che noi scopriamo noi stessi, ma sull’autostrada, nella città, in mezzo alla folla.” [3].

In quanto esistenzialista, Sartre promuoveva la libertà. Ma non sempre riteneva che scegliere senza interferenze, nei limiti, significasse scegliere liberamente. Non è possibile,  se il pensare dipende, come suggerisce, dalla “autostrada…dalla città… da una folla. Flannery O’Connor, anch’egli esistenzialista, diceva che i “gesti di rispetto” trasmettono disprezzo: “Disprezzo per il bambino, per il nero, per l’animale, per l’uomo bianco, per l’agricoltore, per il paese, per il predicatore, per la città, per il mondo, per la realtà stessa”. [4]

Questo accade quando la società stessa trasmette disprezzo. I filosofi nordamericani sostengono che i termini generali – “rispetto” per esempio – sono sociali e acquisiscono il loro contenuto dai modelli di cooperazione sociale che danno luogo ad aspettative sui ruoli, i diritti e le responsabilità. [5] I filosofi per lo più ignorano le conseguenze politiche. Che Guevara non lo faceva. Concludeva che il “mito dell’uomo che si è fatto da solo”, fondamento del capitalismo liberale, comporta una visione errata (non scientifica), del modo in cui pensiamo.

Che Guevara ha  fatto notare che il pensiero è sempre limitato dalle “vestigia del passato”, costituendo così una “gabbia invisibile”. [6] Talvolta, naturalmente, le “vestigia del passato”, hanno un ruolo positivo. Quando però, lo mancanza di rispetto per l’ambiente e per dei popoli fa parte e del tessuto sociale, i “gesti di rispetto” comunque vengano intesi, non sono rispettosi. Non possono esserlo. Non riconoscono in maniera appropriata il loro oggetto.

Una mia amica cubana mi ha detto che, mentre cresceva, non si sarebbe mai aspettata di avere un’istruzione. Vedeva i bambini bianchi che andavano a scuola, ma non prevedeva  che ci sarebbe andata anche lei. E’ sta analfabeta fino a 13 anni. Non è che non rispettava se stessa abbastanza da chiedere il futuro che poteva essere suo, semplicemente  non aveva mai visto delle ragazze contadine di colore avere successo

negli studi universitari. Non poteva avere aspettative per opzioni di cui non aveva mai sentito parlare o che non aveva mai visto, per persone come lei. Certe opzioni non erano immaginabili.

La ragione funziona in questo modo. Vediamo le prove di eventi che giudichiamo plausibili e ciò che prevediamo sia plausibile dipende dalle abitudini sociali. Quando incontrai questa amica, era professoressa all’Università dell’Avana.  Cuba aveva usato la cultura per affrontare le aspettative, comprese quelle su chi conta come persona. Uno dei primi atti del nuovo governo, è stato di creare un’industria televisiva e cinematografica, mostrando alla gente la loro storia, creando nuove aspettative  riguardo a  chi sono “le persone”.

Guevara ha detto che la libertà richiede un orientamento, una stretta dialettica. L’illusione seducente di un “orizzonte apparentemente infinito” [7] di scelte, ignora la dipendenza  dalle scelte, proprio la loro immaginazione delle aspettative, radicate in delle pratiche. Gli individui, osservava il Che, hanno una “esistenza duale”, in quanto individui e membri di una società. La libertà implica un processo dialettico perché deve cambiare, e gli individui cambiano. La scienza e la tecnologia sono fondamentali.

Alcuni pensano che la libertà implichi il determinare il proprio destino,  qualunque lo consideri essere. E’ un idea facile se per caso si è ricchi e potenti. Riconoscere “l’esistenza massiccia della non-persona”, come faceva Guevara, significa che le domande sulla libertà non sono separabili dalle domande sul modo di conoscere, comprese quelle riguardanti la scienza: come posso essere libero, in quanto essere umano, che realizza un potenziale umano, se non riesco a conoscermi come essere umano?

Guevara scriveva che attraverso un processo di trasformazione sociale, “gli individue stanno acquisendo sempre maggiore consapevolezza della necessità di incorporarsi nella società, e, allo stesso tempo, della loro importanza come motore di quella società”. [9] Non un argomento radicale. Riconosce che il modo in cui pensiamo dipende dal modo in cui viviamo, e come viviamo dipende dalle aspettative che sono un problema di istituzioni sociali che deve essere creato, almeno quando la mancanza di rispetto è potenziale.

Si tratta della formazione della coscienza. Cuba è riuscita a sviluppare sia la coscienza che la scienza. Forse è l’unico paese sul pianeta che ha avuto una politica estera altruistica. La presenza di Cuba in Angola, secondo lo storico Richard Gott, è stata “del tutto priva di una motivazione egoistica”. [10] Nelson Mandela si chiedeva: “Quale altro paese può puntare a un record di altruismo maggiore di quello che Cuba ha dimostrato nelle sue relazioni con l’Africa?”

Tra il 1975 e il 1991 Cuba ha inviato 300.000 volontari, e di questi più di 2000 sono morti, per respingere   e alla fine sconfiggere l’apartheid in Sudafrica. Gli Stati Uniti sostenevano che Cuba fosse una “procura” sovietico, ma, secondo l’intelligence degli Stati Uniti, Castro non aveva alcuna intenzione si subordinare se stesso alla disciplina e all’orientamento sovietico.” L’ex segretario di stato americano Henry Kissinger scrisse, 25 anni dopo, che Castro era “probabilmente il leader più genuinamente rivoluzionario allora al potere.” [11]

Inoltre, la competenza di Cuba nel campo medico è ben nota in tutto il mondo, dove i suoi dottori operano in zone povere dove nessuno mai era stato presente per interventi medici. Tuttavia, alcuni penseranno: “A Cuba ci sono violazioni dei diritti umani.” Anche questo è argomento riguardo alle aspettative. Gli argomenti dei diritti umani nel mio paese sono considerati di cui ci si deve occupare. L’idea di errore non si applica a Cuba, se non, naturalmente, per l’intero sistema.

E’ logico che l’idea di errore implica l’idea di farla andare bene: non c’è senso di parlare di una cosa che va male se non c’è l’aspettativa di farla andare dritta. Per Cuba non c’è questa aspettativa, e quindi qualsiasi problema a Cuba diventa una ragione di ignorare tutta la faccenda.

E’ un approccio poco stimolante. A Cuba, Obama ha parlato dell’importanza della storia, ma a Panama, al Summit delle Americhe, aveva detto che la storia dovrebbe essere seppellita. Forse lo ha appreso da Cristina Fernandez, allora presidente dell’Argentina, che lo ha rimproverato.   Il suo argomento  era che la storia svela torti passati   di cui ci si deve ancora occupare,  come la Baia di Guantanamo. Si trattava piuttosto del fatto che la storia rende credibili delle scelte altrimenti mai immaginate, comprese quelle per la libertà e la coscienza morale.

Quella che lei descriveva come la resistenza di Cuba  “senza precedenti dal punto di vista morale” fa parte delle “storie nascoste” a cui si fa riferimento nel documentario di John Pilger, War on democracy (Guerra alla democrazia). Ci sono avvenimenti che sappiamo essere accaduti ma che sono stati dimenticati. E se le storie vengono dimenticate, lo sono anche le loro implicazioni. Una di queste è che Guevara aveva ragione riguardo alla formazione della coscienza. Deve essere raggiunta tramite la trasformazione, non soltanto delle società, ma delle persone. Ed è possibile.

Tuttavia, in particolare questa realtà è in contrasto con il “mito dell’uomo che si è fatto da solo”.

Gabriel García Márquez scrisse che Castro “ha la convinzione quasi mistica che la più grande conquista dell’essere umano è l’appropriata formazione della coscienza.” [13]

La parola “mistica”, tuttavia, descrive più appropriatamente la convinzione popolare che la libertà è un “Infinito orizzonte di scelte”, e che la scienza può risolvere i problemi del mondo senza considerare i valori su cui poggia.

Nel 2014, The Wall Street Journal riferì che “Pochi  hanno prestato attenzione  all’invito [a combattere l’ebola], ma un nazione aveva risposto:  Cuba.” Cuba inviò più di 450 medici e infermieri, scelti tra più di 15.000 volontari, di gran lunga la più grande missione medica inviata da qualsiasi nazione. Castro nella sua risposta citò la “ricchezza spirituale” di Cuba,  e qui sta la sua sostanza: più di 15.000 volontari medici identificarono il loro  personale interesse nella tragedia dell’Africa occidentale. Non è stato un miracolo. C’è una spiegazione che merita di essere perseguita, per amore del pianeta.

 

Note

 

[1] E.g. Taylor, Charles, A secular age [Un’età laica](Harvard University Press, 2007) 34-37

[2] Sartre, Jean Paul “The itinerary of a thought” [L’itinerario di un pensiero] New Left Review (1969, November– December), 1(58), citato in István Mészáros, The work of Sartre: The search for freedom and the challenge of history [ L’opera di Sartre: la ricerca della libertà e la sfida della storia],(New York, NY: Monthly Review Press, 2012) 32

[3] “Itinerary of a thought” [L’itinerario di un pensiero],  citato  in Mészáros 2012, 98.

[4] Citato in Merton, Thomas, “Flannery O’Connor: A prose elegy” [Flannery O’Connor, Un’elegia in prosa] in Raids on the Unspeakable [Attacchi all’indicibile] (New York: New Directions, 1967) 38.

[5] Searle, John, The Construction of Social Reality [La costruzione della realtà sociale], (New York,  The Free Press, 1995)

[6] Guevara, Che (1965), The Che Guevara reader: writings on politics and revolution  [L’antologia   di Che Guevara: scritti sulla politica e la rivoluzione], (New York: Ocean Press, 2003) pp. 216, 222

[7] Che Guevara reader [Antologia di Che Guevara] 215

[8] Frei Betto citato in Fidel and Religion [Fidel e la religione], (New York, NY: Simon & Schuster, 1987)61

[9] Antologia di Che Guevara 218

[10] Gott, Richard, Cuba: a new history  [Cuba, una nuova storia],(New Haven, CN: Yale University Press, 2005) 250.

[11] Gleijeses, Piero, Visions of freedom: Havana. Washington, Pretoria and the struggle for southern Africa [Visioni di libertà: l’Avana, Washington, Pretoria e la lotta per l’Africa meridionale], (Chapel Hill: University of North Carolina, 2013) 306, 373, 521, 525, 526

[12] Brouwer, Steven, “Cuba’s revolutionary doctors” [I medici rivoluzionari di Cuba],  Monthly Review (2009) 60(8), 28– 42; Revolutionary doctors: How Venezuela and Cuba are changing the world’s conception of health care [I medici rivoluzionari: come il Venezuela e Cuba stanno cambiandola concezione del modo dell’assistenza sanitaria], (New York, NY: Monthly Review Press, 2011).

[13] García Márquez, Gabriel, “A personal portrait of Fidel” [Un ritratto personale di Fidel” in Fidel Castro Ruz, Fidel: My early years [ I miei primi anni], (Hoboken, NJ: Ocean Press, 1998) 24.

 

Susan Babbitt è professoressa associate di  fiilosofia alla Queen’s University, di Kingston, Canada e autrice of José Martí, Ernesto “Che” Guevara and Global Development Ethics: The Battle for Ideas [Ernesto “Che” Guevara e l’etica dello sviluppo globale: la battaglia per le idee] (Palgrave MacMillan 2014).

 

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://www.counterpunch.org/2016/04/12/what-fidel-said-and-why-it-matters-for-earth-day/

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