Fonte: la Jornada

http://comune-info.net/

21 giugno 2016

 

La battaglia di Oaxaca

di Gustavo Esteva

Traduzione di Marco Calabria

 

Quella che è appena cominciata a Oaxaca, dieci anni esatti dopo la grande repressione della lotta dei maestr@s e della Comune, è una battaglia molto speciale di una grande guerra molto più profonda e intensa di altre

 

Oaxaca brucia, scrive Gustavo Esteva, la battaglia è appena cominciata. E ha un significato speciale nella grande guerra contro la vita in tutte le sue forme che il dominio del capitale impone, in forme diverse, in ogni angolo del pianeta.  Due volte al mese, da diversi anni, è da laggiù che lui ci manda gli articoli che scrive per la Jornada. Nella capitale dello Stato omonimo, il più meridionale del Messico, esattamente dieci anni fa una delle più importanti esperienze collettive di autogoverno di questo secolo, la Comuna di Oaxaca, fu stroncata da una repressione sanguinosa. Era durata molto più a lungo della Comune di Parigi ed era stata preceduta da una strenua lotta dei maestr@s. Strenua quanto quella contro una riforma del lavoro travestita da riforma educativa, che gli insegnanti messicani combattono anche oggi. Ha già fatto 8 morti e decine di feriti, molti dei suoi volti più noti sono stati incarcerati per essere tenuti in ostaggio, ma la rivolta dilaga in tutto il Messico e sarà molto, molto difficile fermarla con il sangue ed il dolore.

 

Non è una delle tante guerre di Oaxaca. E’ parte di una guerra molto più profonda e intensa, che va stretta perfino al territorio nazionale. La battaglia che sta cominciando, però, ha un significato speciale in quella guerra, nella grande guerra.

E’ una battaglia largamente annunciata. A Oaxaca si sapeva che molti aspetti dello scontro in corso si stavano rimandando a causa delle elezioni. Era evidente che dopo il voto si sarebbe liberata la furia dei colpi, delle provocazioni, dell’assalto finale. Erano cominciati ovunque i preparativi. Il 14 giugno tutta Oaxaca stava ricordando. Era la memoria contro l’oblio: lo scenario di oggi pareva uno specchio fedele di quello di dieci anni fa. Stavamo rivedendo lo stesso film: la mobilitazione degli insegnanti, il presidio nello Zócalo (la piazza centrale delle città messicane, ndt) , i cortei, le rivendicazioni degli insegnanti, una feroce campagna mediatica…E le autorità a puntare, come allora, sul logoramento della Sezione 22 (tradizionalmente la parte più combattiva degli insegnanti, ndt), la crescente irritazione dei cittadini, la paura della violenza e di perdere il lavoro, il salario…

L’Espacio Civil è un’articolazione nuova di collettivi, organizzazioni e gruppi dalle caratteristiche molto diverse che riprende l’esperienza del 2006 per darle forme nuove. La campagna “Dieci anni costruendo nuovi cammini” è nata in risposta alla violenza governativa “per imporre la cosiddetta riforma educativa” e nel corso di “una esemplare resistenza degli insegnanti e popolare di fronte all’imminenza del rischio che si ripeta la nera notte di repressione che abbiamo vissuto il 25 novembre del 2006”.

 

La società civile oaxaqueña si è pronunciata con fermezza sulla necessità di imparare dal 2006 “per chiudere un ciclo che ci ha lasciati pieni di ferite e di dolore e per aprire nuove tappe di lotta nelle quali non dobbiamo commettere gli stessi errori ma assimilare gli insegnamenti positivi del movimento”.

“Oggi che diversi popoli sono in lotta per la difesa del loro territorio, contro l’industria mineraria, quella eolica, per il rispetto della loro autonomia e dei loro usi e costumi, della loro cultura, per la tutela delle loro risorse naturali, dei boschi, dell’acqua e della biodiversità, oggi riteniamo necessario avanzare nella costruzione di un’agenda comune che unisca le maestre, i maestri, i quartieri, i giovani, le donne, gli uomini, insomma tutte e tutti noi che aspiriamo e siamo disposti a lottare per un’Oaxaca e un Messico migliori”.

Nel cominciare una Giornata di Riflessione 2006-2016, l’Espacio Civil ha lanciato un appello per rendere più forte il movimento degli insegnanti e le lotte dei quartieri, delle comunità e dei popoli affinché siano affossate la riforma del lavoro travestita da riforma educativa e le altre riforme strutturali e perché sia fermata la repressione. Solo insieme, sottolinea il testo dell’Espacio, “riusciremo a ottenere la libertà delle nostre prigioniere e dei prigionieri politici, la ricomparsa dei desaparecidos vivi e che non torni a ripetersi una lunga notte di repressione e dolore contro gli insegnanti, i quartieri e i villaggi di Oaxaca”.

 

Da quel giorno sono cominciati i blocchi stradali. A Nochixtlan e nell’Istmo la gente è uscita nelle strade per sbarrare il passo ai camion pieni di polizia militarizzata che si dirigeva verso la città di Oaxaca, nel cui aereoporto hanno cominciato ad arrivare con gli aerei. Molte migliaia di persone, di ogni settore della società, hanno alimentato e sostenuto i blocchi e hanno cominciato a tessere la solidarietà.

Nel pomeriggio di sabato, il Centro dei Diritti Umani di Tepeyac, dell’Istmo di Tehuantepec, e la Rete delle Difensore e dei Difensori Comunitari dei Pueblos di Oaxaca hanno emesso un comunicato nel quale considerano assurda e senza senso la risposta del governo federale alla protesta sociale. Sostengono che la escalation di violenza mostra una classe politica che cerca di perpetuarsi “nella logica del potere e dello scontro, invece di favorire la creazione di spazi dialogo che aprano canali a questa democrazia fratturata”. Allo stesso tempo, hanno espresso apprezzamento per la saggezza delle donne e degli uomini dei villaggi, per i collettivi e i gruppi emergenti che “hanno proposto una resistenza creativa, riflettendo il senso della vita e la costruzione di una società giusta”.

 

Oaxaca sta bruciando. C’è una coscienza chiara del momento di pericolo. Per questo, da ogni suo angolo, oggi si fa appello al coraggio, a a quello che esprime l’indignazione morale che condivide un numero crescente di persone, e a quello che significa valore, integrità, capacità di camminare con dignità e lucidità in questi tempi oscuri. La battaglia è appena cominciata.

 

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