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Martedì 21 Giugno 2016

 

Messico: attacco della polizia alla Cnte in Oaxaca. 7morti e 100 feriti

di Andrea Cegna

 

Centinaia di agenti polizia hanno attaccato un gruppo di maestre , maestri e solidali della CNTE che bloccava le strade. Siamo nello stato di Oaxaca. Asuncion de Nochixtlan. Ad un ora circa della capitale dello stato

Oltre a gas lacrimogeni e urticanti la polizia sparato sulla folla. Diverse foto e video testimoniano l’uso delle armi. Sono 7 i morti accertati. Centinaia i feriti. Decine gli arrestati e i desaparecidos.

Il commissario della polizia federale, Galindo Cevallos, non ha esitato a confermare i fatti: “effettivamente – ha detto- è successo alla fine delle operazioni di sgombero. Le nostre fonti ci hanno parlato di civili armati e siamo intervenuti per sconfiggere la violenza“.

Maestri e solidali hanno resistito per ore all’attacco della polizia. La sezione 22 della CNTE è tradizionalmente una delle più radicali. La polizia è intervenuta più volte per sgomberare il blocco stradale e le barricate. La polizia è arrivata alle 08.00 del mattino ma i manifestanti hanno agito una strategia diversiva abbandonando il blocco dell’autostrada Mexico – Oaxaca, per spostarsi in un punto diverso. Gli scontri sono iniziati alle 10.30 del mattino e sono finiti dopo le 19.00.

E così dopo oltre un mese di proteste, blocchi stradali, cortei con migliaia di persone, il governo di Pena Nieto ha deciso di reprimere con violenza il movimento dei maestri. L’attacco di ieri a Oaxaca è un salto di qualità. Non più sgomberi e arresti ma anche omicidi e violenza. Viene così negata, definitivamente ogni forma di possibile dialogo.

Il Coordinamento nazionale dei lavoratori dell’educazione (Cnte) si oppone ai test obbligatori per gli insegnati contenuti nella riforma dell’istruzione, approvata tre anni, e protesta contro l’arresto politico di leader sindacali e solidali.

Il responsabile della pubblica istruzione, Aurelio Nuño Mayer, pochi giorno dopo l’inizio della protesta aveva minacciato gli insegnanti: chi non si presenta a scuola per più di tre giorni senza giustificazione avrà decurtato lo stipendio o addirittura sarà licenziato. Non considerando lo sciopero una giustificaizone. Aveva aggiunto Pena Nieto, presidente del Messico, che il governo sarebbe stato pronto al dialogo se e solo se la CNTE avesse sospeso lo sciopero e accettato la riforma educativa.

Nelle scorso settimane le posizioni del governo sono state benzina sul fuoco per la lotta della CNTE. Sono cresciute le manifestazioni e la solidarietà. Inizialmente erano stati gli stati di Chiapas, Oaxaca, Michoacan e Guerrero a dare il via allo sciopero senza fine iniziato il 15 maggio. Oggi anche in Tabasco, Veracruz, e Stato de Puebla l’opposizione si è fatta permanente. Così come a città del Messico. Pian piano cresceva anche la militarizzazione dei punti caldi della protesta.

All’indomani del massacro PRD e Morena chiedono che si apra un tavolo tra governo e CNTE. Oggi si prevedono assemblee e iniziative di solidarietà in tutto il paese.

Molti intellettuali e giornalisti messicani appoggiano la lotta degli insegnanti perché questa riforma è nei fatti una riforma del lavoro dentro il mondo dell’istruzione. Una scusa per imporre precarietà e abbassare il livello della scuola messicana. In Messico la scuola è pubblica, gratuita e laica per tutte e tutti. Da anni il governo PRI di Nieto sta cercando di forzare la parificazione tra scuola pubblica e privata.

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