Originale: iwallerstein.com

http://znetitaly.altervista.org/

22 ottobre 2016

 

Colombia: una luce  intensa si è spenta

di Immanuel Wallerstein

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

Lo scenario globale è stato  triste almeno  nell’ultimo decennio, se non più a lungo. Il mondo è inondato dalle guerre, grandi e piccole, che sembrano sia senza fine che non raddrizzabili, da orrende crudeltà  di cui i perpetratori si vantano, e da attacchi deliberati alle cosiddette zone sicure. In questo inferno sulla terra, c’è stata soltanto una luce intensa. Quella che fin dal 1948 in Colombia veniva chiamata  la violencia.

 

Colombia sembrava  stesse arrivando alla fine.

Fin dal 1964 la lotta ha preso la forma di un tentativo da parte di un gruppo di contadini guerriglieri denominato Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia (Forze armate rivoluzionarie della Colombia, o FARC), di rovesciare il governo. Il movimento guerrigliero ha affrontato la violenta opposizione del governo, con l’attivo appoggio degli Stati Uniti. Inoltre, c’erano sanguinarie forze paramilitari non ufficiali di destra che avevano l’appoggio non dichiarato del governo.

Quello che divenne evidente nello scorso decennio, è stato che nessuna delle due parti era in grado di  ottenere una vittori militare totale. Lo stallo e il successivo stress da combattimento portò ogni parte a riconsiderare tutta la loro posizione di tutto-o-niente  e di entrare nei negoziati politici. Come è accaduto?

Da parte del governo, nel 2010 fu eletto un nuovo presidente che è Juan Manuel Santos, erede di una grande famiglia aristocratica proprietari di terre, ed ultraconservatore in politica. Nella precedente presidenza di Alvaro Uribe, era stato Ministro della difesa e, in quanto tale, aveva condotto una grande offensiva per eliminare le FARC. Tuttavia era realista e, una volta eletto presidente, cercò di aprire negoziati segreti con le FARC.

Da parte delle FARC si verificò una successione di fatti parallela. Il numero di zone in cui le FARC avevano un controllo militare di fatto, si era ridotto. Due leader erano stati uccisi uno dopo l’altro. Anche il leader più recente, Rodrigo Londoño noto con il suo nome di battaglia di Timochenko, era  realista e ha cercato i negoziati.

I negoziati segreti hanno portato a un annuncio nell’ottobre 2012 che avevano raggiunto un punto di accordo su uno schema di discussione. Si accordarono per incontrarsi all’Avana con l’appoggio congiunto dei governi di Cuba e della Norvegia, e anche con il supporto del Cile e del Venezuela. Questi negoziati sono stati lunghi e difficili ma, uno alla volta si sono raggiunti dei compromessi su sei importanti argomenti. Il governo colombiano e le FARC hanno perciò firmato pubblicamente un accordo il 26 settembre 2016.

Tuttavia, prima di rendere effettivo l’accordo, il governo colombiano lo ha sottoposto a un plebiscito. E’ stata un’idea di Santos che pensava che una vera pace richiedeva la legittimazione di un voto popolare. Le FARC pensavano che fosse una brutta idea, ma non  hanno ostacolato il voto.

Il presidente precedente, Alvaro Uribe, che fin dall’inizio si era fortemente opposto a qualsiasi negoziato, promosse l’appello per votare no. I sondaggi indicarono una facile vittoria per il sì. Nel plebiscito del 2 ottobre, tuttavia, il no ha ottenuto una vittoria con un vantaggio esiguo: il 50,2 %. Da allora la Colombia e il mondo sono sotto shock.

Perché i sondaggi pre-voto si sono sbagliati così tanto? Ci possono essere stati molti fattori. Alcune persone possono aver mentito ai sondaggisti, non volendo ammettere di essere contrarie a un accordo di “pace”. Alcune persone che hanno votato sì forse sono state “pigre” e non si sono prese il disturbo di votare perché i sondaggi indicavano una vittoria così facile per il sì. Il brutto tempo inaspettato ha reso difficile votare in alcune zone rurali favorevoli alle FARC.  Inoltre, forse alcuni elettori indecisi se votare sì hanno forse avuto paura all’ultimo minuto di permettere alle FARC di entrare nel processo democratico. Soltanto il 37%  degli aventi diritto a votare, sono andati alle urne.

Qualunque sia la spiegazione, l’intero processo di pace è stato sovvertito. Per la Colombia il problema è: che succederà ora? Alvaro Uribe dice che non discuterà di nulla con le FARC. Insiste che il governo di Santos ritiri due concessioni fondamentali alle FARC. Una ha a che fare con l’indulgenza  verso i leader delle FARC per le violenze compiute in passato. La seconda ha a che fare con una garanzia alle FARC di alcuni seggi senza diritto di voto  nelle prossime due legislature, proposta che permetterebbe alle FARC che dovessero riorganizzarsi, di entrare legittimamente nel processo politico.

Le FARC sono meno intransigenti. Dicono di voler riprendere i negoziati con il governo di Santos. Il governo di Santos è chiaramente incero su come (e che cosa) può palare con Uribe da una parte e con le FARC dall’altra.

In questa situazione confusa, il Comitato Norvegese per il Nobel ha è entrato in scena il 7 ottobre per il premio per la pace a Santos. Notiamo varie cose circa questo premio. Primo, la decisione è stata presa prima del plebiscito. Il riconoscimento era quindi  per un risultato che di fatto non era stato realizzato. Il premio rifletteva un sentimento diffuso in tutto il mondo.

Secondo, era un riconoscimento creato per lui solo e non per il partner nel negoziato, cioè Londoño. Questo è molto insolito. Nelle sei volte precedenti, fin dal 1945, in cui il premio era stato assegnato per un accordo di pace, era stato sempre conferito congiuntamente alla figura di primo piano di ognuna delle parti. Il Comitato norvegese è stato esitante a includere Londoño perché pensavano che era un argomento troppo delicato? Non poteva certo essere più sconvolgente per alcune persone che aver dato in premio ad Arafat nel 1994 o a Henry Kissinger nel 1973.

Il premio a Santos rafforza il suo potere?  Leggermente, ma non riesco a immaginare che Uribe sia pronto a fare qualsiasi concessione ora che ha vinto il plebiscito. Le FARC sembrano più disponibili a discutere la faccenda. A complicarla, c’è il fatto che un altro movimento minore di guerriglia – l’Ejército de Liberación Nacional (l’Esercito di Liberazione Nazionale) non ha neanche iniziato i negoziati con il governo. Il risultato del plebiscito rafforza coloro  sono all’interno dell’ELN che sono del tutto contrari a qualsiasi negoziato.

Francamente, non vedo nessun modo in cui l’accordo di pace possa essere salvato. L’eccezionale luce della Colombia è stata estinta. La Colombia ora è come tutte le altre zone di conflitti che non finiscono mai. Dico quindi a Santos e a Londoño: è stato un buon tentativo, ma non ci siete riusciti. La caotica situazione mondiale continua   in quella che vi ricordo è la lotta di decidere circa il sistema che verrà dopo il sistema capitalista che è ora in crisi sistematica.

Nella foto, da sinistra a destra: Juan Manuel Santos, Raul Castro e Rodrigo  Londoño dopo la firma per il cessate il fuoco tra il governo colombiano e le FARC, all’Avana.

 


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/colombia-a-bright-light-is-extinguished

top