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mercoledì 31 agosto 2016

 

Siria, Turchia, Egitto, Messico... Desaparecidos, un fenomeno ancora globale

di Riccardo Noury

 

In occasione del 30 agosto, Giornata internazionale degli scomparsi, Amnesty International ha ricordato come in ogni parte del mondo i governi ricorrano alle sparizioni forzate per rafforzare il loro potere e ridurre al silenzio gli oppositori.

 

Amnesty International sta attualmente svolgendo campagne in favore di centinaia di casi di vittime di sparizione forzata. Eccone alcuni:

Siria: dal 2011, quando è iniziata la crisi ancora in corso, il governo si è reso responsabile di decine di migliaia di sparizioni. L’avvocato per i diritti umani Khalil Ma’touq è stato arrestato a Damasco dalle forze di sicurezza nell’ottobre 2012 e quattro anni dopo risulta ancora scomparso. Stesso destino per l’ingegnere informatico e attivista Bassel Khartabil, arrestato per la prima volta nel marzo 2012, successivamente trasferito in una prigione di Damasco e del quale si sono perse le tracce dall’ottobre 2014.

Egitto: il ministero dell’Interno sta usando le sparizioni forzate come prassi per eliminare il dissenso pacifico. Dall’inizio del 2015 centinaia di egiziani, minorenni compresi, sono svaniti nel nulla nelle mani dello stato o sono stati uccisi. Tra loro, sette mesi fa, Giulio Regeni. La procura generale si rende complice di questa fenomeno non chiamando i responsabili delle sparizioni forzate a rispondere davanti alla giustizia. Aser Mohamed, 14 anni, è stato arrestato nel gennaio 2016 ed è risultato scomparso per 34 giorni, durante i quali è stato torturato. Islam Khalil è stato prelevato dalla sua abitazione nel maggio 2015 ed è stato sottoposto a sparizione forzata per 122 giorni. Entrambi verranno processati, grazie alle “confessioni” estorte con la tortura. Se condannato, Islam Khalil rischia la pena di morte; Aser Mohamed, fino a 15 anni di carcere.

Messico: in un rapporto del gennaio 2016, Amnesty International ha denunciatooltre 27.000 casi di persone di cui non si ha più notizia. Il rapporto fa riferimento, tra l’altro, alla sparizione forzata, nel settembre 2014, di 43 studenti dell’istituto magistrale di Ayotzinapa e alla recrudescenza delle sparizioni a Ciudad Cuauhtémoc, nello stato di Chihuahua, tra il 2009 e il 2014. Amnesty International continua a chiedere l’adozione di una serie di misure, tra cui l’introduzione del reato specifico di sparizione forzata all’interno della Legge sulle persone scomparse e il riconoscimento dell’obbligo dello stato di avviare ricerche sulle persone di cui è denunciata la sparizione.

Pakistan: è trascorso oltre un anno da quando Zeenat Shahzadi, 24 anni, è diventata la prima giornalista vittima di sparizione forzata nel paese. Di lei si sono perse le tracce dal 19 agosto 2015, quando – secondo i familiari – è stata arrestata da agenti della sicurezza nazionale. Il suo caso è stato sottoposto, finora senza alcun esito, alla Commissione d’inchiesta sulle sparizioni forzate, d’istituzione governativa.

Laos: quando il presidente degli Usa Barack Obama visiterà il paese a settembre, è necessario che chieda notizie di Sombath Somphone, arrestato dalla polizia nel dicembre 2012 e da allora scomparso. Amnesty International continua a sollecitare il governo laotiano a istituire una commissione d’inchiesta per scoprire la verità su questo caso. Finora l’azione investigativa della polizia è stata inadeguata e la famiglia di Sombath Somphone non è mai stata aggiornata sugli eventuali sviluppi dell’indagine.

Turchia: le operazioni di sicurezza in corso da mesi nel sud-est del paese sono svolte ben al di là di quanto disposto dalla legge e in assenza di garanzie legali. Hursit Kulter, esponente politico curdo e sostenitore dell’autodeterminazione dei curdi turchi, è scomparso il 27 maggio 2016. Le autorità e le forze di sicurezza locali negano che sia in loro custodia, sebbene Kulter poco prima della sua scomparsa abbia telefonato al padre per dirgli che la sua abitazione era circondata dalla polizia. Amnesty International nota con preoccupazione che le autorità non hanno avviato un’indagine immediata, efficace e indipendente su questa sparizione forzata.

Camerun: negli ultimi anni, nel tentativo di sconfiggere il gruppo armato Boko haram, le forze di sicurezza hanno lanciato una campagna di arresti arbitrari, imprigionamenti, sparizioni forzate ed esecuzioni extragiudiziali. Risultano ancora scomparse almeno 130 delle oltre 200 persone arrestate il 27 dicembre 2014 nel nord del paese, durante un raid contro presunti combattenti di Boko haram.

Kenya: nonostante le smentite delle autorità, le sparizioni forzate sono diventate una pratica comune e sistematica. Questo mese l’Alta corte ha stabilito che l’avvocatoWillie Kimani, il suo cliente Josphat Mwendwa e il conducente del taxi su cui erano a bordo, Joseph Muiruri – i cui corpi, a luglio, erano stati ritrovati in un fiume – sono stati vittime di sparizione forzata e successivamente di esecuzione extragiudiziale ad opera della polizia. Amnesty International sollecita l’istituzione di una commissione d’inchiesta con poteri giudiziari per indagare sui casi di sparizione forzata e la creazione di un meccanismo, basato sugli standard del diritto internazionale, per accertare le responsabilità nelle sparizioni forzate e in altre violazioni dei diritti umani.

Zimbabwe: la sparizione forzata di chi critica il governo è un fatto ordinario. L’attivista Itai Dzamara, fervente critico del presidente Robert Mugabe, è scomparso il 9 marzo 2015. Il governo non ha mai risposto alle richieste di Amnesty International d’istituire una commissione d’inchiesta su questo caso.

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