Guarda il video: https://youtu.be/mZbt3Ar5v6Y

 

http://www.greenreport.it

28 novembre 2016

 

Fidel Castro e il destino incerto della specie umana.

 

Le sue ultime riflessioni: «Non abbiamo bisogno che l’impero ci regali niente»

 

Con Fidel Castro se ne va, come hanno detto in molti, la storia tragica e esaltante del ‘900, ma anche un uomo contraddittorio che, anche da morto, fa discutere e divide e che ha trasformato Cuba in quella che Eduardo Galeano nel suo libro Specchi descriva così in un fulminante ritratto di Fidel: «considerando tutte le afflizioni, considerando le aggressioni esterne e l’arbitrarietà interna, questa isola rassegnata però testardamente allegra ha generato la società latino-americana meno ingiusta. Specchi».

Come ha detto uno che lo ha conosciuto bene, l’ex presidente dell’Urugay, l’amatissimo  Pepe Mujica, che come Castro è stato un guerrigliero e che ne ha condiviso molti ideali, arrivando a mettere in pratica le idee socialiste in maniera diversa, «Fidel ha la statura di un Don Chiscotte ed è un personaggio con detrattori e innamorati. Quando ci viene chiesto di giudicare questo tipo di persone, si deve guardare tutto il processo della loro storia. Lo ricordo come un uomo di decisioni coraggiose e di capacità di resistenza contro il suo nemico politico, gli Stati Uniti. Il punto più importante è rendersi conto che è stato qualcuno che ha vissuto come pensava, viveva quel che pensava ed ha messo tutta la sua forza e la sua esistenza in questo. Naturalmente come ogni grande uomo è figlio dei drammi e gli è toccato vivere le contraddizioni del suo tempo.  La peggio cosa che si può fare in materia di giudizio storico è questo approccio fotografico che vede i momenti e non vede il processo, il film e quella che era la storia nel 1960, quello che si dibatteva nel mondo, le contraddizioni che esistevano. E’ l’unica maniera per poter collocare una personaggio di queste dimensioni. C’è in Fidel e in una parte molto importante del popolo cubano una statura da Don Chisciotte, perché gli è toccato vivere un lungo periodo della sua storia sfidando la prima potenza mondiale che aveva di fronte. No è un problema facile aver coraggio di decidere e capacità di resistenza rispetto al dilemma di questa epoca». 

Greenreport.it ricorda Fidel Castro con due degli ultimi articoli che ha scritto che crediamo dicano molto sulla sua concezione della storia e della politica ma anche della sua insaziabile curiosità intellettuale.

 

Il fratello Obama

I re di Spagna furono i conquistadores e i padroni, le cui impronte erano gli hatos circolari di terra assegnati ai cercatori d’oro nella rena dei fiumi, una forma abusiva e vergognosa di sfruttamento le cui vestigia  possono essere viste dal cielo in molti luoghi del Paese.

Oggi il turismo consiste in gran parte nel mostrare le delizie dei paesaggi e nell’assaporare le squisitezze alimentari dei nostri mari e  che si divide sempre con il capitale privato delle grandi corporation straniere, i cui guadagni, se non raggiungono i miliardi di dollari pro-capite no sono degni di alcuna attenzione.

Dal momento che sono obbligato a menzionare il tema, devo aggiungere, soprattutto per i giovani, che poche persone si rendono conto dell’importanza di tale condizione in questo momento unico nella storia umana. Non voglio dire che il è stato perso tempo, ma non esito a dire che non siamo sufficientemente informati, né voi né noi, della conoscenza e della coscienza con la quale si dovrebbe affrontare la realtà che ci sfida. La prima cosa da considerare è che le nostre vite sono una frazione storica di secondo, dobbiamo condividerle anche con le esigenze vitali di tutti gli esseri umani. Una caratteristica di questo è la tendenza alla sopravvalutazione del loro ruolo, che contrasta d’altra parte con il numero straordinario di persone che incarnano i sogni più alti.

Nessuno, tuttavia, è in sé buono o cattivo. Nessuno di noi è stato progettato per il ruolo che dovrebbe assumere nella società rivoluzionaria. In parte, i cubani hanno avuto il privilegio poter contare sull’esempio di José Martí. Mi chiedo anche se dovessero cadere o no a Dos Rios, dicendo “para mí es hora” e caricò contro le forze spagnole trincerate dietro una solida linea di fuoco. Non voleva tornare negli Stati Uniti e non aveva nessuno che lo facesse arretrare. Qualcuno raccolse alcuni fogli dal suo diario. Chi porta questo perfido peso, che è stato certamente opera di alcuni intriganti senza scrupoli? Le differenze tra i capi sono note, ma l’indisciplina. “Chi tenta di impadronirsi di Cuba raccoglierà solo la polvere del suo suolo intriso di sangue, sennò periremo nella lotta”, dichiarò il glorioso leader nero Antonio Maceo. Si riconosce anche in Maximo Gomez il capo militare più disciplinato e discreto della nostra storia.

Guardando da un’altra angolazione, come non ammirare l’indignazione di Bonifacio Byrne quando, distante dalla barca che lo ha riportato a Cuba, alla vista di un’altra bandiera accanto alla estrella solitaria, dichiarò: “La mia bandiera è quella che non è mai stata mercenaria…” per aggiungere immediatamente una delle più belle frasi che ho mai sentito: “Se un giorno la mia bandiera fosse fatta  in piccoli pezzi … i nostri morti leverebbero le braccia per difenderla ancora!” Né mi dimentico le parole estrella solitaria di Camilo Cienfuegos  con le quali una notte, quando alcune decine di metri bazooka e mitra di origine americana, nelle mani dei controrivoluzionari, prendevano di mira la  terrazza dove ci trovavamo. Obama è nato nel mese di agosto 1961, come lui stesso ha detto. Più di mezzo secolo è passato da quel momento.

Vediamo quindi cosa pensa oggi il nostro illustre visitatore:

“Sono venuto qui per lasciarci alle spalle le ultime vestigia della guerra fredda nella Americhe. Sono venuto qui tendendo la mano di amicizia al popolo cubano”.

Immediatamente un diluvio di concetti completamente nuovi per la maggioranza di noi:

“Entrambi viviamo in un nuovo mondo colonizzato dagli europei”. Ha proseguito il Presidente nordamericano. “Cuba, come gli Stati Uniti, è stata costruita da schiavi portati dall’Africa; come gli Stati Uniti, il popolo cubano ha delle eredità di schiavi e schiavisti”.

Le popolazioni native non esistono per niente nella mente di Obama. Né dice che la discriminazione razziale è stata bandita dalla  Revolución; che la pensione e il salario di tutti i cubani vennero decretati da questa prima che mister Barack Obama compisse i 10 anni. L’odiosa abitudine borghese e razzista di far ricorso a criminali perché i cittadini neri venissero espulsi dai centri ricreativi è stata spazzata via dalla Revolución Cubana. Quella che sarebbe passata alla storia come la battaglia combattuta in Angola contro l’apartheid, pose fine alla presenza di armi nucleari in un continente oltre un miliardo di abitanti. No era questo l’obiettivo della nostra solidarietà,  ma aiutare i popoli di Angola, Mozambico, Guinea Bissau e altri a liberarsi dal dominio coloniale fascista de Portogallo.

Nel 1961, appena due anni e tre mesi dopo il Triunfo de la Revolución, una forza mercenaria con cannoni e fanteria blindata, equipaggiata con aerei, venne addestrata e accompagnata con navi da guerra e portaerei degli Stati Uniti, attaccando a sorpresa il nostro Paese. Nulla può giustificare questo attacco premeditato che costò al nostro Paese centinaia di morti e feriti. La brigata di assalto pro-Yanke, non sveva nessun posto dove poter evacuare un solo  mercenario. Gli aerei da guerra yankee vennero  presentati alle Nazioni Unite come squadriglie ribelli cubane.

E’ la ben nota esperienza militare e il potere di quel Paese. Anche in Africa credevano di poter mettere facilmente fuori combattimento la Cuba rivoluzionaria. L’attacco nel sud dell’Angola delle brigate motorizzate del Sudafrica razzista le portò in prossimità di Luanda, la capitale di quel Paese. Di qui iniziò una  lotta che è durata non meno di 15 anni. Non parlerei sicuramente di questo, a meno che non avessi il dovere elementare di rispondere al discorso di Obama al Gran Teatro de La Habana Alicia Alonso.

Né cerco di fornire dettagli, ma solo di enfatizzare che lì furono scritte pagine onorevoli della lotta per la liberazione umana. In un certo senso, desideravo che il comportamento di Obama fosse corretto. Le sue umili origini e la sua naturale intelligenza erano evidenti. Mandela venne imprigionato a vita ed era diventato un gigante nella lotta per la dignità umana. Un giorno ho avuto nelle mani una copia del libro su quella parte della vita di Mandela e, sorpresa!, il prologo era di Barack Obama. L’ho sfogliato rapidamente. Era incredibile la minuscola dimensione dei dati su Mandela nelle sue lettere. Vale la pena avere conosciuto uomini come quello.

Sull’episodio del Sudafrica devo segnalare un’altra esperienza. Ero realmente interessato a conoscere più dettagli sul modo in cui i sudafricani avevano acquisito le armi nucleari. Avevo solo un’informazione molto precisa che non superavano le 10 o 12 bombe. Una fonte sicura era il professore e ricercatore Piero Gleijeses, che aveva redatto il testo di  “Misiones en conflicto: La Habana, Washington y África 1959-1976”; un lavoro eccellente. Sapevo che era la fonte più sicura su quanto era successo e così lo contattai:  mi rispose che non ne aveva mai più parlato, perché nel testo aveva risposto alle risposte del compagno Jorge Risquet, che era stato ambasciatore o collaboratore cubano in Angola, molto amico suo.  Ho localizzato Risquet; già in altre importanti occupazioni, stava terminando un corso e per questo mancava da varie settimane. Questo compito coincise con un viaggio abbastanza recente di Piero nel nostro Paese; ero stato avvertito che Risquet da alcuni anni non aveva un’ottima salute. Pochi giorni dopo avvenne quel che temevo. Risquet peggiorò e morì. Quando Piero arrivò non aveva niente da fare se non promesse, però io avevo già avuto informazioni su quel che si relazionava con quelle armie sull’aiuto che il Sudafrica razzista aveva ricevuto da Reagan e Israele.

Non so cosa ha da dire ora Obama su questa storia.  Ignoro che la sappia o no, anche se dubito molto che non ne sappia assolutamente nulla. Il mio modesto suggerimento è che rifletta e che non tratto ora di elaborare teorie sulla politica cubana.

Ho una domanda importante:

Obama ha pronunciato un discorso nel quale per esprimersi ha utilizzato le parole  più mielate: “E’ ora che che ci dimentichiamo del passato, lasciamoci alle spalle il passato, guardiamo al futuro, guardiamo insieme a un futuro di speranza. Non sarà facile, ci saranno sfide, e per questo abbiamo bisogno di tempo; però il mio soggiorno qui mi dà più speranza che lo potremo fare insieme come amici, come famiglia, come vicini, insieme”.

Si suppone che ognuno di noi abbia corso il rischio di un infarto ad ascoltare queste parole del Presidente degli Stati Uniti. Dopo un blocco spietato che è durato già quasi 60 anni, quelli che sono morti negli attacchi mercenari a navi e porti cubani, un aereo di linea pieno di passeggeri fatto esplodere in aria, invasioni mercenarie, molteplici atti di violenza e di forza?

Nessuno si faccia illusione che il popolo di questo nobile e altruista Paese rinuncerà alla gloria e ai diritti e alla ricchezza spirituale che ha conquistato con lo sviluppo dell’educazione, della scienza e della cultura.

Avvertiamo anche che siamo capaci di produrre gli alimenti e la ricchezza materiale dei quali abbiamo bisogno con lo sforzo e l’intelligenza del nostro popolo. Non abbiamo bisogno che l’impero ci regali nulla. I nostri sforzi saranno legali e pacifici, perché  il nostro impegno è la pace e la fratellanza di tutti gli esseri umani che vivono su questo pianeta.

 

Fidel Castro Ruz 

Pubblicato il 28 de marzo 2016  su  Granma, l’organo ufficiale del Partito Comunista Cubano  con il titolo “El Hemano Obama”

 

Il destino incerto della specie umana

Un’enorme ignoranza avvolge non solo questa, ma infinite delle loro forme d’esperienza. Anche le impronte digitali dei gemelli veri, nati dallo stesso ovulo, si differenziano con il passare degli anni.

Non c’è da stupirsi che gli Stati Uniti, il Paese imperialista più poderoso mai esistito, si auto-ingannino assumendo come dottrina un paragrafo della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che recita:  “Tutti gli uomini nascono liberi e uguali in dignità e diritti, e dotati come sono per natura di ragione e coscienza, si devono comportare fraternamente l’uno con l’altro”.

Niente di tutto questo può essere ignorato.

Ci sono molte più qualità nei principi religiosi di quelli che sono unicamente politici, anche se questi si riferiscono a ideali materiali e fisici della vita.

Molte opere artistiche tra le più ispirate sono nate a loro volta dalle mani di persone religiose, un fenomeno di carattere universale.

Oggi, gli uomini di scienza oggi occupano un posto  privilegiato nei centri di ricerca, nei laboratori e per la produzione di medicinali per la salute umana, per superare le distanze, concentrare le energie, e perfezionare gli strumenti di ricerca in grado di operare sulla Terra e nello spazio. Qualcuno dovrebbe poter spiegare in modo semplice perché possiamo osservare da un osservatorio a cinquemila metri d’altezza sul livello del mare, una stella la cui luce ci ha messo 12 bilioni di anni luce, cioè  300.000 chilometri al secondo, per giungere alla Terra. Un’insolita medaglia d’oro.

Come si può spiegare questo, soprattutto quando ci si riferisce all’unione delle stelle che, come dicono eminenti scienziati, diedero luogo alla teoria del Big Bang?

Che cosa resta poi? Nessuno potrebbe senza dubbio negare l’affermazione di capaci scienziati che dopo decine di anni di rigorosi studi sono arrivati alla conclusione che questi fenomeni sono assolutamente possibili.

Un altro fatto di notevole trascendenza e che la possibilità di questi fenomeni è assolutamente reale.

E’ a questo punto che le religioni acquisiscono un valore speciale.

Nelle ultime migliaia di anni, forse otto o diecimila, è stato possibile comprovare l’esistenza di credenze abbastanza elaborate in dettagli interessanti. Al di là di questi limiti, quello che si conosce ha sapore di antiche tradizioni che sono state forgiate dai distinti gruppi umani.

Di Cristo conosco abbastanza, perché ne ho letto e mi hanno insenato nelle scuole  gestite dai Gesuiti o dai fratelli De La Salle, ed ho ascoltato molte storie di Adamo ed Eva, Caino e Abele, Noè e il diluvio universale, e la manna che cadeva dal cielo, quando per la siccità o altre cause scarseggiavano gli alimenti.

Cercherò di trasmettere in un altro momento qualche altra idea in più su questo singolare problema.

Non dimentichiamo che questa domenica ci sarà un dibattito tra i candidati (Donald Trump e Hillary Clinton, ndt).

Nella prima occasione di due settimane fa è avvenuto un fatto che ha fatto scalpore. Mister Trump, che si supponeva fosse un capace esperto, ha squalificato Barack nella sua politica.

Ora gli dovremo dare una medaglia di fango.

 

Fidel Castro Ruz 

Pubblicato l’8 ottobre 2016 su Granma, organo ufficiale del Partito Comunista Cubano

con il titolo “El destino incierto de la especie humana”

 

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