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dicembre 11, 2016

Addio Fidel

“He was a man, take him for all in all, I shall not look upon his like again.”
[Era un uomo, in tutto e per tutto, non ne vedrò l’eguale.] Amleto

Per molti in tutto il mondo, la morte di Fidel Castro ha avuto l’effetto di un’oscura sensazione, simile all’ascoltare il suono delle tenebre. E anche se l’evento era previsto, c’era un’indistinta muta speranza in un rinvio a un futuro ancora senza data e senza nome. Ma,

“… all that lives must die, Passing through nature to eternity”
[Tu sai che è cosa comune, tutto ciò che vive deve morire passando all’eternità attraverso la natura] Amleto

In alcuni paesi Europei, articoli di giornale, scritti prima della morte di qualche personaggio illustre, sono chiamati “coccodrilli”. Sono articoli che accomunano sia quelli che gioiscono che quelli che lamentano la dipartita di qualche personaggio illustre.
E come sappiamo, la sinistra storica europea è scomparsa, sostituita da un parco di lacchè, leccatori delle natiche dei loro padroni transatlantici, confusi discepoli della filosofia neo-liberale e rigurgitatori di distorsioni grottesche.
In una delle distorsioni, ad esempio, il ruolo coloniale e avversario degli Stati Uniti nei confronti di Cuba non è neanche menzionato. Invece, Castro è etichettato come un dottrinario, un dittatore trasformatosi in un dittatore marxista, col fine di eliminare tutti i suoi avversari. Al punto da perfino scontrarsi con le idee di Che Guevara, costretto a tentare la sua fortuna altrove in una rivoluzione.

Né è riportato che in alcuni settori scientifici Cuba è il paese più avanzato dell’America Latina, in particolare la medicina. Tra cui, per esempio, il decisivo contributo di Cuba, nella sconfitta del virus Ebola. E altre analoghe innovazioni, come l’unico trattamento disponibile che impedisce l’amputazione del cosiddetto “piede diabetico.” Farmaco fino a poco tempo fa non disponibile negli Stati Uniti, a causa dell’assedio di Cuba, descritto eufemisticamente come “embargo”.

Pertanto i “coccodrilli” europei riflettono la solita crassa negazione della realtà, o meglio una realtà Orwelliana, ispirata a principi di post-democrazia, post-verità, post-matematica e anche post-statistica, come dimostrato dai sondaggi unanimi che davano la Clinton vincente – sondaggi condotti sia dai media che dal mondo accademico.

Eppure, tramite una svolta storica inaspettata, la rivoluzione Cubana ha significato rilevante anche oggi, come del resto alla fine dei 1950. Perché la rivoluzione cubana riuniva nei suoi obiettivi sia riforme sociali che indipendenza nazionale. Né le riforme sarebbero state possibili senza l’indipendenza. La presenza dei “pochi che avevano tutto” e “dei tutti che avevano niente” era intrinsecamente legata alla politica di neo-colonialismo (oggi ri-battezzato neo-liberalismo) del padrone imperiale a 90 miglia di distanza.

Proprio come oggi, cambiati tempi e circostanze, si può considerare la cosiddetta “Unione Europea”, come una sorta di territorio pre-Castro dominato dagli Stati Uniti, tramite i loro perenni accoliti, come del resto lo è sempre stata l’America Latina, a parte qualche recente eccezione. Il che significa che non ci possono essere riforme senza un ritorno all’indipendenza nazionale.
Le élite USA ipotizzavano che la rivoluzione di Castro si sarebbe risolta in una minima ristrutturazione dell’amministrazione cubana, lasciando intatte le enormi disuguaglianze, gli immensi latifondi, la servitù e l’economia fondata sui bordelli (anche rappresentata da Hollywood). In altre parole, una rivoluzione arancione per rafforzare una repubblica delle banane – una struttura tenuta insieme da interessi Americani, e dai militari, quando necessario, come in tutti gli altri paesi dell’America Latina.

But “in the reproof of chance lies the true proof of men.”
[“nel rovesciare la fortuna avversa si scopre la fibra degli uomini.”] (Troilus and Cressida).

Increduli, attoniti, stupiti di fronte agli eventi a Cuba, gli Stati Uniti, svilupparono la tesi che la rivoluzione Cubana sarebbe finita se avessero ucciso Fidel. Dopo la sua morte, l’odiato socialismo sarebbe crollato come un castello di carte. Come un acuto commentatore ha osservato, la tesi era anche un modo per esorcizzare l’idea impensabile che un governo di ispirazione socialista potrebbe esistere a breve distanza dalla costa imperiale, e per di più nelle condizioni create ed imposte dall’embargo.
L’élite americana non poteva accettare o spiegare il consenso popolare del popolo Cubano verso Fidel Castro. Chi può dimenticare le immagini della Piazza della Rivoluzione all’Avana, riempita fino all’orlo da folle in attento ascolto di Fidel e della sua estesa, eloquente e a volte anche divertente oratoria?
Non potendo creare una ISIS ante litteram, gli Stati Uniti si impegnarono in una serie di tentativi di omicidio, che sarebbero persino ridicoli, se non fosse per le tante persone morte durante quei tentativi.

“That he should die is worthy policy; But yet we want a colour for his death”
[“Che debba morire e’ decisione giusta;
Ma ci vuole una giustificazione per la sua morte”] (Re Enrico VI, parte seconda
)

O almeno così pensavano, quando hanno organizzarono l’invasione della Baia dei Porci, tentata da “rivoluzionari” a libro paga della CIA. Invasione che ha anche dimostrato, a fatto compiuto, la lunghezza a cui andarono i soggetti responsabili per il fiasco, per coprire il loro sedere.

Né dobbiamo dimenticare l’Operazione Northwood, per affondare una nave americana, uccidere cittadini americani sulla terraferma, e poi accusare Castro degli attentati. Come sappiamo, Kennedy bocciò il programma, cosa che può avere contribuito al suo assassinio. Il che, per estensione, dovrebbe anche dirci qualcosa su chi è stato responsabile per il 9/11 e sul proverbiale “elefante nella stanza”, che, a quanto pare, nessuno in carica è in grado di vedere.

Molto è stato detto dai media e governi Occidentali sulla repressione del dissenso da parte di Castro. Ricordo chiaramente le parole di Castro sull’argomento. Noi accettiamo – disse – e non condanniamo le persone che si lamentano di questo o quell’aspetto del governo, perché è il loro governo, dopo tutto. Ma non possiamo accettare quelli che sono pagati e finanziati dai nostri nemici per agire contro il nostro governo.

Dopo l’esperienza ucraina (“Abbiamo speso 5 miliardi di dollari per trasformare l’Ucraina in una “democrazia” – ha detto Victoria “fotti-gli-eureopei” Nuland), chi può ancora criticare Castro per la sua posizione sull’argomento?

Fu accusato di essere un comunista e un alleato dei russi. In realtà non lo è stato fino a quando l’impero attuò l’invasione della Baia dei Porci. La crisi dei missili, come sappiamo, fece seguito alla tentata invasione della Baia dei Porci e all’installazione americana in Turchia di missili nucleari diretti all’URSS.

Inoltre, i più recenti sviluppi storici hanno ampiamente dimostrato che il comunismo è stato una comoda bandiera sotto la quale nascondere un’intrinseca russofobia occidentale-americana, com’è evidente nell’attuale posizione, politica e militare nei confronti della Russia, da parte degli USA e dei suoi scagnozzi. Per una trattazione di questo argomento si veda qui.

Contro Castro la cabala USA ha provato tutto e tutto è fallito. Alla fine, si sperava che la caduta dell’URSS avrebbe portato alla caduta di Cuba. Mandarono persino Papa Woytila in visita all’Avana, sperando nella creazione di un’altra Polonia. Invece, la visita quasi ottenne l’effetto opposto. Contrariamente all’incessante propaganda, Castro non reprimeva la religione. Ma, come disse pubblicamente al Papa, la gerarchia Cattolica, particolarmente all’inizio della rivoluzione, si schierò con gli oppressori, con i padroni e i custodi dei casinò e dei bordelli. Tuttavia, l’opposizione verso alcuni leader religiosi non significa opposizione alla religione, ha detto Castro. Woytila fu costretto a dichiararsi, sia pure, platonicamente, contro l’embargo.
Non essendo ancora in grado di spiegare il successo della rivoluzione Cubana, alcuni media mainstream hanno proposto un’altra teoria. E ‘ stato proprio l’embargo che ha tenuto in vita il regime Cubano.

Eppure, tali spiegazioni dell’ultima ora, il piacere dimostrato per la morte di Castro, e le riflessioni sul suo regime sono un anacronismo. Il sistema che per 60 anni ha assediato Cuba e ha cercato di uccidere il suo capo, sembra stia affondando nelle proprie contraddizioni, dopo i milioni uccisi in tutto il mondo e una serie di inenarrabili crimini compiuti. Un sistema tanto depravato che il meglio che ha potuto produrre per il mondo sono una Clinton e un Trump. Insieme alla promessa di nuovi postriboli, nuovi oligarchi, nuovi monopolisti del consumismo e altri Fulgencio Batista del XXI secolo. Il che dovrebbe essere sufficiente prova che “c’e’ qualcosa di marcio nello stato dell’imperialismo e del neoliberismo.” (4) (da Amleto)

Mentre in Europa, un parassitario parlamento Europeo vuole censurare (leggi ‘bloccare’) su Internet i canali di fronda. Forse sfugge ancora a queste persone che i media ufficiali non sono altro che una fogna di menzogne e d’inganno. E che per un sito censurato, innumerevoli altri sono pronti a sorgere.

Storicamente è solo ieri, quando c’era, in effetti, un unico canale di comunicazione, con un unico messaggio e un’unica ideologia. Altre voci non erano udite perché erano inudibili. E la critica si riduceva a dire, metaforicamente, “non è né non può venire di buono da tutto questo: ma il mio cuore si spezzi, perché’ non posso parlare’

“It is not nor it cannot come to good: but break, my heart; for I must hold my tongue.’ (Amleto)
Non è e non può essere un bene: ma rompe il mio cuore; perché devo tenere la mia lingua a freno.

Tuttavia, è ancora vero che,
“…. Nor stony tower, nor walls of beaten brass, Nor airless dungeon, nor strong links of iron, Can be retentive to the strength of spirit”
[“ …. Né torre pietrosa, né muri di ottone battuto,
Né prigioni senz’aria, né catene di ferro, Possono limitare la forza dello spirito”] (Giulio Cesare)

… lo spirito e le voci che ora si sentono dappertutto attraverso il miracolo della comunicazione elettronica.

Chiudo citando testualmente l’omaggio a Fidel di George Galloway.
“Fidel Castro non è morto. Egli vive in tutti noi e nella vita dei nostri bambini, anche se non ancora nati. E questo è il motivo per cui questa gente dalla faccia abbrutita e dai denti d’oro danzano oggi a Miami. Pensano di poter tornare indietro a Cuba, a fare affari come prima.
La grande eredità di Fidel Castro è che Cuba sarà mai più il casinò o il bordello di chicchessia. Cuba e’ un paese libero, grazie alla rivoluzione Cubana e al suo leader Fidel Castro, uno dei più grandi uomini che abbia mai vissuto, che mai abbia camminato su questa terra.
Abbiamo avuto il privilegio di vivere nella sua epoca. Alcuni di noi hanno avuto il privilegio di essere loro compagno e amici e trascorrere molte ore con lui.

Castro e’ ancora tra di noi. Hasta la victoria siempre, Comandante Fidel Castro! Presente!”

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